«Le opere del Signore non sono soltanto dei fatti, ma anche dei segni. E se sono dei segni, oltre ad essere mirabili, devono pur significare qualcosa». (Sant’Agostino)
Nel vedere il mondo intero che soffre per il particolare momento storico che stiamo attraversando, vedo che il Vangelo odierno è consono a quanto stiamo vivendo, vedo che necessitiamo di uscire dai nostri sepolcri e liberarci dalle bende, in quanto siamo tutti Lazzaro. Nonostante questa nostra morte, vedo anche un Dio buono, un Dio presente che soffre nel vedere l’umanità perduta, sepolta sotto cumuli di pietre, colpita nel cuore dal maligno. È vero! Il male ha deviato, corroso, inquinato la nostra natura, cosicché siamo diventati incapaci di riconoscere la voce di Dio che ci chiama, mentre amplifichiamo, TUTTORA, le urla del nostro egoismo che pretende di affermarsi, di dettare valori e princìpi, arrogandosi il diritto di stabilire ciò che è bene e ciò che è male. Ecco il peccato, che ha l’autentico significato di farci la nostra legge, abolendo quella di Dio.
In questo senso il peccato è una tirannia, perché condanna la persona ad essere un nulla, privata del suo Creatore, sua origine e suo fine. L’anima in peccato è come una stella spenta, è l’orrore di un immenso universo vuoto nel quale non c’è null’altro che la solitudine. Nonostante tutto, Dio ci ama e viene in nostro aiuto. Lo specchio di Dio, il soccorso che Egli ci invia per vincere la morte del peccato è suo Figlio Gesù, il quale in realtà ha interpretato la sua esistenza terrena come costante donazione di sé; una donazione consumata giorno per giorno, assumendo ogni sofferenza, ogni povertà, ogni patire del prossimo. Gesù, dunque, si lascia travolgere nella morte della persona perduta, nella morte frutto del peccato. Ma il Cristo vince la morte, perché è il Salvatore, l’inviato del Padre.
Il significato della salvezza sta proprio qui: uscire dalla morte, dominarla, trionfare su di essa non schivandola, ma superandola, andando oltre. Gesù risorge, cioè spazza le tenebre, le inonda di luce, permettendo alla persona di ogni tempo di ritrovare se stesso, di riconoscere la sua vera natura, di sentire di nuovo l’anelito per Dio, che ci salva nel presente attraverso lo Spirito Santo. Sì, Gesù ci salva nel suo Spirito e nello Spirito del Padre suo, perché lo Spirito è il Dio segreto, il Dio senza volto che si confonde con la propria azione, che si confonde con la vita che dona, facendola crescere in noi, sino al suo pieno sviluppo: «L’esperienza dello Spirito è offerta a tutti, è la luce segreta e l’apertura sull’infinito nello spessore del quotidiano; l’uomo lo avverte non appena il suo cuore di pietra comincia a diventare un cuore di carne». (Olivier Clement)
Questa esperienza di salvezza, che si opera con l’irruzione dello Spirito di Gesù nella nostra vita, non è riservata a pochi eletti, bensì appartiene a ogni essere umano. Lo Spirito, infatti, come ci disse Tertulliano, è come il vento che, sotto le dita del Padre, fa suonare gli organi, ciascuno dei quali ha diverse modulazioni. Ora lo Spirito adatta l’azione di Dio, che salva l’umanità attraverso Gesù, secondo le necessità, i ritmi di ciascuno, in quanto è promessa aldilà di ogni divisione, più forte di ogni rottura, speranza che trionfa su tutte le disperazioni, gioia piena davanti al tuo volto che vince ogni nostra tristezza.
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