Noi siamo le nostre relazioni, anche la relazione con il Creato. E come quando roviniamo i rapporti con gli altri siamo meno umani, più dissimili dal progetto di Dio su di noi, così lo siamo anche quando roviniamo il rapporto col Creato, spadroneggiamo sulla natura, inquiniamo l’ambiente.

Come ricorda il papa, la salvaguardia del Creato è una questione teologica, e quindi antropologica. In altre parole, la nostra fede e la nostra santità si giocano anche nel rapporto con la Creazione.

Oggi lo sappiamo bene, non solo per il magistero di Papa Francesco nella Laudato si’, ma perché la crisi climatica che sta mettendo in ginocchio l’umanità intera è una chiara e drammatica provocazione alla nostra umanità: se il Creato soffre, anche noi soffriamo; se tra gli uomini c’è armonia, allora c’è anche nella Creazione.

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E le nuove generazioni lo sanno. La questione ambientale sta particolarmente a cuore ai giovani di oggi, perché l’attuale crisi climatica incombe sul loro futuro e su quello dei loro figli come una minaccia sempre più ineluttabile.

Per la maggior parte di loro l’impegno e la mobilitazione per la salvaguardia dell’ambiente non sono questioni di fede, anche se hanno un grande valore spirituale. Per i giovani cristiani, invece, proprio la fede può essere il principale motivo di una decisa e rinnovata azione a favore della Casa Comune. Non solo la paura del futuro, insomma, ma la speranza dell’eschaton, la consapevolezza che c’è in gioco il nostro destino nell’eternità.

Per questo motivo, il tema della cura del Creato andrebbe a buon diritto inserito nella pastorale giovanile per la formazione della fede delle nuove generazioni. Una fede che sia sempre più incarnata e che sappia entrare “nella carne sofferente e speranzosa della gente” di oggi. Una fede che accenda la speranza e mobiliti l’agire, in modo da generare opere nuove per il bene dell’ambiente. Una fede che diventi testimonianza per i non credenti, i quali, vedendo i giovani cristiani appassionati e formati, possano aprirsi anch’essi non solo alla cura del Creato, ma anche alla gloria del suo Creatore.

Nei nostri contesti ecclesiali il tema della cura del Creato non è sempre adeguatamente portato all’attenzione dei ragazzi e dei giovani come tema di fede. Al di là delle buone prassi a cui educarsi, infatti, per noi cristiani  il  tema ambientale è imprescindibile perché innanzitutto ha a che fare con la nostra

identità di creature, di figli, di fratelli. E se proposto a questo livello, allora sarà questo tema di fede ad alimentare la speranza dei giovani cristiani, a stimolare la loro creatività, a mobilitare nuove e più virtuose prassi. Se proposto a questo livello, sarà questo tema di fede un punto di contatto tra la Chiesa e la società, tra i credenti e non credenti, a partire da cui unire le forze e camminare insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà verso un mondo migliore.

I giovani vivono anche on-line e proprio lì condividono i loro sogni e le loro battaglie. La rete, inoltre, è molto sensibile ai temi ambientali e proprio attraverso i social sono partiti e si sono sviluppati i movimenti ambientalisti che già stanno promuovendo ad ogni latitudine una nuova cultura ecologica.

La Chiesa vive nel mondo, e se il mondo è digitale anche la Chiesa deve esserlo, altrimenti rimane fuori dal mondo. Proprio attraverso la rete la Chiesa può proporre al mondo l’ecologia umana integrale proposta da papa Francesco nella “Laudato si’”, unire la sua voce a quella di milioni di altri giovani sensibili a questa causa e offrire a tutti la forza della comunione che essa è.

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In occasione della prossima Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato è importante che la Chiesa lanci il messaggio del Papa sui social per raggiungere i giovani e si preoccupi di comunicarlo in modo da essere adeguatamente compresa nel suo intento. Sarà fondamentale, infatti, intercettare la speranza e l’agire delle nuove generazioni – anche non credenti – in ordine alla cura del Creato per avere un reale impatto nella società di oggi e orientare lo sviluppo di quella del domani.

Abbiamo un dono immenso, quello della fede nel Cristo risorto per amore, e una grave responsabilità, quella di aiutare tutti gli uomini a scoprirsi figli del Padre e creature del Creatore. Se i social network possono aiutarci a condurre la nostra missione in questa epoca, allora è imperativo abitarli e utilizzarli con sapienza e coraggio.

Don Alberto Ravagnani
Sacerdote della Diocesi di Milano e collaboratore della Pastorale Giovanile diocesana

Fonte

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