Gesù ha già offerto prove convincenti della sua risurrezione: il sepolcro vuoto, la testimonianza degli angeli, l’apparizione ai discepoli sulla strada di Emmaus. Ma davanti all’insistenza e alla crescente mancanza di fede, Gesù offre prove sempre più tangibili: appare agli apostoli riuniti, mostra le sue ferite, si mette a tavola con loro. Con questo l’evangelista rivela un’evidente preoccupazione apologetica, e cioè quella di affermare la realtà e la concretezza della risurrezione. Gesù ha un vero corpo. Il Risorto non è un fantasma, un ideale, ma un essere reale. E forse più di tutti gli altri evangelisti, Luca insiste nell’affermare un reale passaggio dalla morte alla vita, una vita che viene da Dio e afferra l’uomo in tutta la sua concretezza e globalità.
(Continua a leggere il commento di d. Bruno Maggioni della Comunità cattolica italiana in Ungheria)