L’insistenza. Il sangue. La minaccia.
Eppure dovrebbe essere una festa, di nozze, la vita. Invece ogni cosa insiste, fino allo sfinimento, ogni singolo atomo bussa alla porta della mia percezione per strapparmi dal mio campo, dai miei affari, per costringermi a entrare in una logica che mi fa paura, perché mi strappa da me stesso. Ogni attimo della giornata, ogni accadimento, ogni silenzio è un invito insistente, continuo, importuno, ossessivo, di un re che vuole costringermi ad entrare in relazione con lui. Invade tutto, in ogni cosa bussa l’ansia dell’invito a stare con lui, l’amore e la fede bruciano della stessa passione. E se non fanno anche paura significa che sono solo l’ombra ammaestrata di ciò che non si può più chiamare mistero.
L’invito alla relazione con il re bussa anche in ciò che non vorrei vivere, in ciò che non vorrei vedere, anche dal fondo delle mie miserie lui mi cerca, anche se dovessi raggiungere il fondo del mare, anche là mi raggiungerebbe il suo invito. Un re importuno, non un dio gentile educato e rispettoso, sono i modi e i tempi degli innamorati. E per innamorarsi, il re lo sa, bisogna perdersi.
Parabola di sangue, prima il re ammazza animali, sacrificati a una festa che nessuno vuole, poi gli invitati sacrificano i servi del re, infine il re stesso fa uccidere gli invitati e bruciare la loro città : sangue e fuoco, in un crescendo di orrore, la festa di nozze tramutata in una carneficina. Versare sangue e consumarsi nel sacro fuoco di un sacrificio, la parabola mi ustiona le pupille, così mi arrendo.
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Sembra di sentirlo l’odore della morte e, finalmente, scosso da una parabola, mi inginocchio, tremo, frano in me, e prego.
Signore annienta le mie resistenze, le mie paure, brucia la cittĂ fortificata in cui mi rifugio per non dover convertire le parti piĂą egoiste di me.
Signore stermina ciò che in me è invitato alle nozze ma ancora ti teme, invadi i miei bisogni di essere riconosciuto, di essere apprezzato, di essere migliore. Invadi le mie paure, i miei infantili attaccamenti, non c’è più tempo da perdere Signore, il tempo si è fatto breve, in un rogo immola ogni mia difesa, invadimi, strappami da me, non lasciare nulla che non sia in te.
Signore spingimi ai crocicchi della vita, inchiodami al crocevia degli eventi, affogami nei gomitoli delle storie del mondo e converti la mia cecitĂ , che io veda che ogni cosa mi invita a un incontro nuziale con te, per entrare in una relazione intima con te, per essere in te e tu in me. E in ogni cosa perderci e trovarci e continuare a cercarci.
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Signore aiutami a trovare il coraggio di stare all’incrocio dei venti, ma con il vestito nuziale, con la consapevolezza grata di chi sente che la vocazione più profonda, la vocazione ultima della vita è rivestirsi di te. Inchiodami alla tua vita, che io bruci del tuo stesso desiderio d’amore.
Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehò – pagina Facebook
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