Dave Hach – Commento al Vangelo del 8 Agosto 2021

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Per chi aspira a farsi adulto nella fede, è dato un Pane che rende forti, unisce coloro che ne sentono necessità nel proprio nucleo familiare, dona consapevolezza di appartenenza e, tuttavia, dona energia per il bene comune di tutta la società: questo Pane è Gesù, e il nostro sguardo è fisso su di Lui, su Colui che rende perfetta la nostra fede!

Dio non si vede, eppure si vede il suo operato: Gesù è l’operato di Dio, credere nel suo Figlio, è credere in ciò che il Padre compie per nutrire, dona forza per camminare affinché si raggiunga la meta per non fallire la missione – come per Elia – e giungere «fino al monte di Dio, l’Oreb».

Quindi, è in questo contesto che dobbiamo comprendere che cosa è il Pane Eucaristico, chi è Gesù per noi nella corsa affannosa della vita. Sennò, non smetteremmo più di mormorare contro Dio, convinti di essere lasciati soli o abbandonati proprio quando anche a noi ha donato, si è donato come Pane del Cammino, acqua per la nostra arsura. Dono concreto, direi masticabile, il suo!

Gesù, dunque, è il Pane dei cristiani, il Pane del nuovo modo di essere profeti. A Elia era stato dato da mangiare da parte del Signore, per portare a termine la missione che gli era stata affidata. A noi Dio dona tanto, dona tutto, dona il suo Figlio e la sua «carne per la vita del mondo».

Quando Paolo ci invita a non «rattristare lo Spirito Santo di Dio», mentre mettiamo in dubbio che Dio possa alimentare la nostra fame e sete di Lui, salvare dalla morte la nostra precaria esistenza, dare un senso a tutto ciò che la vita comporta, ci sprona a farci «imitatori di Dio», a fare anche del nostro vivere un dono di forza per superare tutti gli elementi disgreganti e mortificanti, quali l’asprezza, lo sdegno, l’ira, il clamore, la maldicenza, la malignità, e a immettere in noi quella realtà divina e soprannaturale che dà alla nostra vita una dimensione che va aldilà di tutto, ma proprio tutto.

Si tratta di diventare per il prossimo quello che Gesù è per noi: diventare parola che incoraggia, diventare nutrimento di speranza. In tal senso, però, siamo invitati a non scindere, in nessun caso, l’eucaristia dalla cristologia, con il pericolo di cosificare il Sacramento e di impoverirlo dell’immensità del mistero giacché è pane di vita, «il pane vivo, disceso dal cielo», che opera in ciascuno di noi una forza di attrazione divina, invitandoci ad abbracciare bellezza e tenerezza.

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