Dave Hach – Commento al Vangelo del 9 Maggio 2021

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Oggi, ci viene proposta una pagina di Vangelo molto particolare, che va riletta con cuore spalancato e sempre nuovo, che non solo si stupisce ma accetta e pronuncia l’«Eccomi», sapendo che questa risposta impegna pienamente la nostra essenza di cristiani autentici.
Le rivelazioni di Gesù sul comandamento dell’Amore sono l’espressione di un progetto, di un ri-progettarsi in maniera continua di generazione in generazione, ma anche in ogni persona. Se ci sfugge questa pagina di Vangelo, noi riteniamo di credere, ma in realtà non crediamo, perché ci è sfuggito Gesù. Siamo perciò chiamati a possedere sempre meglio questa Verità, la suprema che il Cristo è venuto a rivelarci.

Ed è un progetto che va sicuramente ri-progettato; difatti, pur essendo adatto a noi come nessun altro, nello stesso momento ci supera, percepiamo che ci porta sempre più in alto. E noi umani, che tendiamo spesso a ridiscendere, dobbiamo costantemente lasciare che la Parola di Dio ci risollevi alla nostra verità.

Sostanzialmente Gesù lancia un messaggio che potremmo enucleare in quattro rivelazioni tanto semplici quanto grandi.
La prima è «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi». Scopriamo qui due elementi che in apparenza sono in antitesi, in quanto Gesù parla di una nuova qualità di amore. «Come il Padre ha amato me», che significa di non cercare più la spiegazione del vocabolo amore in ciò che noi viviamo, sappiamo, leggiamo, impariamo. Alziamo gli occhi: vi è un altro Amore, che è Dio. Accade, dunque, che un popolo antichissimo come le creature umane, si riempia di significato divino.

«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»: ecco la seconda rivelazione del messaggio di Gesù. Chiunque intraprenda un cammino d’amore, piccolo o grande, è sempre la gioia che va a cercare, e quando la vita lo costringe a staccare questi due concetti, amore e gioia, lo fa con profonda delusione e altrettanto profondo dolore. E, qui, Gesù ce lo conferma, dicendoci che abbiamo ragione quando, pensiamo o desideriamo vivere d’amore, desideriamo anche la gioia. Ebbene, dobbiamo sapere che l’amore di cui Gesù ci sta parlando è l’amore della gioia. E non è un caso che Egli aggiunga un termine molto importante: «e la vostra gioia sia piena». Pur cercando la gioia nell’amore, tutte le creature umane debbono confessare che essa non è stata piena come desideravano: c’è più amore in crisi che amore realizzato sulla faccia della terra, e sicuramente anche nella nostra vita.

Vi è poi una terza rivelazione che Gesù ci espone: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». Questo amore capace di darci la gioia piena deve effondersi, manifestarsi tra di noi e renderci felici insieme. Non un amore tra me e Dio, ma l’amore di Dio in me; tra me e Lui certo, ma subito anche il nostro comune amore di Dio e in Dio.
Gesù considererebbe fallito il suo messaggio se non accadesse che i suoi credenti si amino fra di loro: l’esperienza fondamentale dei cristiani dev’essere il volersi bene, l’amarsi.

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto»: la quarta e ultima rivelazione è che questo progetto non è per creare un piccolo cenacolo di persone, ma ha un fine ben diverso. Questa è la promessa di Gesù, affinché il nostro nuovo modo di amare calato dentro la nostra vicenda e la nostra vita, produca frutti buoni, e tutti ne saremo felici.

Ci viene, dunque, annunciato un amore nuovo, che diventa l’elemento caratterizzante del nostro essere insieme cristiani e che sa produrre, a tutti i livelli della vita – sociale, economica, politica – frutti tali che le persone possano affermare di stare molto meglio ora.
Ecco perché questo Vangelo ha in sé la forza di un progetto. Coi progetti, però, non si scherza: prima di tutto richiedono riflessione profonda, poi impegno e verifica per valutare se si sta andando avanti; infine realizzazione, attuazione degli obiettivi. Gesù ha compiuto tutto questo in modo perfetto, e ha potuto dire alla fine di averci amato fino al colmo, proponendoci lo stesso stile di vita.

In sintesi, teniamo presente che la rivelazione «Dio è amore» è la vera pienezza della vita che non è solo quella dell’amare, ma anche dell’essere amato. Certo, può anche accadere che uno ami e non sia ricambiato subito, ma l’aver amato è già ricompensa a se stesso, ben sapendo che l’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo. Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla, ma diventa l’unità di misura della stessa fede: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». L’amore, quindi, sboccia e fiorisce secondo tempi che sono sempre personali e non codificati e obbligati ed è per questo che non lo si può forzare o accelerare. Purtroppo oggi l’amore è confuso col possedere ed è per questo che spesso si riduce solo a un fugace e superficiale incontro di corpi o di sensazioni.

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