La vita di una certa persona non è facile, solitudini, difficoltà economiche, un lavoro che mina la sua precaria salute, un rapporto difficile con la fidanzata. Non sapendo più che pesci prendere quell’uomo si affida a Dio, va a confessarsi da un sacerdote.
Lì rinasce la sua vita, il prete lo invita ad una comunità in cammino di fede, lui ogni tanto va a confessarsi e a dialogare col presbitero che diventa il suo padre spirituale. La scoperta dell’amore sereno, a misura per lui, di Dio comincia ad infondere una nuova serenità, fiducia, in tutta la sua vita.
Stabilisce belle amicizie nella comunità, trova proprio lì una nuova fidanzata con la quale vive un rapporto intenso e tranquillo. Una persona di quel gruppo lo aiuta a trovare un lavoro migliore sotto tutti i punti di vista, anche per la sua salute. Il nostro però dopo qualche tempo si allontana dalla vita comunitaria. Ormai ha ottenuto quello che voleva, sta bene, non ha più bisogno di Dio. Ma senza la linfa dello Spirito il tralcio staccato dalla vita gradualmente si secca, la vita, i rapporti, si inaridiscono.
Finisce per trovarsi più solo e deluso di prima. Quanto dovrà pensare per tornare alla sorgente che fa fiorire e fruttificare la vita? Per comprendere che non era una caso quel rinascere, per non impossessarsi di quello che invece era un dono?