don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 10 Gennaio 2021

Alla donna di Monterosso

Battesimo del Signore, anno B, 2021

Mi sembra di ancora di vederti, camminavi piano e lo tenevi per mano, scendevi verso il mare. La spiaggia ligure di Monterosso non è sfacciata nemmeno d’estate. Sarà la ligure bellezza, saranno i monti che spingono fingono al confine con l’abisso, non so, è un mare che personalmente trovo struggente anche in pieno agosto. Ma forse è così da quando ho visto te, che mi sei esplosa dentro, come quando si è rotto l’evangelico vaso di nardo: profumo e schegge, leggerezza e dolore, amore e sangue. Quel giorno un vaso di nardo mi si è rotto dentro e tu nemmeno te ne sei accorta, perché io non ho detto nulla, perché non ti sono venuto incontro, perché solo restai fermo a farmi maltrattare le pareti del cuore da tanto crudele candore. Cosa potevo fare? Avvicinarmi e dirti che eri bellissima? Chiedere come si può essere così dolci e insieme decisi? Cosa potevo dirti? Io avevo il cuore spezzato e tu non avevi tempo di accorgerti di me, avevi tra le mani lui, che non ti mollava un attimo, non poteva lasciarti.

Io guardavo e sentivo nardo e spine. Nemmeno il nome sapevo di te, e nemmeno di lui. Spero solo siano stati dolci con lui, perché conosco la ferocia dei ragazzini, spero solo non l’abbiano perseguitato troppo, non l’abbiano mai chiamato povero handicappato. Chissà quali erano i vostri nomi, chissà se sapete che siete rimasti impigliati nel mio cuore? Chissà se sei ancora viva. Sono passati tanti anni. Ed eri già vecchia. Forse dimostravi più anni perché il dolore e la solitudine scavano rughe che sono trincee, come se ci si dovesse solo difendere dalla vita. Quel giorno eravate solo voi due, una piccola vecchia donna e un grande figlio tenuto per mano, un figlio esageratamente grande per te, cresciuto senza proporzione ma, soprattutto, cresciuto lasciando bambina la testa. Tu eri una nonna costretta a fare da mamma a un uomo rimasto piccolo.

Chissà se sei ancora viva, se torni d’estate con quel tuo gigante bambino, chissà se c’è qualcuno che ti aiuta, chissà se sei sola, se c’è un marito, se quel tuo figlio così speciale ha dei fratelli… niente so di voi. Scusami ma sono stupidamente timido e poi, e poi quel giorno non sarei riuscito a muovermi, non riuscivo a camminare sui cocci del vaso di nardo. Scusatemi.

Lo so che conta niente ma oggi provo, oggi provo a camminare verso di voi, lo faccio nell’unico modo che conosco, lasciandomi prendere per mano dal Vangelo. Facciamo che voi scendete ancora verso il mare tenendovi per mano e io sorretto da questa parola di oggi vi vengo incontro per dirvi.

Per dirvi che sono le persone come voi a salvare il mondo sapete? L’ho scoperto oggi, leggendo questa pagina di Marco. Sono la chiesa delle mamme silenziose che proteggono figli incapaci di crescere, sono la costanza silenziosa di certi padri o la compagnia fedele di certi amori, siete voi, la chiesa che silenziosa proclama “viene dopo di me colui che è più forte di me”. Siete voi, questo cuore nascosto che non cessa di battere, uomini e donne che vi consumate per costruire il tempo che verrà, quel “dopo” che vi fa tanta paura ma che provate a rendere abitabile.

Ti camminerei incontro mia amata donna di Monterosso per dirti  che la tua preoccupazione per quel figlio che non potrai tenere per mano in eterno è fede. La stessa fede di Giovanni. La fede in un mondo buono, comunque buono e la speranza in qualcuno che prenderà per mano, dopo di te, questo figlio che non si può lasciare solo. Io oggi ti abbraccerei, se solo avessi coraggio, per dirti che tu e tutte le donne come te ci stanno salvando dall’arroganza di chi crede di essere il centro del mondo, da tutte le persone sospettose e violente, da chi non crede più a nessuno, da chi si crede più furbo di tutti. Voi siete la fede, la fede di chi prova a costruire e portare in salvo un pezzo di mondo, la fede di chi osa sperare un mondo buono per un figlio che si ama e che a un certo punto si dovrà lasciar andare.

Profumo e scaglie appuntite quel giorno, folgorazione mistica mentre le onde accarezzavano i piedi e tu toglievi la maglia a quel gigante buono che si lasciava fare. “Viene dopo di me colui che è più forte di me”, e io ti ho amata piccola donna forte di pazienza, resistente e mite, piccola poesia di poche ossa e ancor meno parole. Vedendo come ti arrampicavi su quella montagna con gli occhi persi nel vuoto io ho avuto la certezza, ti giuro la certezza, che verrà, che è già qui, la forza che ci permette di tenere testa alla maestosità spesso crudele della vita.

Adesso io ti verrei incontro e ti direi che io del volto di Dio non so niente, davvero niente, che ho così paura di perderlo che spreco troppe parole nell’illusione di trattenerlo, mi avvicinerei e ti direi che siete voi uno dei volti di Dio più limpidi che io abbia mai visto.

Tu mi diresti, ma nel silenzio, solo guardandomi negli occhi, che a Dio non gli allacceresti nemmeno i sandali. A questo figlio però sì, a lui i sandali di gomma blu li stai infilando e siete bellissimi.

Poi però mi siederei lì, vicino a voi, e aspetterei. Aspetterei con voi il Suo arrivo. Perché io lo so come sarà. E non voglio perdermi la scena. Lui arriverà e invece di mettersi a far miracoli e risolvere le cose, invece di perdersi in discorsi e spiegazioni Lui, proprio Lui, non smetterà di camminarci incontro e invece di battezzarci si farà battezzare, si immergerà nelle nostre storie, fino in fondo, fino a perdere il fiato per noi.  

Io non so descrivere il volto di Dio, io non lo so proprio, provo ogni domenica a mettere insieme un filo di parole e qualche manciata di vita ma in quella discesa al mare di quella madre con quel bambino, di quella vecchia donna che teneva per mano un figlio speciale etichettato con non so quale diagnosi io l’ho visto il Signore, l’ho visto immergersi dentro quella storia come quel giorno al Giordano. E se non ho notato voli di colomba è solo perché a volare mi bastava quella donna che mi appariva di una bellezza struggente e inarrivabile. E se non ho sentito nessuna voce dal cielo è perché mi sono bastati i goffi movimenti di quel gigante bambino che in un sorriso diceva “mamma, ti voglio bene”. E lo diceva con una malinconia da squarciare i cieli.

Ti ringrazio amica mia di Monterosso, ti ringrazio e mi manchi, e se ora sei nello sguardo del Padre capirai cosa ho provato quel giorno guardando te e tuo figlio, io quel giorno ho fatto esperienza di quel Dio che si mostra quando la vita dice “Tu sei il mio figlio, l’amato”.


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica

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