Il Signore manda angeli. L’uomo può fare già difficoltà a credere in Dio. Figuriamoci a creature comunque limitate. Ma proprio per questo il Padre sceglie così. Ad una creatura si può anche prestare meno ascolto. Dio si fa vicino in vario modo, con delicatezza. L’angelo comunque in questo caso con gioia può dire per prima cosa a Maria di rallegrarsi, piena di grazia. Anche nella versione italiana si sente l’assonanza di parole: è tutto gioia, grazia, amore, fiducia.
Maria è totalmente malleabile, non ha punti deboli che non si possono toccare altrimenti risponde picche. Zaccaria è chiuso nelle sue abitudini calcificate e obietta persino ad un’apparizione. Importante tenere presente queste possibili nostre false strutturazioni per non chiudere definitivamente il cuore se viene il momento che Dio, per grazia, ce le vuole far riconoscere. Ci sono persone che vivono un cammino per vari aspetti profondo ma l’umanità autentica resta in certi punti nascosta e irraggiungibile.
Se emerge può crollare tutto. Zaccaria attraversa una simile crisi, scopre il suo cuore spento, svuotato, ammutolito. Un cuore con i propri limiti ma alla fine sincero, che dunque può però poi riaprisi a nuovi orizzonti. L’allontanarsi dell’angelo mostra la bellezza, la grazia, di certe esperienze nello Spirito e anche il loro essere seme. Dio ci conceda di restare aperti in tali eventuali passaggi decisivi della nostra vita, di cercare di non opporre troppe resistenze. Di non fare troppi capricci ritardando il nostro cammino e magari quello di altri intorno a noi.
Comunque anche Zaccaria, gli apostoli, hanno resistito e poi Dio li ha aiutati ad oltrepassare l’ostacolo.
Il colore del cielo
Di rosa e di rossi è fatto questo tuo canto
che spera in un cielo che ancora non è.
La fragile foglia dell’eucalipto rinfresca l’aria
di un fremito verde al soffio di un tempo
che però non viene. Nel folto del bosco filtra
una luce che prima non c’era e ti scopri
ancora mancante, tu mancante, all’appuntamento.
Lunedì dell’angelo
Le mille ferite che il tempo m’ha fatto
si quietano in un barbaglio di luce,
nel mormorio delle cose
che culla il mio dormire.
Ora riposo, e lavora la vita
e tutto è una fitta di dolore
e una canzone dolce.
Poesiola tratta da Piccolo magnificat, un canto di tanti canti (poesie che un prete ha sentito cantare, inavvertitamente, dalla vita, dalla sua gente): https://gpcentofanti.wordpress.com/2015/07/02/piccolo-magnificat-5/
A cura di don Giampaolo Centofanti su il suo blog