Dehoniane – Commento al Vangelo del 19 Dicembre 2018

Il commento alle letture del 19 Dicembre 2018 a cura del sito Dehoniane.


III settimana di Avvento III settimana del salterio

Muti perché increduli

Ascoltiamo oggi l’annuncio di due nascite: Dio trasforma la sterilità in fecondità. Sia la moglie di Manoach, sia Elisabetta, sposa di Zaccaria, sono donne sterili alle quali l’angelo del Signore profetizza una sorprendente maternità. Dal gioco delle somiglianze tra i due racconti emergono anche le differenze. La nascita di Sansone viene annunciata alla madre, mentre quella di Giovanni al padre, Zaccaria.

Diversa è anche la reazione: la moglie di Manoach va dal marito per raccontargli la straordinaria esperienza che ha vissuto. Al contrario, Zaccaria diventa muto, a motivo della sua incredulità. La mancanza di fede non scava solchi solamente tra noi e Dio, ma anche tra noi e gli altri. Mentre la futura mamma di Sansone può condividere la sua gioia con Manoach, Zaccaria, ridotto all’impossibilità di parlare, non la può condividere con nessuno, neppure con Elisabetta.

Egli, peraltro, ha ricevuto dall’angelo un annuncio che riguarda non soltanto la sua vita, ma anzitutto quella della moglie: è Elisabetta che riceve il dono di un’insperata gravidanza, accogliendo la chiamata a diventare madre. L’angelo lo annuncia a Zaccaria, perché Zaccaria possa a sua volta comunicarlo alla moglie. Non potrà farlo a motivo del mutismo al quale lo condanna la sua mancanza di fede.

Tuttavia, ciò che Dio promette lo realizza, nonostante la resistenza di Zaccaria: Elisabetta comunque diventa feconda e concepisce una nuova vita. Notiamo qui due aspetti sorprendenti dell’agire di Dio. Il primo: l’incredulità di Zaccaria non arresta l’attuazione della promessa.

Spesso, nei vangeli, la fede o l’incredulità hanno il loro peso in ordine al realizzarsi della parola di Gesù. A molti uomini e donne che guarisce Gesù dice: Va’, la tua fede ti ha salvato. Viceversa,  a Nazaret l’incredulità dei suoi concittadini non gli permette di compiere prodigi, ma di guarire soltanto pochi  malati  (cf.  Mc  6,5). Nel caso di Zaccaria, invece, la promessa va avanti; la sua mancanza di fede non può bloccarla o vanificarla. Anche questo testimonia come qui sia in gioco un’azione decisiva di Dio, che  egli comunque intende attuare nella storia; la nostra incredulità non ha il potere di comprometterla.

C’è però un secondo aspetto da non trascurare. Ciò che l’incredulità impedisce a Zaccaria non è di diventare padre, ma di annunciare la promessa, e la gioia che essa custodisce, a sua moglie Elisabetta. Costei, evidentemente, verrà a sapere da altri cosa significhi la sua maternità. Zaccaria non può impedire il realizzarsi del progetto di Dio, ma non si lascia coinvolgere in esso. Non ne diviene protagonista e testimone.

Ci interroga non poco questo suo atteggiamento. Anzitutto perché, come Luca ci informa, questo figlio era stato a lungo desiderato e invocato nella preghiera. È l’angelo stesso a ricordarlo:

«La tua preghiera è stata esaudita» (Lc 1,13). Eppure, in modo paradossale, quando finalmente l’esaudimento giunge, Zaccaria non sa né riconoscerlo né prestargli fede. C’è, nell’esperienza di Zaccaria, e nel modo in cui Luca ce la consegna, un importan   te avvertimento per la nostra fede. Possiamo essere anche noi, come Zaccaria ed Elisabetta, «giusti davanti a Dio», capaci di osservare «irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore» (Lc 1,6).

Possiamo anche noi essere fedeli e perseveranti nella preghiera, insistendo nell’implorare da Dio il dono che desideriamo per la nostra fecondità. Eppure possiamo rimanere incapaci   di riconoscere i segni della grazia del Signore che si manifestano in mezzo a noi. Pensiamo ad altro, siamo indaffarati altrove. A renderci muti è l’incapacità di vedere la grazia di Dio che fruttifi ca nell’ordinarietà dei nostri giorni. Al contrario, Elisabetta vede, parla e dice, annuncia cosa il Signore ha fatto per lei. La fede autentica trasforma occhi e bocca. L’incredulità rende ciechi e muti. O meglio, è il non vedere a renderci increduli e incapaci di parlare il linguaggio della lode, del ringraziamento, dell’annuncio.

Padre, la tua parola è per noi, ogni giorno, annuncio di gioia, che consola le nostre afflizioni, ricolma di beni le nostre povertà, ci offre una promessa di vita, che la tua fedeltà porta a compimento, nonostante le nostre resistenze. Apri i nostri cuori affinché crediamo, i nostri occhi affinché vediamo, le nostre labbra affinché ti lodiamo.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 1, 5-25
Dal Vangelo secondo Luca

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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