Gesù scende dal luogo dove ha appena pronunciato il “discorso della montagna”. E si avvicina a Lui un lebbroso. È un’immagine molto bella perché aiuta a comprendere che la gente vede dal Suo amore che le impegnative parole da Cristo proferite non sono leggi per condannare le persone ma percorsi graduali, mete, di speranza per la rinascita di ciascuno.
I lebbrosi dovevano stare a distanza invece quello si accosta a Gesù con la fiducia di venire accolto con amore e anche di poter venire guarito. Così anche noi comprendiamo concretamente che l’autorità del Figlio dell’uomo di cui parla il brano immediatamente precedente era quella del suo amore divino e umano. Solo l’amore è vita, Dio può essere solo amore.
Solo l’amore ridà vita. Gesù ama davvero, con tutto il cuore. Al tempo stesso riconoscere questo amore è possibile solo per grazia ma la grazia può anche essere rifiutata. Il lebbroso si fida di Gesù non gli dice se sei Dio e mi vuoi bene guariscimi. Lo chiama Signore, Dio e gli dice: se vuoi. Dunque nella tua sapienza di cui mi fido e che non giudico con la mia testa. Poi Cristo incoraggia quella persona a farsi riammettere nella comunità.
È un altro dono del suo amore attento ma è anche un nuovo gesto di fiducia da parte del lebbroso che poteva nutrire timori, rancori, tante difficoltà, nel presentarsi al sacerdote. È la grande fede ricevuta in dono che lo motiva a questa riconciliazione col religioso perché sente il bisogno, la gioia, di donarsi, di testimoniare l’amore di Dio senza calcoli. Cristo sa come accompagnare il cammino di ciascuno. Altre volte dice per esempio alzati, prendi la tua barella e torna a casa tua.
Ossia una graduale uscita da certe paralisi. Né possiamo fare classifiche di bravura. Magari più in là il paralitico correrà incontro a Gesù seguendolo con determinazione. Dio sa come condurre verso la pienezza la vita di ciascuno.
A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.