Il commento alle letture del 12 Novembre 2018 a cura del sito Dehoniane.
S. Giosafat, vescovo e martire (memoria)
XXXII settimana del tempo ordinario II settimana del salterio
Un granellino di fede
Nel brano di Luca che oggi la liturgia ci propone, sono presentati tre detti di Gesù che non sembrano avere un immediato legame tra loro. Il primo detto riguarda le occasioni di scandalo che possono ferire la vita di una comunità. C’è poi un forte richiamo alla necessità del perdono, come criterio evangelico nelle relazioni tra fratelli. E infine la terza parola è una risposta di Gesù a una preghiera degli apostoli: «Accresci in noi la fede!» (Lc 17,5). Ci soffermiamo su quest’ultima parola di Gesù perché, in fondo, è proprio la fede a permettere un continuo discernimento nella vita di una comunità per essere attenti ai più deboli, per evitare gli scandali e per accogliere colui che pecca. Anche l’apostolo Paolo, nella sua esortazione a Tito, pone la fede come principio che regola il comportamento e il discernimento di chi è chiamato a presiedere la vita di una comunità. Per il vescovo, ma anche per i presbiteri, la fede diventa la forza che permette di orientare tutto al bene di una comunità. Infatti il vescovo deve essere non solo «amante del bene», ma «fedele alla Parola, degna di fede, che gli è stata insegnata, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare i suoi oppositori» (Tt 1,8-9). La fede, come fedeltà alla Parola ricevuta, permette a una comunità di rimanere nella verità e di essere trasparenza dell’evangelo.
Ma quando si ha la fede, e come la si può misurare? Ognuno di noi si è posto, in particolari momenti del suo cammino, tale domanda. E ognuno ha scoperto che la fede come adesione a principi o a verità che compongono il bagaglio religioso del cristiano, pur necessaria, non è sufficiente. La fede per essere vera deve coinvolgere la vita, deve diventare una prospettiva di vita, un modo di guardare la vita, di scegliere la vita. Una fede capace di abbracciare tutta la vita non può ridursi a credere in qualcosa, ma deve trasformarsi in un rapporto con qualcuno che dà la vita. La fede è credere nella vita donata da Gesù, in quella vita che è comunicata nella sua parola e nel suo volto, nella sua morte e nella sua risurrezione. Comprendiamo subito che, in questa prospettiva, fede è affidare tutto se stesso a una persona, confidando nel suo amore radicale; fede è rischiare continuamente nella sequela di colui che, solo, conosce il cammino verso la pienezza della vita, ponendo il nostro passo dietro al suo, dando piena fiducia alla sua parola di vita. Sappiamo che in noi ci sono molte resistenze a questo tipo di fede; abbiamo molte resistenze ad affidarci al Signore e lasciare che sia lui a guidare il nostro cammino. Ma è proprio in questa fiducia che si misura il nostro rapporto con il Signore, la nostra fede e il nostro amore.
Ecco allora la domanda del discepolo che ha scoperto ciò che è essenziale alla sua vita: «Accresci in noi la fede». Di fronte alla paura di perdersi, allo smarrimento che nasce dal seguire Gesù, di fronte al male che è in noi e attorno a noi e sembra sempre più forte e violento, ci accorgiamo della piccolezza della nostra fede, di non farcela da soli. E la risposta di Gesù è sorprendente:
«Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6). Gesù non parla di una fede grande che è necessaria per credere, ma parla di una fede piccola come un granello, una briciola di fede per fare miracoli. La fede grande (la forza e il di più che chiediamo al Signore) sta nell’accettare che la nostra fede sia piccola, povera, e che la nostra fede sia una fede dei piccoli e dei poveri: cioè di coloro che finalmente hanno capito che non possono mai poggiarsi sulle loro forze, ma che confidano con umiltà e tenacia nell’unico a cui tutto è possibile. Qui sta il miracolo della fede piccola come un granellino: è il credere nonostante tutto, il continuare a fidarsi di Dio anche se nulla in noi o attorno a noi sembra cambiato; è lasciare a Dio di valutare e misurare i risultati, contenti solo di avere in lui una roccia così salda che nulla può spostare, cioè il suo amore, la sua compassione, la sua fedeltà. La fede piccola come un granellino è, in fondo, riconoscere che l’unica cosa che conta è la fedeltà del Signore.
Signore Gesù, accresci in noi la fede nella forza del tuo perdono. Accresci in noi la speranza nella tua infinita misericordia.
Accresci in noi la carità nel perdonare ogni fratello. La nostra fede sarà grande solo se confiderà nella tua misericordia.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 17, 1-6
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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