Il commento alle letture del 23 gennaio 2019 a cura del sito Dehoniane.
II settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio
La mano tesa
Ancora una disputa attorno all’osservanza della legge del sabato mette a confronto nuovamente i farisei e Gesù. Ma al centro di questa controversia c’è un uomo sofferente, un uomo con una mano paralizzata, ed è proprio Gesù a porlo in mezzo alla sinagoga e a provocare la reazione dei presenti: «Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati, vieni qui in mezzo!”» (Mc 3,3). Quest’uomo non chiede nulla: è presente come gli altri nella sinagoga ed è lì per ascoltare Gesù. La sua vita è ferita e umiliata perché gli è impedito di lavorare: è emarginato in una solitudine che non gli permette di vivere pienamente le relazioni sociali, la creatività di un lavoro, la dignità del suo essere persona. Non dice nulla quest’uomo, ma il suo corpo grida silenziosamente un bisogno di guarigione. E i farisei che sono presenti sembra no accogliere questo grido mettendolo subito in relazione con Gesù. Lo guarirà oppure no? È sabato e quell’uomo di fatto non è in grave necessità o in pericolo di vita: certo ha una mano paralizzata, ma chissà da quanto tempo vive così! Gesù violerà il sabato oppure osserverà scrupolosamente la legge del riposo? Ma a loro non importa la guarigione di quell’uomo; questi è solo un «caso», o meglio, un pretesto. A loro interessa vedere come si comporta Gesù; infatti, «stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo» (3,2).
Gesù conosce questi interrogativi soffocati e nascosti nel cuore e all’improvviso li smaschera mettendo anzitutto al centro l’uomo. Ciò che conta è quest’uomo nella sua realtà concreta, nella sua dignità umiliata, con la sua storia di sofferenza, con il suo bisogno di salvezza. E se Gesù pone al centro della sinagoga, proprio nel giorno di sabato, quest’uomo con la mano paralizzata, lo fa per affermare una profonda verità: a Dio interessa quest’uomo e vuole che quest’uomo possa vivere nella gioia quel dono che gli è stato fatto, essere immagine stessa di Dio ed essere in comunione con lui. Ecco allora la domanda di Gesù rivolta a quei farisei che stavano osservando che cosa avrebbe fatto: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?» (3,4). Qui non si tratta di risolvere un caso giuridico, ma di porre una scala di valori, anzi di quei valori che sono alla base della legge che Dio ha dato al suo popolo. Fare il bene o compiere il male, salvare una vita o sopprimerla sono le alternative che rivelano l’autentica obbedienza alla legge di Dio oppure la disobbedienza del peccato, l’allontanamento dalla volontà di Dio. Non esiste una posizione neutra e non ci si può nascondere dietro l’ipocrisia di un’infinità di casi. Ma il fare il bene o il male, nel caso concreto, è stabilito dall’uomo nel suo bisogno reale e a partire da questo si deve compiere una scelta che incarni la volontà di Dio. La risposta all’interrogativo di Gesù non lascia scampo e i farisei avrebbero potuto rispondere onestamente a questa domanda. Ma, mancando l’onestà, la ricerca della verità e la disponibilità alla conversione, preferiscono tacere, preferiscono nascondere dentro di loro la rabbia contro Gesù e manifestarla subito dopo in un complotto: «Uscirono con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire» (3,6).
Il racconto è iniziato con lo sguardo malizioso dei farisei e termina con lo sguardo sdegnato di Gesù: «Guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori…» (3,5). Due sguardi che si incrociano sull’uomo: uno sguardo catturato dalla propria pretesa di conoscere la volontà di Dio ma senza un reale coinvolgimento in favore dell’uomo, vera immagine di Dio, e uno sguardo che rivela quelle viscere di misericordia del Padre che fremono di fronte al dolore dei suoi figli. Dio si indigna quando l’uomo è ferito, ma si indigna anche quando l’uomo non è capace di accogliere con misericordia le ferite del fratello, quando l’uomo rimane chiuso nella durezza del suo cuore. Gesù alla fine guarisce quell’uomo dalla mano paralizzata. Davvero «il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (2,28), perché ci rivela la volontà di Dio: fare sempre il bene salvando e donando la vita. Dio tende sempre la mano per comunicare all’uomo la vita.
Signore Gesù, tu ci hai rivelato il cuore del Padre che custodisce con infinito amore la vita di ogni uomo perché ognuno ai suoi occhi è prezioso. Ogni nostro gesto e parola sia segno di quest’amore, perché non dimentichiamo mai quell’immagine divina impressa nel volto di ogni nostro fratello e di ogni nostra sorella, e quell’immagine umana che risplende sul tuo volto.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mc 3, 1-6
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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