Molti nella loro vita hanno sperimentato la grazia di una vicinanza di Dio che parlava loro, li sosteneva, li consolava, scioglieva un nodo, apriva una strada…
Si può aver sperimentato anche il venire portati nella preghiera, nella fiducia in Dio, anche dalla natura, dal paesaggio. Pensiamo a come ci accoglie su questo meraviglioso colle, in questa così dolce chiesa, la Madonna del Divino Amore. E al tempo stesso si può sperimentare di sentir salire da dentro una domanda: come mai ora non sento più quella grazia? Allora era solo un’emozione passeggera?
No erano doni meravigliosi, solo che sono semi. Perché la gioia sia piena e duratura e diventi persino felicità è necessario compiere un cammino nel quale lasciar crescere quel seme. Ed è un cammino graduale che passa anche per momenti di confusione perché si sperimentano le prove, le oscurità, per cui vi è bisogno degli aiuti che Dio manda.
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Tra i quali vi sono anche le persone ed alcune persone in modo specifico, come il padre spirituale, i fratelli della comunità… Così la nube rappresenta il passaggio dall’organizzare persino il cammino spirituale secondo le nostre vedute, proprio come Pietro allo spiazzamento del non vedere risultati, del non comprendere certe situazioni.
Quelle entrata nella nube in realtà è una grazia che quando vi è la chiamata di Dio orienta ad ascoltarlo perché nella nube non ci vediamo più e se non ci parla lui non sappiamo come fare. E quando Dio propone ad una persona di ascoltare le apre virtualmente tutte le porte della vita perché l’ascolto è la grazia che mi mette sulla strada di cercare di capire me stesso, di fidarmi di Dio, di cercare le risposte autentiche, di imparare anche dagli altri.
don Giampaolo Centofanti su Il senso degli squarci di luce