d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 2 Marzo 2020

Dio ama tutti e non punisce. Il paradiso non è solo un posto dove stare ma una vita piena d’amore, felicissima, nella quale si viene portati. Così il purgatorio non è un essere rimandati a settembre, uno scappellotto che Dio ci deve pur dare per soddisfare la giustizia. Queste visuali nascondono l’idea che anche se è tanto bello farsi gli affari propri bisogna sacrificarsi per essere giusti. Dio non dice, come talora si finisce invece per intendere, ad Adamo ed Eva di non mangiare dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male altrimenti li sopprimerà. Spiega loro che moriranno.

Nell’umanità, nello stesso corpo, di Adamo ed Eva entra una corruzione (che forse si trasmette nella generazione) quando decidono di discernere con criteri propri invece che fidandosi di Dio. Il purgatorio è la delicatezza con la quale Dio apre gradualmente il cuore in parte chiuso. La parola greca krino significa giudizio nel senso di discernimento. In cielo dunque vedremo, discerneremo, le nostre chiusure, i nostri ripiegamenti, consapevoli e volontari nella luce dell’amore misericordioso, meraviglioso, di Dio. E sentiremo dispiacere per il male commesso, per le sofferenze causate, ma anche ci consolerà lo sperimentare che Dio volge tutto, anche il peccato, in bene per chi si rimette a Lui.

Vedremo anche che tanti nostri sbagli non erano consapevoli perché, pur se sapevamo che certe cose non si devono fare, non avevamo la grazia per comprendere che ci toglievano vita. Il vero peccato è una follia. Anche se ugualmente può esistere: il diavolo lo dimostra. È bello vedere in questo brano che l’amore di cui parla Gesù è attento a tutta la specifica persona, ai suoi specifici bisogni. Non dice ho avuto sete e mi avete dato da mangiare, come talvolta un amore ancora preso più da se stesso che dal fratello può fare. Attenzione al vero cammino del fratello, non a quello che a me gratifica lui faccia. Le persone talora nelle parrocchie possono trovare più indottrinamento che questo amore di cuore, questa attenzione, questa comprensione, della loro umanità, del loro graduale cammino, dei loro bisogni.

L’amore vero scioglie i nodi. Giudizio, schemi, ripiegamenti, in parte possono risultare limiti umani e Dio va oltre le nostre debolezze ma preghiamo affinché Dio ci possa portare nel suo amore, nel suo amare. L’inferno dunque è un no definitivo persino alla misericordia di Dio che ci propone di entrare in cielo in quell’amore che sulla terra possiamo aver rifiutato. Dio ci lascia vivere mille esperienze di come ci roviniamo la vita su quella strada, ferite, ansie, solitudini, malesseri, difficoltà, d’ogni tipo. La nostra fragile umanità è una via di salvezza. Il demonio ha scelto in un istante la sua eternità.

Noi possiamo chiudere il cuore mille volte ma senza ancora farlo del tutto. Possiamo anche sbagliare senza nemmeno esserne così profondamente consapevoli. Alla fine della vita terrena, dopo tutte le esperienze necessarie, la scelta almeno pro o contro la misericordia divina sarà consapevole e definitiva e non la metteremo più in discussione in eterno. Il vangelo dunque va letto per intero. Il brano odierno e la parabola del figliol prodigo ci parlano dello stesso Amore.

A cura di don Giampaolo Centofanti su il suo blog


Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25, 31-46 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore

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