Sinora, il Vangelo secondo Marco ci ha guidati a una fede adulta, quindi a incontrare Gesù, a diventare suoi discepoli, ad avere fame di Lui per non perdere quello che dobbiamo essere: sale, sapore, calore, lievito e missione in mezzo al mondo. Abbiamo anche appreso che è, particolarmente, un Vangelo adatto per gli eterni «ricomincianti» della Fede, intesa come risposta alla nostra domanda su Gesù: chi è costui?
Ora, saggiamente, e per cinque domeniche, la liturgia, per meglio aiutarci a capire chi è Gesù – centro propulsivo dell’essere cristiani -, inserisce il capitolo sesto secondo l’evangelista Giovanni, detto della inserzione sul Pane di Vita; per cui ci troviamo innanzi a un capitolo fulgido e fortissimo, ma per comprendere la straordinaria importanza dell’episodio di questa domenica, occorre tenere presente l’unità tematica dell’intero capitolo sesto.
Nel frattempo, leggiamo che il disegno della salvezza di Gesù, è quello di annunciare con chiarezza il piano del Padre all’umanità, all’homo esuriens, in quanto creatura bisognosa non di questa o di quell’altra cosa, ma dell’intervento messianico che, col celebre discorso eucaristico pronunciato il giorno successivo a quello in cui avvenne la moltiplicazione dei pani e dei pesci, dichiara di essere il bisogno vivente, il nutrimento vivo, il segreto per esistere, pronto a saziare ognuno di noi e a offrirci ciò che desideriamo.
Ecco perché, in qualità di cristiani, siamo invitati a scendere in profondità per comprendere quell’approccio messianico che non può avvenire se non facendo memoria di Gesù stesso e, pertanto, nell’Eucaristia che lo rende presente, contemporaneo, attualizzante il senso della sua presenza: farsi dono per noi.
Gesù è la fedeltà di Dio al suo popolo che, attraverso la linea dei profeti, non lascia mancare il nutrimento alla sua gente, e proprio dal dono del poco, dall’offerta gratuita quasi simbolica di “qualcuno”, che Egli si concede per sfamare tutti dal loro bisogno di valori eterni, dai quali far discendere come dovere il pane quotidiano.
Quel passato, in Gesù, diventa presente: il poco, che i discepoli hanno, moltiplica il dono per tutti e colma di speranza il futuro, nel quale ci siamo anche noi: ogni volta che incontriamo Gesù portiamo in dono il nostro poco ed Egli diventa ricchezza che sfama con la Parola le nostre necessità, dal momento che il Vangelo è l’unica Via per capire il mondo e noi stessi.
Importante, dunque, questo capitolo sesto, in quanto alla fine è Gesù che porrà la domanda a noi per indurci al salto qualitativo della fiducia in Lui, della fedeltà al suo dono, della Fede che fa dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!» oppure come disse Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
Ogni annotazione dell’evangelista Giovanni, testimone di quel che i cristiani hanno pensato e fatto sin da allora, diventa indicazione precisa che è nell’Eucaristia, il reale incontro con Gesù e il dono del principio attivo che salva il mondo: il suo Pane.
E così anche noi portiamo le nostre piccole cose, che unite al Maestro e al suo dono rendono attuale, vivo e in cammino il Regno che viene. Appunto per questo, l’apostolo Paolo è puntuale nella sua esortazione affinché ci comportiamo coerentemente e con umiltà alla chiamata ricevuta perché, comunicando a Cristo, viviamo dei valori di Cristo. E diventando il Corpo di Cristo, perché nutriti dal suo Corpo, diventiamo anche «un solo spirito, come una sola è la speranza».
Che Dio operi, sempre, per mezzo di tutti e in tutti e che sia presente in tutti. Amen!