Vieni! (Sequenza)
Pentecoste 2023
Vieni, Santo Spirito, finalmente non mi resta altro che implorarti, lo faccio al singolare, scusami, so di essere popolo, so bene di essere parte di qualcosa di molto più grande di me, eppure la resa d’amore credo sia sempre singola, intima e personale.
Finalmente sono stanco, non ho piĂą voglia di combattere, non ne capisco piĂą il motivo, mi pare piĂą logica la resa, finalmente non mi fido piĂą di me e delle mie battaglie, finalmente non ho piĂą in mente di cambiare il mondo e mi sembra stupido anche non volermi far cambiare da lui, sarĂ quel che sarĂ , sono solo un soffio, per questo non mi resta altro che implorarti.
Ti chiedo un raggio della tua luce, caldo, come quello che al tramonto entrava nella mia camera, da ragazzino, e io mi perdevo a contemplare il pulviscolo in volo. Mi piacerebbe essere leggero, così.
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Vieni padre dei poveri ad accarezzare ogni mia miseria, i miei spazi orfani e nascosti, vergognose mancanze che non son riuscito mai a nominare, adottale tu. Vieni datore dei doni, vieni tu, perché io non sono sempre capace di ringraziare per la gioia nella vita degli altri, vieni tu ad affogare di doni questa mia sensazione di essere sempre incapace, inadatto, fuori gioco.
Vieni luce dei cuori a convincermi che ogni volto amato, ogni brandello di vita su cui ho versato lacrime, anche gli amori sgrammaticati e dolorosi, tutti, non cadranno mai nell’ombra. Vieni a salvarli tu questi amori ma soprattutto salva le persone che ho provato ad amare, quelle che ho ferito, quelle che ho deluso, quelle che ho dimenticato.
Vieni consolatore, sulla mia perfetta solitudine, su quel senso di Vuoto che mi separa dalla realtĂ , su quella sensazione di morte che accompagna tutte le esperienze accolte sempre con eccesso di entusiasmo, vieni consolatore perfetto sui miei imperfetti tentativi di fraternitĂ , su tutte le mie nostalgie, sul senso di morte che sento respirare in ogni attimo, vieni e stai, con me, con me solo, non ti chiedo di farmi guarire ma di condividere, solo di condividere.
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Vieni ospite dolce dell’anima, e stai, adesso che ho capito che tu sei e abiti, fedele e cocciuto come solo gli amori più radicati sanno essere. Vieni, a rendere incontro ogni preghiera, a rendere appuntamento d’amore ogni introspezione, a rendere dolce smarrirmi nel mistero che mi abita.
Tu che giĂ vieni in ogni sollievo, tu che vieni e io ti sento quando qualcuno mi ama, mi perdona, mi sopporta, mi chiama. Vieni e sei sollievo, dolcissima la grazia del tuo cammino.
Vieni nella fatica di vivere, come quando mi arrendo e mi lascio cadere e quello che io chiamo sconfitta tu lo battezzi riposo, vieni come quando sotto il ramo del castagno mi pare di sentire il profumo del riparo, vieni nel pianto, e se non sempre troverò conforto fa nulla, tu vieni ugualmente, tu vieni sempre, in ogni lacrima, e sopporta i miei tempi, abbi pazienza con me, aspetta che il dolore faccia il suo corso, anzi aiutami a riconoscere che io sono anche il mio dolore e che non c’è bisogno che qualcosa passi o cambi, per essere tuo.
Vieni luce, beatissima come ogni mattino, anche quello che porta tra i denti la fatica di non sapere per chi aprire gli occhi, anche quando mi fermo e penso che non cambierebbe niente se li tenessi chiusi, per sempre. Vieni luce, a beatificare perfino quei pensieri. A farmi sentire che tu li cogli, come si colgono fiori di campo privi di grazia.
Invadi nell’intimo i cuori dei fedeli, quelli fedeli alla vita così com’è, invadi chi resterà fedele al proprio fallimento, alla propria malattia, al proprio delirio, alla psicosi, alla noia. Invadi chi rimarrà fedele ad una vita che sognava diversa, a chi sarà fedele al proposito di suicidio, a chi è fedele alla propria depressione. Invadi, non chiedere permesso, vivi e muori con loro.
Senza la tua forza nulla è nell’uomo, senza di te nulla sono io, questo lo so, ma non credere che sia sempre facile ammetterlo, mi hai creato per legarmi a te, imprigionato alla tua forza mi lascio condurre dove non avrei mai scelto, schiavo, in attesa di comprenderne fino in fondo il perché.
Senza la tua forza nulla è senza colpa, perché solo tua è la forza che discolpa, tua la lotta di chi riesce a staccarmi dal male a cui mi avvinghio, tu a salvarmi dalla dolce sicurezza dell’irreparabile, dalla tranquilla definitività dell’imperdonabile.
Lava ciò che è sordido, come la mia illusione di essere pulito, liberami dalla sporcizia di credermi giusto, lava via dai miei ricordi la patina che rende ai miei occhi perfetto solo ciò che mi ha visto protagonista, bagna l’aridità di certi miei giudizi troppo definitivi, irrora i deserti delle mie aride sicurezze e sana tutto ciò che sanguina pessimismo, rancore, invidia, sana tutto ciò che sanguina il peggio di me.
Piega la rigidità morale che non mi permette di essere compassionevole con chi non vive come me, con chi non ha fatto le mie scelte, con chi vive in modo opposto. Scalda ogni mia parola, prima che gelida ferisca la sensibilità del fratello. Raddrizza la stortura delle mie abitudini, quelle cresciute perché si è sempre fatto così, perché sono fatto così, perché non sono come tutti gli altri.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni, dona dunque sempre e solo te stesso, unico dono in cui è cosa buona confidare.
Donami come unica virtĂą quella di non averti dimenticato, di essermi condannato ogni giorno a fare i conti con te
Donami una morte senza rancore, donami di imparare a morire giĂ ora, da subito, aiutami a far morire ogni cosa in modo santo, a seppellire in te ogni mia illusione di immortalitĂ , seppelliscimi da subito in te.
Donami gioia, ma prima ancora regalami il coraggio di credere ancora che si possa essere felici, fino in fondo, ma che sia eterna, la gioia, eterna.
Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehò – pagina Facebook
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