Fai attenzione con me, che ho tanta paura
I Avvento anno B 2020
“Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento”.
Fai attenzione tu Signore con noi, quest’anno, ti scongiuro, perché non siamo stati mai così fragili.
Fai attenzione tu alle nostre vite, alla mia di vita, impaurita e smarrita, vita che ha capito bene che basta un momento per accartocciare ogni sogno.
Fai attenzione tu, abita con maggiore leggerezza i momenti faticosi che mi rimangono, usa grazia nelle parole di chi si rivolge a me, fai capire che se mi copro, se mi nascondo, è per paura di fare male, che se mi muovo con troppo silenzio è perché ho sperimentato che un eccesso d’amore può incrinare per sempre pareti di cuore che avrei voluto solo proteggere.
Fai attenzione tu Signore, a non chiederci troppo, a non pretendere troppo, a non credere troppo in noi.
“E’ come un uomo che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare”.
Fai attenzione con noi, perché scegliere di andartene è stato gesto d’amore invadente e tu lo sai. Nessuno è più presente di chi lascia una casa che ha costruito amato e abitato. Ci sono oggetti e pareti, quadri e televisioni, poltrone e libri che indicano struggentemente l’assente, che sanguinano respiri che non possiamo più vedere.
Fai attenzione con noi, perché di questo amore si può morire. Ci sono case che non parlano d’altro se non di chi se ne è andato. Tutto il Creato parla di te, sei dolcissima presenza, invadente dolorosa invadenza. Sei nell’amore e nella morte, sei nel respiro che viene e in quello che svanisce. Sei ossessione, ecco quello che sei. In ogni cosa, in ogni momento, e ti confesso a volte ti vorrei scongiurare di lasciarmi in pace, di lasciarmi stare, di non chiedermi più di vegliare… se vuoi veglia tu su di me! Ci sono giorni in cui vorrei tirarmi addosso una di quelle coperte antiche e pesanti e chiudere fuori tutto, sì, se proprio vuoi, veglia tu su questo bozzolo sfinito da eccessiva passione.
“Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà , se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”
Poi di colpo la vita si spezza, e io che credevo di vegliare mi scopro smarrito, sorpreso, impaurito. Se stavo davvero vegliando perché la morte mi stupisce così? Se stavo davvero vegliando perché questo tempo pandemico che non finisce mai e che si porta via ogni programma mi ferisce così tanto? Se stavo davvero vegliando, se davvero ti scoprivo in ogni istante, perché mi lascia senza fiato la malattia, l’innamoramento, il dolore, perché non vedo l’ora di poter tornare a fare quello che facevo prima se tu sei qui anche adesso, in questa ossessiva assenza? Perché se credevo di vegliare la vita mi sconcerta ancora? E mi smarrisce Signore, sinceramente mi smarrisce.
“fate in modo che giungendo all’improvviso non vi trovi addormentati”
Fai attenzione con me Signore, perché credevo di vegliare e invece dormivo.
Fai attenzione con me perché credevo di aspettarti e invece quello che mi sforzavo (pateticamente di fare) era di disarmare il tempo, addormentare le attese, addomesticare il rischio. Dormivo e credevo di essere sveglio, suonavo melodie ipnotiche alla vita per non permetterle di essere violenta, moltiplicavo le riunioni di programmazione per tenere sotto controllo lo scandalo della fede, immaginavo di organizzare ritiri e predicazioni per non svegliarmi, usavo la morale per tenere le distanze. E se mi svegliavo, per qualche eccesso d’amore o di dolore non controllato, era un niente a ritrovare sonniferi adeguati. Anche perché il mondo, lo sai, ci preferisce addormentati.
Fai attenzione Signore, ma non aver paura di svegliarci.
Continua ad abitare la vita da vivo, continua a nascere, piangendo come un bambino, scuoti il perbenismo nascendo in ventri vergini, da padri sorpresi, lontano dal Tempio e dalla religiosissima Gerusalemme. Noi faremo ancora di tutto per addormentare lo scandalo, ci vuole niente a rivestire di moralismo lo stupore, a giustificare e falsificare in nome di paure difficili da affrontare. In nome della fede indossare corazze e divise e trovare quell’uniforme che ci illude di essere originali. Per farci dormire sonni tranquilli. Per non dare fastidio a nessuno.
Fai attenzione Signore perché se anche l’ho capito non so se sono ancora pronto per svegliarmi davvero. Per togliere le maschere, per non riparami dietro a un ruolo, per lasciarmi invadere dalla vita che è sempre sorprendente, scandalosa, scomoda e selvatica.
Fai attenzione ma non stancarti dei miei occhi chiusi, del mio moralismo, del mio pensiero che tutto vuole comprendere e soprattutto delle mie parole, che la scrittura può illudere di aver compreso. Invece la vita è più viva del battito di dita su una tastiera.
Fai attenzione perché lo sai, tutte queste difese e tutto questo sonno sono solo il frutto di una grande paura. Paura di fare male, paura di deludere, paura di non far parte di nessun gruppo, paura di non essere utile a nessuno, di non contare niente, di non mettere al mondo futuro. Paura di morire da solo.
Fai attenzione con me Signore, sii calmo e dolce, sii paziente con me, e con il mio cuore ancora troppo impaurito.
AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica