Dehoniane – Commento al Vangelo del 1 Novembre 2018

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Il commento alle letture del 1 Novembre 2018 a cura del sito Dehoniane.

Tutti i Santi
 XXX settimana del tempo ordinario II settimana del salterio

Una moltitudine immensa

Nella recente esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, papa Francesco afferma che «lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio, perché “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo     la verità e lo servisse nella santità” (LG 9)» (n. 6). Veniamo così sollecitati a contemplare quella moltitudine immensa, di cui  ci parla l’Apocalisse nella prima lettura. È un’immagine che ci ricorda che la santità supera e abbatte ogni muro di divisione che noi così spesso edifichiamo. La santità fiorisce e matura ovunque, in ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Anche là dove meno te lo aspetti. Laddove tu penseresti di trovare solo della zizzania, c’è invece il grano buono, ci sono i figli del Regno, seminati dalla misericordia del Padre, che nel suo amore si prende cura anche del più piccolo seme, lo protegge, lo nutre, lo fa crescere, finché non diventi il grande albero che non ha più nulla da temere né dalla zizzania né da tutto ciò che lo può minacciare o intimorire. I figli del Regno sono quei poveri, quei miti, quegli afflitti, quei bisognosi di qualcuno che renda loro giustizia, quegli operatori di misericordia e di pace, quei perseguitati e quei perdenti della storia, che Gesù ha l’audacia, ma anche la follia, di chiamare beati. Questa è appunto la follia del Regno, la follia della santità, la follia di chi sa di poter contare non sulle proprie forze, perché conosce le proprie debolezze; di chi sa di non poter contare sulle proprie ricchezze, perché conosce le proprie povertà; di chi sa di non poter contare sulle proprie virtù, perché conosce i propri peccati, ma proprio per questo motivo si sa amato, custodito, santificato dalla misericordia del Padre.

Il concilio ecumenico Vaticano II, ricordando la chiamata universale alla santità, ne ha disegnato due tratti essenziali (cf. in particolare LG 40). Il primo: che si tratta appunto di una chiamata. Non qualcosa che possediamo o che ci procuriamo con le no stre abilità o virtù morali, ma che ci precede, come un dono da accogliere e al quale rispondere. Inoltre, la chiamata è sempre dentro una dinamica personale e relazionale. C’è qualcuno che   mi chiama a sé, e lo fa personalmente, con il mio nome. Lo ricorda la Prima lettera di san Giovanni: «Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio,   e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1). Il Padre ci chiama per nome,    e chiamandoci per nome ci dona la nostra identità, ci fa essere realmente chi dobbiamo essere.

Il secondo tratto: la vocazione alla santità è chiamata alla «perfezione della carità». Alla perfezione dell’amore. Non consiste dunque nella perfezione di virtù eroiche, o ascetiche, o morali, ma nella perfezione dell’amore. C’è un solo amore perfetto, quello     di Dio, e la perfezione del nostro amore consiste nel diventargli somiglianti. Ci sono due modi possibili e diversi per diventare somiglianti. Il primo è quello di truccarsi, come fanno gli attori. Il secondo è quello dei figli, di chi assomiglia al padre o alla madre perché è stato da lui o da lei generato. Ha un nome non perché  un copione da recitare glielo abbia assegnato, ma perché si lascia imporre il proprio nome dal padre e dalla madre. Essere santi significa vivere nella perfezione dell’amore perché ci lasciamo continuamente rigenerare dall’amore del Padre. In una catechesi tenuta a Roma durante la Giornata mondiale della gioventù, nel giubileo del 2000, il cardinale Martini affermava: «Essere santi vuol dire lasciarsi amare da Dio, lasciarsi guardare da Dio come Dio guarda Gesù, vuol dire essere figli con e in Gesù, essere amati, lavati, perdonati da Gesù. Essere santi è davvero un problema di Dio prima che nostro, un problema che tocca a Dio risolvere.    A noi spetta di lasciarci amare».

Padre, tu ci chiami alla felicità del tuo regno. Rendici attenti e vigilanti, perché non cadiamo nella tentazione di fondare la nostra vita sui nostri possessi, anziché sui tuoi doni; sui nostri

sforzi di perfezione, anziché sul tuo Spirito che ci trasforma; sulla nostra idea di giustizia, anziché sulla misericordia che tu ci riveli.

Fonte

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TUTTI I SANTI

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di giovedì 1 Novembre 2018 anche qui.

Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.

Mt 5, 1-12
Dal Vangelo secondo Matteo

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 28 Ottobre – 03 Novembre 2018
  • Tempo Ordinario XXX
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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