don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 14 Giugno 2020

Lascia cantare le cose. Permetti alla vita di non smarrirsi dentro il limite delle spiegazioni, non occupare tutto con il pensiero, ritirati davanti al battito vitale della natura, permetti agli elementi di inventare melodie inedite.

Spostati, fai un passo dentro l’ascolto, non ingombrare di te, ricorda che ogni cosa è più di quel che appare.

Impara che c’è un canto sepolto sotto l’ombra delle cose e che perfino una pietra abbandonata ai margini del sentiero ha un cuore che chiede d’essere ascoltato.

Ascolta il mare, il vento e l’ultimo respiro del vecchio che muore; impara a seguire il pianto del bambino, il volo di un uccello, il profumo del tramonto.

Il cuore innamorato ascolta.

L’erba, la zolla di terra, il riposo dell’animale. E le stelle. Ogni cosa canta. Non di solo pane viviamo ma di quella parola che esce dalla bocca innamorata di Dio e che si pone nel cuore dell’esistente. E attende. Aspetta d’essere ascoltata.

Non di solo pane vive l’uomo, trasforma il tempo in occasione di ascolto per far esistere ciò che chiede solo di poter raccontare il bacio di Dio che brucia in cuore.

Accarezza ogni cosa con curiosa delicatezza, e aspetta.

“Ricordati di tutto il cammino”, di tutto, nulla è così banale da meritare il silenzio, e non censurare il dolore, impedisci al tempo di sistemare tutto, ascolta il rumore del disordine, il grido delle ferite, e la morte. Lasciala parlare anche quando vorresti fuggire.

Ribellati, non permettere al silenzio di rubarti il tintinnio delle lacrime versate. Permetti al cuore di contorcersi e smarrirsi.  Abbi rispetto di ogni dolore, ascolta il loro canto, ne avrai bisogno per decifrare gli abissi del reale.

Ricordati di tutto il cammino nel deserto, non dimenticare la fame, la sete, i serpenti velenosi e gli scorpioni, anche loro cantano il bacio divino, senza di loro il profilo del Signore sarebbe incompleto. Illusorio. Patetico.

Per ricordare tutto, per non buttare niente, per non credere che possano esistere istanti senza valore, devi imparare ad innamorarti anche delle partiture che non ti sono affini.

Si può piangere di dolore, ma non si può credere che ci siano istanti che non abbiano la dignità di essere ascoltati. Non chiedere a Dio di liberarti dalla fatica di vivere, chiedi invece di affinare l’orecchio del cuore.

Impara il canto delle cose sepolto sotto le apparenze, non aver paura di scoprire quello che hai nel cuore tu. A cosa ti serve quel mistero in pieno petto se non accetti di abitarlo?

Impara il pentagramma del creato e scopri che il pane che non canta è già morto, impara ad ascoltare il Signore nel vento, nelle api, nella notte, nel cinguettio, in un ruscello, in un silenzio quasi perfetto, in questo niente che si lascia abitare. Quanto esce dalla bocca del Signore è un respiro incontenibile e fantasioso, è il canto segreto di ogni cosa.

E poi ascolta Lui, Lui che dice che è nella carne che abita il divino. Non solo nelle cose, che un cuore di poeta ci poteva comunque arrivare, ma in questa carne che ogni religione si affretta a considerare impura. In questo corpo che spesso non ci piace, in questa nostra storia così ambigua e faticosa. In questa carne che non ci concede pace.

Impara ad ascoltare il suono divino nel pane, cerca il cuore dell’esistere, scopri il Cielo nella Terra, credi al Corpo, di Cristo, di Dio e di ogni uomo.

Non solo la manna parla di Dio, non solo il Creato così maestoso e solenne ma anche questa povera cosa che è l’uomo.

Ricorda tutto, non dimenticare nulla nemmeno di te.

Ricorda di tutto il cammino nel deserto, ricorda i passi falsi, gli errori e le umiliazioni. Insegna ai tuoi figli ad ascoltare la vita vissuta, il sussurro di Dio non si accontenta di manna, nemmeno dell’ostia consacrata, ma decide di rimanere in ogni uomo che si concede all’amore.

Impara ad inchinarti davanti all’ostensorio della Sue presenza che è il copro che respira, che mangia, che fa l’amore, che si nasconde, che si trascina, che ferito muore.

Impara ad ascoltare il sussurro divino nei corpi delle persone che incontri, non di solo pane vive l’uomo ma di quel silenzio misterioso che abita il segreto di ogni vita.

Impara ad ascoltare la nostalgia del divino dentro i silenzi imbarazzati dei falliti, nelle troppe parole di chi reclama attenzione, in chi pretende, in chi ti insulta, in chi non riesce ad amarti senza pretendere l’esclusiva.

Non giudicare solo le apparenze, ascolta il canto divino in quel bisogno d’amore che ti ha portato ad amare e abbandonare, ascolta il bisogno di Dio in chi ti ha ferito. Ascoltalo nelle paure dell’uomo che non si sente mai all’altezza.

Ascolta l’uomo, ascolta il copro e il sangue. Ascolta come ascoltava Gesù, ascolta la fame e la sete, ascolta il bisogno di essere perdonato, ascolta la paura, ascolta e fai spazio.

Crea spazi di silenzio. E non riempire mai con parole di condanna.

Trasforma il tuo corpo e il tuo sangue in uno strumento accordato.

E fai cantare la storia di ogni uomo, è l’unico modo per incontrare Dio. 


AUTORE: don Alessandro Dehò
FONTE: Sito personale
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