Dehoniane – Commento al Vangelo del 12 Marzo 2019

Il commento alle letture del 12 Marzo 2019 a cura del sito Dehoniane.

I settimana di Quaresima I settimana del salterio

Il cammino della santità, su cui abbiamo indugiato ieri, è anche cammino di comunione tra cielo e terra, tra il luogo di Dio e il luogo degli uomini. Nell’incarnazione di suo Figlio, Dio è entrato nella condizione degli uomini per introdurli nel suo Regno. Uno degli ambiti nei quali possiamo già pregustare questa comunione, nell’attesa che si compia definitivamente nel tempo che viene, è quello che oggi la liturgia ci prospetta: la preghiera. In essa, infatti, si attua l’incontro tra la Parola di Dio che scende verso di noi e la nostra parola che sale fino a lui.

La Parola di Dio, profetizza Isaia, è «come la pioggia e la neve» che fecondano la terra consentendole di produrre i suoi frutti, che saziano le creature che la abitano (cf. Is 55,1011). Addirittura, secondo il noto versetto del Deuteronomio che Gesù citerà nel deserto delle tentazioni, «l’uomo non vive soltanto di pane», ma «l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3; cf. Mt 4,4). Quest’ultima affermazione ci aiuta a comprendere che anche in questo si manifesta l’efficacia della Parola: nel suscitare uomini e donne che, come Gesù, sanno camminare lasciandosi illuminare dalla sua parola, che la assumono come criterio delle loro scelte e delle loro azioni, che trovano in essa consolazione e forza per il proprio cammino umano e spirituale.

Davvero «la tua parola mi fa vivere» (cf. Sal 118[119],50). La nuova versione della Bibbia della CEI traduce ora così questo versetto: «la tua promessa mi fa vivere». Sì, è vero, c’è una coincidenza tra la Parola e la promessa, perché quella di Dio è sempre una parola promettente. Non si tratta peraltro di una promessa vana o illusoria, ma che mantiene la parola data, secondo quell’efficacia che oggi Isaia ci garantisce.

La Parola di Dio non rimane inattiva, ma produce frutti, e tra di essi spicca la nostra risposta. Se Dio parla, è per intessere un dialogo con noi. Dio è parola, ma anzitutto è dialogo: quando parla, si dispone ad ascoltarci. Anche in questo si manifesta la potenza di una comunicazione che ci fa essere davanti a lui non solamente come «uditori della parola» (secondo una felice espressione resa celebre dalla riflessione teologica di Karl Rahner), ma ci costituisce come persone capaci di rispondere, di entrare con lui in un autentico dialogo.La preghiera è il luogo eminente nel quale questo dialogo si attua.

Dio conversa con noi, come un amico parla con il suo amico (cf. Es 33,11). E si sa, tra amici non è necessario sprecare parole (cf. Mt 6,7). Non occorre moltiplicarle, come se fosse necessario superare una distanza o colmare una lontananza. Quando le relazioni sono vere, segnate da prossimità, confidenza, accoglienza, bastano poche parole, perché a parlare sono soprattutto gli sguardi, i silenzi, gli atteggiamenti e i sentimenti interiori, i moti dello spirito e del cuore.Consegnandoci il Padre nostro, Gesù ci insegna, più che parole da pronunciare, i giusti atteggiamenti da assumere per rimanere davanti al Padre. Anzi, l’atteggiamento è essenzialmente uno: quello del figlio che desidera conformarsi al desiderio del Padre, che non solo sa dargli del «tu», ma vuole esprimergli il suo «sì», affinché si attui davvero la comunione tra il cielo e la terra: «come in cielo così in terra» (6,10). Essere generati da Dio all’esperienza filiale, significa però lasciarsi consegnare all’esperienza fraterna. Ecco allora che la preghiera, questo dialogo intimo faccia a faccia, come quello dell’amico con l’amico, non può che declinarsi al plurale: il Padre non è mio, ma nostro; il pane accolto deve rimanere un pane condiviso; il perdono che ricevo matura dentro il perdono offerto; la liberazione dal male alla quale aspiro non è soltanto per me, ma per tutti…

L’efficacia della Parola di Dio ha sempre questo respiro comunionale. La prima risposta che suscita sta nel nostro diventare un «noi». Dio parla e ciò che attende da noi è che diventiamo una comunità, un popolo, una fraternità. La Parola di Dio a questo tende: a radunarci insieme nell’unico abbraccio della sua paternità.

Padre buono, noi ti benediciamo perché tu desideri conversare con noi, come un amico parla con il suo amico, come un padre ascolta volentieri, e con amore, il proprio figlio. Accordaci di comprendere come la nostra preghiera è il mistero di un incontro fecondo: attua la nostra comunione con te e quella tra di noi, così che diventiamo in te una sola cosa.

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Vangelo del giorno

Mt 6, 7-15
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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