don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 26 Febbraio 2023

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Che non esiste deserto muto

Siamo figli di uno Spirito che conduce nel deserto, forse non abbiamo mai soppesato sufficientemente questo azzardo divino. Perché non è solo Gesù Cristo a essere spinto dallo Spirito nel deserto ma con lui ci siamo tutti. Tutti. Come se la verità ultima del nostro essere al mondo non potesse essere svelata se non in un naufragio di sabbia e sassi, dove il vento può spingere alla follia, dove si fanno i conti con i propri limiti. La sentite la fede del Padre nei nostri confronti? Quella è scandalosa, quella dovremo indagare e non la nostra che è spesso così ridicola, infantile, minima. E altezzosa. Non vi pare che spesso ci riempiamo la bocca di teorie, di formule, di progetti, di crisi che sembrano epocali… quando Lui e solo Lui è il cuore di ogni cosa? Cosa sono le mie paure, cosa i miei dolori, cosa sono le mie crisi? Sono un uomo che passa, che fa quel che può, che sarà dimenticato, ma non da Lui, che è fedele. Non siamo noi il centro dell’universo, Lui lo è. Siamo qui solo per intravedere la Sua follia d’amore, la Sua crisi di nostalgia per la sua creatura, la Sua scelta incomprensibile di fidarsi di noi. Di me e di te. Questa è la fede che cambia il corso degli eventi. Noi al massimo balbettiamo risposte che fanno sorridere l’Eterno (di un sorriso benevolo e accogliente).

Sua, del Padre, è la fede che è tremendo e affascinante indagare, non la nostra. Lui, che ci spinge a camminare in luoghi esistenziali rischiosissimi dove basta un niente per trasformare una preghiera in bestemmia, la gioia di vivere in maledizione. Lui, che ci sospinge a percorrere  i nostri deserti fatti di malattia, depressione, della morte di chi si ama, della fatica di dover scegliere se stare fedeli a un ordine religioso oppure decidersi di abbandonarsi finalmente alla Vita. Lui che ci accompagna a interrogare i nostri deserti, luoghi gonfi di quello strano male di vivere che lì non ci abbandona. Gravidi di quella paura di aver fallito ogni cosa. Ma anche la felicità è un deserto, perché ci sfiorisce tra le dita, perché non sappiamo vivere all’altezza della gioia, non sappiamo viverla eterna. Perché siamo noi, impauriti e indecisi, persi. Eppure lui ha fede e ci spinge a camminare, nomadi in fuga dal nostro Egitto, sospinti dalla promessa di una terra, accuditi in questo travaglio. E nel cammino spesso drammatico è Lui a svelarsi, Lui a stanarci, Lui a non smettere di presidiare i nostri poveri passi. Il deserto è il luogo per farci stanare dal volto di Dio.

Sua è la fede, che nel cuore di questo nostro deserto chiamato vita, ci fa sentire sospinti e sorretti dallo Spirito, dalla sua mano ferma e paterna. Forse un giorno arriveremo a ringraziarlo anche per questo. Anche per averci fatto incontrare il tentatore, fonte di domande, occasione per imparare a scegliere, a pensare, a credere, unico modo per diventare adulti.

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Sua, del Padre, è la fede, una fede così ostinata nei nostri confronti da crederci capaci di lasciare che i sassi rimangano sassi, una fede così totale nei nostri confronti da crederci capaci di credere in un Padre che sceglie di non trasformare magicamente gli eventi ma di abitarli con il dono della Parola. Una fede così radicale nei nostri confronti da arrivare a crederci capaci che un giorno riusciremo a benedire ogni cosa, ogni deserto, perfino ogni dolore perché ovunque sapremo immergerci nella Sua parola. Che non esiste deserto muto.

Sua è la fede nei nostri confronti, una fede così incrollabile da credere che noi si possa essere felici di camminare i limiti, di ringraziare per le mancanze, di glorificare le povertà. Sua la fede in noi, così alta da credere che noi si possa arrivare a lasciare al male il delirio di onnipotenza. Sua la fede capace di credere che un giorno smetteremo di illuderci che la felicità stia nella potenza, sua la fede in noi, fede in uomini e donne che sapranno sedersi nei propri limiti, nella propria finitudine, e da lì godere la bellezza d’essere amati. Uomini e donne che non metteranno alla prova niente e nessuno, perché avranno capito che l’amore non si prova, l’amore si accoglie gratuito e sorprendente.

Sua è la fede, non la nostra, Fede di un Padre che crede fermamente che noi possiamo vivere lontani dal delirio del potere. Immuni dalla promessa di possedere, di dominare, immuni dal fascino dei regni del mondo. Sua è la fede, in noi. Fede di un cuore di Padre convinto che un giorno comprenderemo che la libertà sta nell’accogliere la marginalità, che non c’è nessuna felicità nell’esercizio del potere, che il potere stesso è la negazione della libertà. Sua è la fede, non la nostra, imbarazzante da quanto sia totale, feroce nella sua ingenuità. Adoreremo solo la Verità, adoreremo solo la Vita e non useremo più le persone, e non useremo più niente e nessuno, arriveremo perfino a gioire della felicità dei fratelli.

Io non so come abbia fatto Cristo a resistere alla tentazione, non so come abbia fatto a crederci capaci di portare il peso di tanta bellezza. Io non so come abbia fatto lì, in quel deserto, a non cedere alla tentazione del maligno, che era proposta di una fede (perché anche lui citava la Bibbia) solo più ragionevole, più a misura delle nostre debolezze. Non so come abbia fatto Cristo a rimanere fedele all’uomo nonostante una vita di incomprensioni e tradimenti. Non so come abbia fatto Cristo a non perdere fede in noi nemmeno dall’alto di una croce. Non lo so davvero. Non so nemmeno come io possa sentirmi amato e compreso nonostante la mia evidente mediocrità.

Non lo so però sento che tornare al brano delle tentazioni è consolante. Mi pare di ripercorrere un giuramento e sento in cuore mio che è qui che anche io torno quando la vita mi sembra troppo pensante, quando i problemi che la gente mi porta mi sembrano terribilmente enormi, torno qui e penso che se Lui ha giurato fedeltà all’uomo io non sono nessuno per avanzare il dubbio. E poi penso alle persone che mi sono state fedeli quando avevano il diritto di lasciarmi. Penso all’amore gratuito e immeritato. Penso allora che sia possibile. E provo a credere anche io, a credere che Lui non smetta mai di credere in noi.

AUTORE: don Alessandro Dehòpagina Facebook

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