Desidero condividere una riflessione generale che ci aiuti a capire il processo che abbiamo vissuto nelle ultime decadi e come la Chiesa ha reagito di fronte alla trasformazione della comunicazione.
Uno sguardo indietro
Nel 2013, abbiamo celebrato il 50ยฐ anniversario del Decreto Conciliare โIter Mirificaโ, con il quale si concede una sorta di โcittadinanzaโ ai mezzi di comunicazione, che vengono riconosciuti come strumento importante per la vita della Chiesa, per questo si chiedeva ai pastori di usarli efficacemente.
Senza dubbio, nella fase preparatoria del Concilio Vaticano II, lโambito della comunicazione non fu considerato come un orizzonte strategico per la Chiesa o per il futuro dellโumanitร : delle 9.348 proposte di tema per i lavori del futuro concilio, solo 18 facevano riferimento alla comunicazione. Fu S. Giovanni XXIII che deciderรฒ introdurre il tema dei mezzi di comunicazione nellโagenda conciliare.
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Finalmente si approvรฒ il documento con 1969 voti a favore e 164 contrari (fu il documento che ebbe piรน voti contrati allโinterno del concilio). Senza dubbio possiamo affermare che il suo varo fu provvidenziale, in quanto diede il via a un processo di assimilazione dei mezzi di comunicazione sociali nella vita della Chiesa.
Il documento conciliare, diede due mandati chiari: instaurรฒ la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e ordinรฒ che si cominciasse a redigere unโIstruzione pastorale, che fu poi pubblicata nel 1971 con il titolo Communio et Progressio.
Si iniziรฒ a consolidare lโinteresse della Chiesa per i mezzi di comunicazione. Ora lโistituzione ecclesiale non si limitava ad essere un censore, cercava, anzi, di motivare i pastori ad interessarsi al mondo della comunicazione, invitandoli a mantenere una mente aperta di fronte alle opportunitร che i media offrivano nel campo dellโevangelizzazione.
Da un lato, rimase chiaro che la testimonianza di una vita cristiana autentica fosse il primo mezzo di evangelizzazione; cosรฌ affermava anche Paolo VI nel 1975
ร dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerร innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltร al Signore Gesรน, di povertร e di distacco, di libertร di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santitร (Evangelii Nuntiandi, 41).
Dallโaltro lato, invece, andรฒ crescendo lโinteresse per gli aspetti tecnici della comunicazione; i sacerdoti ed in generale gli addetti alla pastorale, fecero propri i mezzi di comunicazione di massa tra gli anni Settanta e Ottanta, stimolati dallโinvito fatto da Paolo VI con celebri parole:
La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che lโintelligenza umana rende ogni giorno piรน perfezionati; servendosi di essi la Chiesa ยซpredica sui tettiยป il messaggio di cui รจ depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudini (Evangelii Nuntiandi, 41).
In questo modo la Chiesa iniziรฒ ad utilizzare gli strumenti di comunicazione di massa, concependoli come un megafono attraverso il quale annunciare il Vangelo, con la convinzione sottostante che maggiore fosse stata la quantitร dei mezzi di comunicazione maggiore sarebbe stata lโefficacia della comunicazione stessa; si sviluppรฒ, inoltre, il dibattito, che dura ancora oggi, circa la necessitร dโavere mezzi propri o di essere presenti nei mezzi non cattolici.
Lโespansione del Web
[ads2]Con lโespansione e la globalizzazione di Internet negli anni Novanta, il panorama cambiรฒ radicalmente. Il fenomeno della globalizzazione influenzรฒ tutte le sfere della vita della persona. Questa nuova realtร presentรฒ nuove opportunitร e nuove sfide. Il paradigma della comunicazione nella vita degli esseri umani si trasformรฒ, si smise di parlare di mezzi o di strumenti di comunicazione di massa. S. Giovanni Paolo II, allโinizio degli anni Novanta, fece notare che la Chiesa stava assistendo alla trasformazione degli strumenti di comunicazione sociale, che iniziavano ad essere concepiti come un ambiente che la Chiesa deve abitare ed evangelizzare (Redemptoris Missio 37).
Purtroppo, in molti ambiti la Chiesa non ha ancora cambiato il proprio paradigma comunicativo, in quanto, si preferisce rimanere legati al vecchio schema secondo il quale i mezzi di comunicazione sono visti come dei โmegafoniโ e non come un ambiente da vivere. Finchรฉ lโidea di comunicazione apparterร al passato continueremo a realizzare una pastorale che parla con un linguaggio non comprensibile alla societร attuale e gli sforzi fatti per la costruzione di uffici di comunicazione e di siti web risulteranno inefficaci.
Solamente un atteggiamento dโapertura verso la conversione pastorale ci farร valorizzare la comunicazione come una testimonianza dialogante e rispettosa, che ha bisogno anche di spazi di formazione.
Lโitinerario da seguire in questo processo ecclesiale- nellโambito della comunicazione- รจ tracciato dai messaggi che i pontefici hanno offerto nelle ultime decadi.
Infine si puรฒ concludere dicendo, che il problema della comunicazione nella Chiesa non รจ relazionato alla mancanza degli strumenti tecnici atti a realizzare una buona comunicazione ma piuttosto allโincapacitร di adattarsi al nuovo contesto comunicativo ed alla sue caratteristiche di orizzontalitร , interattivitร e velocitร .
Una nuova era per la comunicazione ecclesiale
Mi sembra che tutti concordino sul fatto che Papa Francesco sia un grande comunicatore, ma come รจ possibile che Papa Francesco non dedichi piรน di dieci minuti ai giornali o che non veda la televisione dal 1990?
Parafrasando Padre Rupnik, teologo e grande artista contemporaneo, si puรฒ affermare che siamo di fronte ad un nuovo cambio dโepoca. La modernitร come la conosciamo โ spinta dallโintelletto e dalla ragione- mostra i suoi limiti; e si apre un ciclo nel quale la cultura, la vita, il simbolo e la poetica ricoprono unโimportanza notevole. Pensiamo al peso che si dร a temi come lโecologia o lโalimentazione di fronte alla macroeconomia.
Papa Francesco incarna la tendenza dellโepoca post-moderna: la riscoperta dellโuomo libero da astrazioni e intellettualismi. Le sue parole nascono dellโinterpretazione dei segni del tempo.
Papa Francesco incarna la risposta efficace alle reale sfida della comunicazione: non siamo di fronte ad un problema che riguarda i mezzi o gli strumenti da utilizzare ma piuttosto un problema che riguarda la comunione, vicinanza e soprattutto la testimonianza di un Dio misericordioso. Questo non significa che si voglia edulcorare il messaggio del Vangelo per far sรฌ che sia piรน vicino alla societร , ma al contrario si afferma lโesigenza di una radicalitร della vita cristiana.
Oggi la Chiesa, nel campo la Comunicazione deve essere capace di recuperare lโuniverso simbolico (Juan Dรญaz Bernardo: 2002) nella capacitร creatrice della parola e nel potere evocatore dellโimmagine. Questi due elementi offrono nuove possibilitร di rinnovamento del linguaggio che deve essere capace di creare nelle differenti culture luoghi nei quali sia possibile percepire la presenza del sacro sia a livello personale che comunitario.
Arcivescovo Claudio Maria Celli
Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Fonte: PCCS