don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 2 Gennaio 2022

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Due versioni, la prima è più leggibile, la seconda svela le fonti

Prima versione

Per ogni cosa

(prologo Giovanni)

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Seconda dopo Natale anno C 2021

Per ogni traiettoria che riporta all’Origine,

per il gomitolo insicuro delle relazioni,

per gli smarrimenti e le illuminazioni,

per ogni respiro che ritrova sé stesso solo adagiandosi nei pressi di Dio,

per il suono che rimane orfano se non si aggrappa al suo principio.

 

Per la paura del niente, per le notti insonni,

per quelle arsure di cuore che fanno tremare,

per la profonditĂ  di chi affonda nelle piaghe,

per chi ha paura del Nulla ma non può vivere di continui riempimenti,

per chi si sente minima cosa

per chi non osa ammettere di aver capito che il nostro esserci garantisce a Dio di esistere

 

Per il pudore di chi non nomina la vita ma sempre la accoglie,

per chi tace di fronte alla luce

per chi si sente indegno di spiegare l’esistere

per chi vive la vita, la luce, gli uomini come inspiegabile mistero,

per chi piange lasciandosi trovare da vita, da luce e dagli uomini

per chi cede solo all’inabissamento della carne.

 

Per le tenebre, senza le quali la luce non avrebbe materia,

perché si lasciano vincere opponendo resistenza allo scontato,

per le albe che nulla sarebbero senza le notti,

per le mie tenebre che finalmente si dilatano

e senza vergogna trasmutano in deserto

per il loro diventare sete esplicita d’amore

 

Per Giovanni e per chiunque è capace di annientarsi

Per chi osa diventare ciò che la Sua voce osa anticipare

per chi vede Dio nei maldestri tentativi,

per chi osa diventare ciò che è costretto a predicare

 

Per la luce che si nutre di testimoni,

che si impasta nella polvere,

che si smarrisce nella carne.

Per chi vive gli argini,

per chi immagina la sorgente

per chi confida nel mare.

 

Per chi ama negando sé stesso,

per chi sacrifica tutto,

per chi scuoia le apparenze,

per chi decide di deludere le attese,

per chi scompare,

per chi vive usando ogni mezzo pur di non intaccare il fine.

Per chi osa morire giorno dopo giorno,

per chi è testimone e mai lo saprà,

per chi non si definisce mai tale.

 

Per chi ha fede nell’uomo, corpo estraneo affogato di luce,

per chi crede che ogni forma vivente sia segno divino

per lo scandalo di riconoscerlo in ogni cosa

anche nello scandalo.

 

Per chi lascia che Lui sfugga da ogni parvenza di definizione,

per chi segue l’amore inabissarsi in ogni forma.

Per la luce che acceca, per la luce che si affoga

per quella che sbrana le pupille e per quella che scalda la pelle.

Per la luce vera riflessa nei cadaveri

e anche nelle stelle.

 

Per chi continua a non riconoscerlo

ed è la forma di fede più vera.

Per chi scoprirĂ , solo dopo la morte

che Sua era la riconoscenza per ogni nostro tentativo di

resistenza.

 

Per il Suo continuo venire,

per il divino delirio

della maniacale sua ricerca,

per chi si crocifigge al dolore di essere orfano

e si consegna al potere del perdono.

Per il dolore di chi ha creduto nel potere del sangue,

per l’illusione di chi ha creduto nell’obbedienza della carne,

per chi si illude di poter decidere,

ma soprattutto per i cadaveri delle buone intenzioni,

per il tradimento di antiche convenzioni,

per il taglio,

per ogni morte che presidia la rinascita,

per chi accetta di essere generato senza sapere ancora a cosa è chiamato,

per chi ha paura di questa divina invadenza

e del Suo coraggio.

 

Per il Verbo che azzanna le carni,

per ogni parola trascinata nel mezzo dei tormenti,

per la contemplazione che muove tra le zolle di questa terra,

per la grazia di chi riempie ogni dolore

per la veritĂ , che si fa sempre toccare con mano.

 

Per Giovanni e per chi, come lui, si rotola nel tempo,

per chi lascia al futuro di svelare le proprie radici.

Per chi si lascia rivelare da un incontro,

per chi ammette di non sapere nulla di sé,

per chi accetta che l’amore cambi ogni volta ogni cosa,

per chi sa bene che solo la morte libererĂ  lo sguardo.

 

Per chi si sente condannato a

essere quotidianamente graziato,

per chi ci ha perdonato

e non sapeva di essere Dio.

per chi ha perforato i principi,

per chi ha oltrepassato i riti,

per chi ha trasfigurato i sacramenti,

per la grazia che oltrepassa le norme,

che rende inutile il diritto.

Per chi ha come regola

l’amare senza regole.

 

Per chi dice di non aver mai visto Dio,

ma di non poter vivere lontano dai suoi occhi,

per chi vede nel Crocifisso massacrato nient’altro che Dio.

Per chi crede in un Dio massacrato per amore della creatura.

Per chi rivela il divino

ma lo fa con leggerezza,

con pudore,

con il sussurro lieve di ogni tipo di silenzio.

