Il commento alle letture del 30 Marzo 2019 a cura del sito Dehoniane.
III settimana di Quaresima III settimana del salterio
O Dio!
O Dio!ยซQuando tu desideri conoscere la tua misura, โ scrive Isacco il Siro โ quale tu sei, se la tua anima รจ sulla strada o ne รจ fuori; [o desideri conoscere] la tua saldezza o la tua pochezza, metti alla prova la tua anima nella preghiera. Questa รจ infatti lo specchio dellโanima, e il saggiatore delle sue macchie e della sua bellezza. Lรฌ si rivelano la falsitร e le bellezze del pensiero […]. Nel tempo della preghiera si vede, in modo luminoso, da cosa รจ mosso o in quali moti si affatica il pensieroยป.
La preghiera รจ luogo di veritร , ยซspecchioยป della propria vita; la vita intera, con le sue contraddi-zioni e i suoi scarti, con la sua autenticitร o la sua falsitร , entra nella preghiera, per cui noi preghiamo nel modo in cui viviamo. Proprio il testo evangelico di oggi ci pone di fronte a questo indissolubile legame tra preghiera e vita. Una vita che ruota at-torno a se stessi, anche se รจ una vita sinceramente religiosa, alla fine trasforma la preghiera in unโยซopera dellโuomoยป.
Questa รจ la preghiera del fariseo riferita nella parabola di Lc 18,9-14, una preghiera che alla fine diventa banco di giudizio in uno spietato confronto con gli altri. Paradossalmente, nella preghiera si usur-pa il diritto di Dio di essere lโunico giudice dellโagire dellโuomo. Solo quando lโuomo riconosce la veritร della sua vita, la povertร e il peccato che feriscono la sua esistenza, allora la preghiera ac-quista la sua autenticitร . ร lโinvocazione umile del ยซpubblicanoยป (18,13) che viene accolta da Dio perchรฉ, come ci ricorda il profeta Osea: ยซVoglio lโamore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio piรน degli olocร ustiยป (Os 6,6).
La parabola riportata dallโevangelista Luca ci presenta due uomini, molto lontani tra di loro, un fariseo e un pubblicano, che entrano nel tempio per pregare. Da una parte cโรจ un modo di pregare cor-retto, ยซimpostatoยป, che lascia trasparire, almeno apparentemente, un senso di venerazione e di timore. ร la preghiera del fariseo, abituato a rivolgersi a Dio con le labbra, con il corpo, ma, in questo caso, non con il cuore; il suo cuore non rispecchia veramente il volto di Dio perchรฉ il fariseo ยซpregava cosรฌ tra sรฉยป (Lc 18,11). A distanza si colloca un uomo peccatore, un emarginato. Non รจ abituato a pregare al tempio. La sua preghiera รจ goffa, รจ spaesato, confuso: ยซNon osava nemmeno alzare gli occhi al cieloยป (18,13).
Dalle parole della preghiera si rivela il cuore di questi due uomini e, soprattutto, si riflette il volto di Dio davanti al quale si collo-cano. Ciรฒ che il fariseo dice nella preghiera corrisponde a ciรฒ che questโuomo vive: รจ un uomo onesto, sinceramente religioso, anzi molto impegnato. Allora che cosa non va nella sua preghiera? Quello che non va รจ il suo modo di rapportarsi a Dio: lโerrore sta nel guardare a Dio alla luce delle proprie opere e, cosรฌ contento di quello che fa, alla fine non sente piรน di tanto il bisogno di rice-vere qualcosa da Dio, nรฉ di confrontarsi con lui; Dio รจ emarginato nella sua preghiera, nella sua vita, ed รจ solo un pretesto per am-mirarsi allo specchio. Lโessenzialitร con cui il pubblicano esprime la sua preghiera รจ sorprendente.
Poche parole che hanno come contenuto un grido elevato a Dio dal profondo di unโesistenza ferita dal peccato: ยซO Dio, abbi pietร di me peccatoreยป (18,13). Il pubblicano con coraggio guarda la propria veritร , e di qui nasce il grido in cui esprime tutto ciรฒ che รจ e che puรฒ sperare dalla mise-ricordia di Dio. Alla fine si deve riconoscere che diverso รจ il volto di Dio che si riflette nella preghiera di questi due uomini, perchรฉ proprio nella preghiera si rivela quel volto di Dio che illumina la nostra vita, quel Dio in cui crediamo. Per il fariseo, il giusto che si riflette narcisisticamente nelle proprie opere di giustizia, con-centrato su di sรฉ, superiore agli altri, corrisponde un Dio stretto nella logica retributiva, incapace di gratuitร , discriminante, ma-schera dellโยซioยป dellโuomo. Per il pubblicano, il peccatore che sente nelle profonditร della sua vita tutto il peso della miseria e invoca senza pretese il perdono, corrisponde un Dio che fa grazia e rivela la sua misericordia a ogni uomo, manifestando la sua compassione senza condizioni, solamente perchรฉ ยซรจ buonoยป (cf. Mt 20,15).
Questโuomo si sente perdonato totalmente, senza riserve: accolto da Dio, sarร capace di cambiare la sua vita.O Padre, con questo nome ti invochiamo perchรฉ il tuo Figlio ci ha rivelato il tuo volto di misericordia e ha messo sulle nostre labbra questo nome pieno di tenerezza e di speranza. Faโ che la nostra preghiera custodisca sempre la veritร di questo nome, affinchรฉ anche la vita lasci trasparire che tu sei un Padre ricco di grazia e di perdono e noi siamo tuoi figli, peccatori e amati.
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Vangelo del giorno
Lc 18, 9-14
Dal Vangelo secondoย Luca
In quel tempo, Gesรน disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
ยซDue uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava cosรฌ tra sรฉ: “O Dio, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adรนlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietร di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornรฒ a casa sua giustificato, perchรฉ chiunque si esalta sarร umiliato, chi invece si umilia sarร esaltatoยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.