«O l’uomo è angelo di luce, icona di Dio, sua somiglianza, oppure accetta di portare l’immagine della bestia diabolica» (Pavel Evdokimov; teologo ortodosso)
Stando alla narrazione biblica, l’essere umano è originariamente buono, ma a causa della sua libertà – abusata – si lascia portare sulla via del male, del peccato, definibile come un orientamento consapevole e voluto contro il Creatore.
Ora, sappiamo che il peccato consta nel volersi sostituire a Dio, stabilendo di persona ciò che è male e ciò che è bene, amando se stessi così tanto da intendersi come “l’alfa e l’omega” di ogni pensiero e di ogni azione. Queste sono le adulazioni del serpente, immagine dell’idolatria e in definitiva di Satana, a cui la persona si arrende, non fidandosi del suo Creatore, rifiutandosi di riconoscerlo come Signore della sua vita e norma del suo agire.
A questo punto, la povera creatura umana consapevole del male che la circonda, dichiara:
Io non sono intimamente cattiva, perché sono un pensiero dell’amore di Dio, fatta a sua immagine e somiglianza. In me c’è ancora la nostalgia della comunione con Dio, l’intimo desiderio della mia natura di perdersi nell’amore e nell’unità della Trinità. Ma in me c’è anche la concupiscenza, la tendenza al male, che posso riconoscere, ma che da sola non so contrastare e non posso vincere.
Ho bisogno di Gesù, ho bisogno di abbracciare la sua Croce e di lasciarmi salvare da lui, fidandomi, abbandonandomi nelle sue mani costrette dai chiodi ad una posizione comunque propria di Gesù, che accoglie tutti in un abbraccio fraterno.
Dunque, è Gesù che compie il progresso della storia; è lui che offre alla persona la possibilità della salvezza e la forza per sopportare e vincere le tentazioni. Quando Satana ci pone dinanzi la croce della scomodità, dell’insicurezza, quando ci fa pesare il “rischio” della fede e ci chiede di vivere in funzione della sicurezza economica, affettiva, sociale, intellettuale, nell’assillante ricerca di garanzie; Gesù ci invita a rispondere, così: «Sta scritto», e ciò che conta è la volontà di Dio; Lui che è il vero cibo, la vera sicurezza che dona riposo.
Allora, Satana comincerà a disprezzare ai nostri occhi la nostra stessa vita, perché siamo senza grandi emozioni, senza grandi pretese, e ci spingerà a sognare un’esistenza ricca di avventure e di gloria.
Ma, noi sappiamo che tutto viene da Dio, perché Dio è Padre. Non pretendiamo miracoli, perché Dio parla a noi nell’umiltà e nella semplicità. Dio si è sempre manifestato a noi vecchi o malati, deboli o peccatori, soli o schiavi, e con lui abbiamo sempre intessuto una relazione che ha cambiato l’esistenza umana, rinnovandola profondamente.
Santa, infine, ci spingerà ad attaccarci al denaro per avere potere e ci farà credere che più denaro e più potere vogliono dire più felicità. Gesù, invece, ci ha insegnato che: coloro i quali serviranno il denaro diventeranno schiavi, finiranno con lui, avranno la sua durata; ma coloro i quali serviranno il Signore staranno con lui e vivranno in eterno.
Nonostante tutto, l’essere umano sente la necessità di realizzarsi rimanendo nel progetto d’amore pensato per lui da Dio. E così facendo, la creatura umana nuova, si orienta a percorrere la foresta dantesca della vita, e anche se è abitata dalle provocazioni penetranti e eccessive del benessere, della fama e del potere, deve stare in ascolto della Parola di Dio, che è lampada per i nostri passi, fuoco che brucia, martello che spacca la roccia del male.
Fonte: Facebook
Letture della Domenica
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Gen 2,7-9; 3,1-7
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Seconda Lettura
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Parola di Dio.
Forma breve:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
5, 12.17-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Parola di Dio
Vangelo
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 4, 1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore