d. Giampaolo Centofanti โ€“ Commento al Vangelo del 14 Marzo 2020 โ€“ Lc 15, 1-3.11-32

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Talora qualcuno puรฒ lamentare di sentire Dio lontano e non di rado le risposte che gli possono venire indicate sono di fidarsi anche nellโ€™ariditร , magari di pregarci sopra, e via dicendo. Ma le vere cause di questa difficoltร  possono essere svariate. Puรฒ far riflettere ricordare certe riflessioni non cosรฌ lontane nel tempo sul soffrire o meno di Dio con noi. Certi dibattiti teologici erano vissuti appunto in una logica a tavolino. Tra lโ€™altro questa minore attenzione ad una vita vissuta spiritualmente, umanamente, alla sequela di Cristo poteva finire per lasciare in varia misura in un angolo il rapporto fontale con lui, con il Vangelo.

Nel Vangelo vediamo proprio che Gesรน afferma che chi vede lui vede il Padre. E Gesรน manifesta di vivere, nei Vangeli, tanti sentimenti. Ma Gesรน descrive anche direttamente un Padre con il cuore tenero, pieno di sentimenti. Nel quindicesimo capitolo di Luca, al versetto 7, Cristo rivela che: ยซVi sarร  gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, piรน che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversioneยป. Qui vediamo che il cuore di Dio accompagna con amore la vita reale di una persona mentre la logica astratta vive un freddo, formale, rispetto delle regole. Sempre in Luca 15, ma al versetto 20, vediamo il commuoversi nelle viscere del Padre al ritornare del figliol prodigo. Come sentire Dio vicino se vengo in varia misura orientato a vederlo come un primo motore immobile, o come una specie di computer dalle risposte e dai giudizi prefabbricati? Queste visuali poi si possono riverberare e a loro volta venire influenzate dal modo di essere dei propri genitori. Ho visto persone adulte piangere per aver finalmente trovato la via di un autentico essere sรฉ stesse e anche un rinnovato rapporto con i genitori proprio scoprendo un Dio di amore umano. Mentre lโ€™amore da parte dei genitori, ora tendenzialmente compreso nel suo bene e nei suoi limiti, poteva avere aspetti di rigiditร , di inconsapevole ricatto affettivoโ€ฆ

Lโ€™uomo puรฒ cercare sรฉ stesso rifiutando regole proposte meccanicamente ma finendo dal lato opposto di una libertร  sรฌ ma senza riferimenti interiori adeguati. Che aiutino una graduale, personalissima, autentica maturazione. In questa fuga dalle astrazioni il nostro giovane finisce per andare ad incollarsi (= testo originale) ad uno degli abitanti della regione. Se non trovo la via dellโ€™amore che mi aiuta a crescere con comprensione finirรฒ in false libertร  e vere dipendenze. Finchรฉ non trovo, per grazia, il Padre troverรฒ, come quel ragazzo, solo padroni. Proprio la parabola del figliol prodigo mostra, giร  nelle traduzioni, le possibili letture moraliste che si possono dare anche di essa e quello che invece puรฒ emergere dal racconto stesso. Tipico esempio puรฒ riscontrarsi dove si afferma che il figlio minore quando ha deciso di tornare si รจ pentito, mentre tale ripensamento รจ appena germinale e ancora denso di interessate ambiguitร  (cfr Lc 15, 17-19). Questo orientamento si manifesta dโ€™altro canto in qualche modo nello stesso giovane che per esempio vede i servi (termine nei Vangeli di altissimo significato spirituale) come dei lavoratori salariati.

Il moralismo, lโ€™astratto formalismo, comportano tra lโ€™altro la logica del do ut des, dello scambio affaristico. Come scoprire, liberare, su queste vie, la propria umanitร , i propri sentimenti? Tali tendenze possono spingere una guida al burocratismo, al non esporsi, ad un donarsi meno umanamente attento. Al punto che ciรฒ puรฒ appunto sembrare normale in un pastore. Una lettura moralistica puรฒ percorrere tutta la parabola in questione. Il figliol prodigo pecca perchรฉ si allontana dal Padre. Il moralismo orienta anche a visioni materiali, meno spirituali e al fare noi, non a puntare sulla grazia. Quando il figlio chiede al Padre la parte che gli spetta si traduce spesso dal testo greco originale (cfr Lc 15, 12) che il giovane rivendica la propria quota di ยซpatrimonioยป. Ma forse il termine puรฒ indicare anche la parte di natura, di vita, che gli spetta. Il ragazzo sta โ€“ mi pare unโ€™interpretazione possibile โ€“ cercando una vita libera, non costretta da scelte non autentiche.

E poco si osserva anche che il Padre, pur se con sofferenza, trepidazione (ยซspezzรฒ la vita per loroยป, si potrebbe leggere nel testo originale invece che ยซdivise le sostanze tra loroยป), lascia andare il figlio senza dire una parola in contrario. Sembra che il padre comprenda che il figlio ha bisogno di maturare liberamente senza condizionamenti forzosi. Il padre lo vediamo vegliare con tutto il cuore sul ritorno del figlio ma sempre sul limitare massimo oltre il quale il suo amore, il suo aiuto, diverrebbe invece invadenza (cfr Lc 15, 20). Invece il padre non tace, esce a chiamare il figlio maggiore che non vuole partecipare alla festa per il ritorno del fratello (cfr Lc 15, 28). Ciรฒ puรฒ mostrare che nella vita di questโ€™altro giovane รจ giunto il momento, anche la situazione ad hoc, per poter ricevere una nuova grazia, una nuova illuminazione. Il suo rifiuto dunque potrร  divenire una consapevole chiusura del cuore verso il padre, verso il fratello, verso la comunitร โ€ฆ Freddezza, solitudine, rigiditร , schematismi, materialismo, pragmatismo, rischiano di divenire lโ€™abito stesso della sua vita.

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Anche in questa parabola cosรฌ centrale รจ forse possibile vedere come Dio accompagna con amore, ben al di lร  di schemi prefabbricati, con misericordia senza condizioni, il cammino personalissimo di ciascuno. Una lettura, da parte di una guida, moralistica, variamente centrata su uno schematico fare o non fare dellโ€™uomo, puรฒ talora cercare meno di cogliervi tante possibili sfumature del cuore di Dio e di quello di ciascuna persona. Potendo togliere, non aiutare, la vita. Il moralismo, il formalismo delle regole astratte, possono rendere dunque piรน difficile una profonda liberazione del cuore. Questa gabbia di esterioritร  nello stesso tempo in cui puรฒ apparire, come osserva san Paolo (cfr Col 2, 20-23), di unโ€™austera religiositร  puรฒ ostacolare la profonda penetrazione dello Spirito in tutta lโ€™umanitร  dellโ€™uomo. Si puรฒ diventare in varia misura freddi, distanti, giudicanti, schematici e in realtร  ancora legati a sรฉ stessi, allโ€™emotivitร , proprio perchรฉ possiamo non venire piรน pienamente liberati, vivificati, dallโ€™amore autentico di Dio. รˆ la โ€œsclerocardiaโ€, il vario ingessamento del cuore. Questa umanitร  riduttiva e frammentaria puรฒ toccare tante possibili abitudini pastorali, come lโ€™approfondire poco certi aspetti vissuti dellโ€™amicizia. Puรฒ accadere che persone si avvicinino alla parrocchia anche cercando amicizia ma non vengono aiutate in questo senso.

Talora o si propongono dinamiche di incontro umano troppo artefatte, astratte, che non reggono a lungo, oppure si lascia il campo agli atteggiamenti individuali, senza aiutare a comprendere e a vivere meglio, come persone specifiche e come comunitร , certe dinamiche concrete che possono favorire naturalmente lโ€™amicizia. E lโ€™amicizia, tanto piรน vissuta in una comune ricerca di Dio, puรฒ far rinascere le persone. Il figlio maggiore tornando dai campi non sente, come viene spesso tradotto, la musica e le danze ma le sinfonie e i cori (comunione, amicizia) e domanda ad uno schiavetto (ecco come a sua volta lui vede i servi, con superioritร  e autoritarismo) che roba sia. La logica astratta, lo spiritualismo, non aiutano come invece puรฒ sempre piรน aiutare il maturare in un discernimento del cuore. In questo brano il Padre sorprende sempre nel suo agire: la Parola di Dio quando gradualmente apre, per grazia, un varco non nellโ€™anima, non nella ragione astratta, ma in tutta lโ€™umanitร  dellโ€™uomo allora si manifesta in modo sempre nuovo.

Il mistero di Gesรน, del suo vivere, discernere, per esempio nei vangeli, รจ tutto con stupore da scoprire, anche fra migliaia di anni lo sarร . E dunque puรฒ scaturirne anche in questo senso qualche sereno stimolo per qualche guida: come mai nella Parola trovo sempre le stesse cose? E di qui: come mai ho giร  inquadrato tutto della vita, delle persone?

A cura di don Giampaolo Centofanti su il suo blog


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