d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 3 Settembre 2020

Gesù accompagna ciascuno con delicatezza, sul proprio personalissimo cammino, verso l’aprire sempre più il cuore alla Luce. Pietro e i suoi compagni qui appaiono bravi ragazzi ancora non pronti a riconoscere più pienamente il Messia. Mentre Gesù parla essi continuano il loro lavoro.

Il Maestro non li rimprovera né pretende di portarli subito in una fede più profonda. Chiede aiuto a Pietro che era una persona generosa. Ossia stimola un’apertura di cuore a lui possibile. Dopo aver terminato la predicazione propone a quei pescatori di andare al largo e di gettare le reti. Dunque con la grazia della Parola. Anche la folla che lo pressava in cerca del miracolo è aiutata ad entrare in una fede più matura proprio con quel germinale, un poco, discostarsi da terra.

È anche tutto un reciproco aiutarsi in Cristo di queste varie persone con le loro stesse esperienze. Le vie del Signore non sono quelle di una logica umana, affidarsi a Lui vuol dire sperimentare la potenza della Sua opera. Ed è un cammino scoprire la confidenza nel Suo Amore. Di fronte a tanta grazia Pietro chiede a Gesù di allontanarsi da lui che è un peccatore.

Ma Gesù ci ama e ci viene vicino proprio così come siamo. Dunque Gesù aiuta il futuro apostolo a non fraintendere la lettura dei suoi gesti: non si era fatto portare sulla barca perché la gente era troppo peccatrice ma invece proprio per condurla in un rapporto più intimo con Lui.


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