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Diac. Ignazio Boi – Commento al Vangelo del 2 Ottobre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 11,25-30

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Commento a cura di Diac. Ignazio Boi, da Radio Kalaritana – Cagliari.

Trascrizione automatica (non rivista) generata da Youtube e “corretta” tramite IA.

Carissime ascoltatrici e carissimi ascoltatori, ben ritrovati all’ascolto di Radio Calarit.
Oggi un grande, famoso santo a tenerci per mano: San Francesco d’Assisi. Chi non lo conosce?
Permettetemi di essere particolarmente lieto, perchรฉ oggi รจ la mia comunitร  parrocchiale che festeggia il suo patrono. Quindi, rivolgo un pensiero affettuoso alla comunitร  dei Frati Conventuali e a tutti i fedeli, ma anche a tutti coloro che hanno una devozione nei confronti di San Francesco d’Assisi.
E sono certo che siete veramente in tanti!

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Allora, ascoltiamo cosa ha da dirci oggi il Signore, in questo giorno dedicato al Poverello di Assisi.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesรน disse:
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchรฉ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sรฌ, o Padre, perchรฉ cosรฌ hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto รจ stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrร  rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darรฒ ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti, รจ dolce e il mio peso leggero”.

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Come dicevamo, oggi la Chiesa, e quindi ciascuno di noi, celebra con grande gioia la memoria di San Francesco d’Assisi, che insieme a Santa Caterina da Siena รจ invocato come patrono della nostra patria, della nostra nazione.
Il somigliante e cosรฌ, Francesco, Poverello, รจ chiamato, caso piรน unico che raro, dai fratelli ortodossi. La sua fama travalica i confini della nazione e delle confessioni religiose.
Davvero, leggere la sua vita ci riempie il cuore di una santa invidia, di stupore: quanto ha saputo cogliere la devastante grazia di Dio, questo giovane di Assisi!

L’opera di Gesรน รจ presentata come rivelazione di Dio. Le cose che il Padre ha rivelato ai piccoli sono, di fatto, l’intero Vangelo, cioรจ quella nuova comprensione di Dio e della sua volontร , della buona novella, della nuova novella che รจ manifestata nei comportamenti e nelle parole di Gesรน.
I sapienti e gli intelligenti, ai quali il Padre ha tenuto nascoste queste cose, sono i rabbini e i farisei, che restano ciechi di fronte alla chiarezza delle parole di Gesรน e irritati perchรฉ predilige i poveri.
Allora, i piccoli non sono i bambini, ma gli uomini senza cultura, senza competenza nelle scienze religiose, cioรจ coloro che non stanno lรฌ a spiluccare o a spaccare in quattro la parola o la virgola.
Concretamente, al tempo di Gesรน, erano i poveri, i popolani disprezzati dagli scribi e dai farisei. Essi, pensate, dicevano: “Un ignorante non puรฒ sfuggire al peccato e un uomo dei campi non puรฒ appartenere a Dio”.
Immaginate, allora, che gli affaticati e gli oppressi sono coloro che penavano sotto le pesanti prescrizioni della legge e si sentivano smarriti davanti alla dottrina difficile e complicata dei rabbini.

Gesรน invita tutti costoro a cercare nel suo Vangelo la vera volontร  di Dio: una volontร  esigente, certo, ma lineare, semplice, alla portata di tutti.
Gesรน si definisce mite e umile di cuore.
“Mite” significa l’atteggiamento di Gesรน nei confronti degli uomini: un atteggiamento coraggioso, ma non violento, misericordioso, tollerante, pronto al perdono, ma anche severo ed esigente.
“Umile” indica l’atteggiamento obbediente e docile alla volontร  del Padre, un atteggiamento interiore, libero, scelto.

Allora, il riposo che Gesรน offre corrisponde alla promessa biblica di pace e felicitร  al seguito di Gesรน. La volontร  di Dio non รจ piรน un giogo opprimente e duro, ma genera giร  ora quella pace gioiosa promessa agli umili e ai miti, garanzia della salvezza definitiva.
Sapete che il giogo si porta in due, no? La coppia di buoi, di animali, che noi siamo abituati a vedere soprattutto nella festa di Sant’Efisio.
Ecco, se Gesรน dice “prendete il mio giogo sopra di voi”, significa che al nostro fianco cโ€™รจ lui, che porta con noi quel giogo cosรฌ pesante che a volte ci sembra oppressivo, troppo pesante.
Ma lui รจ con noi e lo porta con noi. Non sono come i pesanti fardelli che impongono sulle spalle della gente gli scribi e i farisei, mentre loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Gesรน porta con noi il peso del mondo e, vedete, questo atteggiamento chiaramente produce fiducia in noi, mentre l’altro atteggiamento produce allontanamento da Dio e la disperazione di tante persone di potersi salvare. Ed รจ per questo che si allontanano dalle nostre comunitร .

Allora, questo brano contiene un forte richiamo alla conversione, rivolto a tutti, ma specialmente ai teologi.
La rivelazione della sapienza di Dio incontra l’uomo non nella sua sapienza e assennatezza, ma dove smette di fare affidamento sulla propria sapienza per abbandonarsi a quella di Dio.
Dio dona la sua rivelazione in questo modo: il cuore umano trova riposo quando accoglie, come dono, la bontร  e l’amore di Dio, e quando percorre deciso il cammino nel quale Cristo l’ha preceduto, cioรจ il cammino della croce.

San Francesco ha veramente realizzato il Vangelo che la liturgia ci fa proclamare nella sua festa.
Ha ricevuto la rivelazione di Gesรน con il cuore semplice di un bambino, prendendo alla lettera tutte le parole di Gesรน.
Ed รจ per questo che egli diceva: “Dobbiamo testimoniare il Vangelo, se รจ necessario anche con le parole”.
Quel Vangelo “sine glossa”, che chiede di essere vissuto prima che annunciato.

Le stimmate che riceve verso la fine della sua vita sono proprio il segno di questo intensissimo rapporto che lo identificava con Cristo.
E quest’anno abbiamo celebrato l’ottavo centenario. Il 17 settembre, Francesco fu sempre piccolo, volle rimanere piccolo davanti a Dio, e non accettรฒ neppure il sacerdozio, per rimanere un semplice fratello, un servo, un diacono, il piรน piccolo di tutti, per amore del Signore.
Per lui si sono realizzate in pieno le parole di Gesรน: “Il mio giogo รจ dolce e il mio carico leggero”. Anche per noi il giogo del Signore sarร  dolce se lo riceviamo dalle sue mani.

Grazie per essere stati presenti anche oggi. Allora, con San Francesco diciamo:
“Tanto il bene che m’aspetto, che ogni pena m’รจ diletto”.

A risentirci domani.