Dehoniane – Commento al Vangelo del 28 Febbraio 2019

Il commento alle letture del 28 febbraio 2019 a cura del sito Dehoniane.


VII settimana del tempo ordinario – III settimana del salterio

Convertirsi

«Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato […]. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno» (Sir 5,5.8). Con questa parole piene di saggio realismo, il libro del Siracide ci invita alla vigilanza nel cammino quotidiano di adesione alla Parola di Dio. La conversione è qualcosa di serio ed è per questo che deve trasformarsi in vita. Dio ci offre ogni giorno la possibilità di cambiare, come ogni giorno ci offre il suo perdono. Ma il tempo che ci sta davanti è donato non per rimandare la conversione, ma per accoglierla come via di salvezza, come segno dell’amore di Dio.

Anche la parola di Gesù, riportata nel Vangelo di  Marco,  è  un invito alla conversione e alla vigilanza. Ma dobbiamo riconoscere che è una parola dura ed esigente: «Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala […]; ma se il sale diventa  insipido,  con  che cosa gli darete sapore?» (Mc 9,43.50). Se il discepolo, nella  sequela quotidiana, diventa sempre più consapevole della serietà della proposta di Gesù, a volte rimane disorientato di fronte alla durezza non nascosta di una parola che come spada raggiunge in profondità la propria vita. Per di più, in questo caso, la situazione descritta e il linguaggio utilizzato diventano quasi paradossali, assurdi. C’è quasi una sorta di masochismo che appare esagerato    in rapporto a un comportamento sicuramente errato: tagliare una mano, un piede, cavare un occhio, essere buttati in mare…! Ma     che cosa chiede realmente Gesù al suo discepolo? Dove sta la conversione?

Se per un attimo lasciamo da parte la durezza di un linguaggio, la sua paradossalità, dobbiamo dire che ciò che sta a cuore a Gesù è la verità di un cammino, la sua autenticità, la responsabilità di colui  che  ha  scelto  l’evangelo  e  l’annuncio  del  Regno.  Questa  è una  cosa  troppo  importante  per  essere  compromessa.  E  soprattutto  seguire  Gesù,  e  come  lui  darsi  totalmente  all’annuncio  del Regno,  di  quella  gioiosa  notizia  che  strappa  l’uomo  da  ogni  forma  di  morte,  significa  fare  delle  scelte  che  cambiano  la  vita,  che plasmano in essa uno stile. Ed è lo stile stesso di Gesù. Ponendo al centro un bambino (cf. 9,36-37), Gesù si era identificato con il piccolo,  la  cui  accoglienza  incondizionata  è  un  atto  profondo  di comunione con il Padre stesso. E in qualche modo Gesù continua su questa linea di attenzione all’altro, attraverso il quale si rivela tutta la compassione di Dio per l’uomo debole, per l’escluso, per colui  che  si  è  tentati  di  mettere  ai  margini,  di  rifiutarne  la  diversità: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me…» (9,42).

Gesù  richiama  il  discepolo  all’attenzione  su  se  stesso,  sul suo modo di testimoniare l’evangelo. E su questo deve vigilare continuamente. È questa la serietà che Gesù vuole comunicare attraverso un linguaggio duro e paradossale. Seguire Gesù e come lui donarsi totalmente al Regno, vuol dire intraprendere un cammino paziente di purificazione: giorno dopo giorno, il discepolo è chiamato a togliere tutti quegli ostacoli (scandali) che frenano in lui e attorno a lui la crescita del Regno; eliminare quell’opacità nell’agire, nel pensare, nell’essere, che impedisce la trasparenza della gioiosa notizia di Gesù nella propria vita. Dunque non è un masochismo o un’autodistruzione; non è uno sforzo o un’ascesi soffocante. È un cammino di liberazione che rende la vita del discepolo pienamente disponibile all’azione dello Spirito. Uno scultore, per realizzare da un blocco di pietra quell’opera che ha in mente, deve togliere, con violenti colpi di scalpello, tutto ciò che è in più, per modellare e far emergere il frutto della sua creazione. Anche per il discepolo avviene così: in gioco è il progetto creativo di Dio, in lui e nella storia. Bisogna essere disponibili a eliminare tutto ciò che impedisce a questo progetto di prendere forma. In questo paziente lavoro, che è la conversione, lo Spirito lavora come un artista per realizzare in noi l’opera di Dio. Ma a noi è richiesta la responsabilità e la serietà di chi è cosciente della posta in gioco: essere sale della terra e luce del mondo, perché coloro che vedono le nostre opere buone possano glorificare il Padre che è nei cieli.

Concedici o Signore di camminare sempre alla tua luce, affinché possiamo porre i passi sulle orme della tua parola. Le nostre mani e i nostri piedi non siano d’inciampo ai fratelli, il nostro occhio guardi sempre con misericordia ogni uomo. Nulla in noi scandalizzi il piccolo, ma ogni nostro gesto compiuto nel tuo nome diventi segno della tua presenza in mezzo a noi. Amen.

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Mc 9, 41-50
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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