 

Seconda versione

Per ogni cosa con citazioni del Vangelo

(prologo Giovanni)

Seconda dopo Natale anno C 2021

“In principio era il Verbo
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.…”

Per ogni traiettoria che riporta all’Origine,

per il gomitolo insicuro delle relazioni,

per gli smarrimenti e le illuminazioni,

per ogni respiro che ritrova sé stesso solo adagiandosi nei pressi di Dio,

per il suono che rimane orfano se non si aggrappa al suo principio.

“Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”.

Per la paura del niente, per le notti insonni,

per quelle arsure di cuore che fanno tremare,

per la profonditĂ  di chi affonda nelle piaghe,

per chi ha paura del Nulla ma non può vivere di continui riempimenti,

per chi si sente minima cosa

per chi non osa ammettere di aver capito che il nostro esserci garantisce a Dio di esistere

“In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini”;

Per il pudore di chi non nomina la vita ma sempre la accoglie,

per chi tace di fronte alla luce

per chi si sente indegno di spiegare l’esistere

per chi vive la vita, la luce, gli uomini come inspiegabile mistero,

per chi piange lasciandosi trovare da vita, da luce e dagli uomini

per chi cede solo all’inabissamento della carne.

“la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta”

Per le tenebre, senza le quali la luce non avrebbe materia,

perché si lasciano vincere opponendo resistenza allo scontato,

per le albe che nulla sarebbero senza le notti,

per le mie tenebre che finalmente si dilatano

e senza vergogna trasmutano in deserto

per il loro diventare sete esplicita d’amore

“Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni”

Per Giovanni e per chiunque è capace di annientarsi

Per chi osa diventare ciò che la Sua voce osa anticipare

per chi vede Dio nei maldestri tentativi,

per chi osa diventare ciò che è costretto a predicare

“Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui”.

Per la luce che si nutre di testimoni,

che si impasta nella polvere,

che si smarrisce nella carne.

Per chi vive gli argini,

per chi immagina la sorgente

per chi confida nel mare.

“Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.”

Per chi ama negando sé stesso,

per chi sacrifica tutto,

per chi scuoia le apparenze,

per chi decide di deludere le attese,

per chi scompare,

per chi vive usando ogni mezzo pur di non intaccare il fine.

Per chi osa morire giorno dopo giorno,

per chi è testimone e mai lo saprà,

per chi non si definisce mai tale.

“Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui”

Per chi ha fede nell’uomo, corpo estraneo affogato di luce,

per chi crede che ogni forma vivente sia segno divino

per lo scandalo di riconoscerlo in ogni cosa

anche nello scandalo.

Per chi lascia che Lui sfugga da ogni parvenza di definizione,

per chi segue l’amore inabissarsi in ogni forma.

Per la luce che acceca, per la luce che si affoga

per quella che sbrana le pupille e per quella che scalda la pelle.

Per la luce vera riflessa nei cadaveri

e anche nelle stelle.

“eppure il mondo non lo ha riconosciuto.”

Per chi continua a non riconoscerlo

ed è la forma di fede più vera.

Per chi scoprirĂ , solo dopo la morte

che Sua era la riconoscenza per ogni nostro tentativo di

resistenza.

Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:

Per il Suo continuo venire,

per il divino delirio

della maniacale sua ricerca,

per chi si crocifigge al dolore di essere orfano

e si consegna al potere del perdono.

“a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati”.

Per il dolore di chi ha creduto nel potere del sangue,

per l’illusione di chi ha creduto nell’obbedienza della carne,

per chi si illude di poter decidere,

ma soprattutto per i cadaveri delle buone intenzioni,

per il tradimento di antiche convenzioni,

per il taglio,

per ogni morte che presidia la rinascita,

per chi accetta di essere generato senza sapere ancora a cosa è chiamato,

per chi ha paura di questa divina invadenza

e del Suo coraggio.

“E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di veritĂ .

Per il Verbo che azzanna le carni,

per ogni parola trascinata nel mezzo dei tormenti,

per la contemplazione che muove tra le zolle di questa terra,

per la grazia di chi riempie ogni dolore

per la veritĂ , che si fa sempre toccare con mano.

Giovanni gli dĂ  testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».

Per Giovanni e per chi, come lui, si rotola nel tempo,

per chi lascia al futuro di svelare le proprie radici.

Per chi si lascia rivelare da un incontro,

per chi ammette di non sapere nulla di sé,

per chi accetta che l’amore cambi ogni volta ogni cosa,

per chi sa bene che solo la morte libererĂ  lo sguardo.

Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.

Per chi si sente condannato a

essere quotidianamente graziato,

per chi ci ha perdonato

e non sapeva di essere Dio.

“Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.

per chi ha perforato i principi,

per chi ha oltrepassato i riti,

per chi ha trasfigurato i sacramenti,

per la grazia che oltrepassa le norme,

che rende inutile il diritto.

Per chi ha come regola

l’amare senza regole.

“Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato”.   

Per chi dice di non aver mai visto Dio,

ma di non poter vivere lontano dai suoi occhi,

per chi vede nel Crocifisso massacrato nient’altro che Dio.

Per chi crede in un Dio massacrato per amore della creatura.

Per chi rivela il divino

ma lo fa con leggerezza,

con pudore,

con il sussurro lieve di ogni tipo di silenzio.


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica