Gesù anche oggi ci dice una Parola feconda, che rinnova ogni cosa, anche la cultura. La Parola non è un concetto che dobbiamo capire con il cervello e mettere in pratica con la volontà. Essa invece è un seme di grazia donato a tempo opportuno che cresce in modo personalissimo, ben al di là degli schemi, in ciascuno conducendo verso il Suo pieno compimento.
Ecco che allora non si tratta di un cammino da energumeni ma di un dono di serenità, di liberazione, di pace. E così si può scoprire che talora ci si può accusare di peccati circa cose grandi, astratte, alle quali al momento in realtà non siamo chiamati e inconsapevolmente distogliersi così dai veri piccoli aspetti nei quali possiamo maturare. E che sono porte che aprono ad una crescita profonda nello Spirito.
Ecco, il vangelo odierno si riferisce a questa autentica crescita e ci fa osservare che ciò che spesso ritarda il cammino verso la vita piena non è un peccato deciso, grande e determinato ma un lasciarci prendere, nell’attesa del pieno compimento della Parola, da inutili distrazione, da un ondeggiare tra la sequela e la diversione, insomma un non entrare mai, nemmeno gradualmente, in un percorso graduale, sereno ma anche deciso di continua conversione.
Quando invece si giunge a tale perseveranza nella maturazione gradualmente se ne sperimentano i molti frutti.