Lโuomo ha un irresistibile fascino per il passato. La recente scoperta di 24 statue etrusche da parte di alcuni ricercatori universitari a San Casciano dei Bagni, รจ andata oltre la ribalta nazionale e sta facendo il giro del mondo per la sua importanza. ร un fascino molto simile a quello che prese alcuni che si trovavano con Gesรน nel Tempio di Gerusalemme ad ammirare belle pietre e doni votivi posti a perdurante memoria della bellezza dellโopera umana. Lโuomo vuol lasciare memoria di sรฉ stesso, non sopporta di essere sopraffatto dalla storia. Ed ecco il fascino per ciรฒ che riemerge dal passato. Il commento di Gesรน sembra spegnere un poโ questo incanto. Il suo annuncio di distruzione di quanto i suoi uditori ammirano non va perรฒ interpretato come disprezzo di quanto lโuomo realizza (Lc 21,6), ma invito a non restringere lโorizzonte della propria vita allโopera umana. Gesรน รจ venuto per parlarci โdelโ e portarci โnelโ futuro, non nel passato.
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Le domande dei presenti rivelano una popolare credenza circa lโimminenza della fine del mondo. Del resto Luca scrive il suo vangelo a una generazione di cristiani provenienti dal paganesimo che cominciano a soffrire le prime persecuzioni e che vanno incoraggiati e educati ad una corretta attesa della fine di tutte le cose (Lc 21,7). Gesรน invita i suoi uditori e noi lettori a non concentrare la nostra attenzione su tutti quelli che riportano date puntuali sulla fine del mondo, nรฉ a farsi ingannare soprattutto da coloro che si fanno suoi portavoce (Lc 21,8). E nemmeno il rumore di guerre e sconvolgimenti attuali devono atterrire chi si fida del Signore e lo sta seguendo, perchรฉ si tratta di vicende storiche che sono sempre accadute ma non significano la fine imminente del mondo (Lc 21,9). Anzi, Egli annuncia ulteriori conflitti e fenomeni disastrosi sulla terra, come pure fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo (Lc 21,10-11). Lโannuncio sembrerebbe subito contraddire lโinvito precedente, e invece prelude alle importantissime parole che consegna a chi vuol essere suo discepolo.
La vita vera infatti, per il credente, si gioca ad un altro livello. Meditando la pagina evangelica di oggi, potremmo dire, con il titolo di unโopera del grande teologo D.Bonhoeffer, che la vita vera, la vita che si salva, รจ โresistenza e resaโ. โResistenzaโ, poichรฉ nel suo cammino, se veramente sta seguendo il suo maestro, il discepolo prima o poi si imbatterร nellโodio del mondo a causa del suo amore per il nome di Gesรน (Lc 21,12 e 17). Allora tradimenti, violenza, detenzioni e persecuzioni, non saranno altro che la necessaria certificazione di autenticitร della sua fede e lo spazio in cui perseverare in essa (Lc 21,19).
โResaโ, perchรฉ il credente in quelle drammatiche circostanze, sarร chiamato a dare testimonianza nella consegna della propria vita al suo destino. Per alcuni sarร lโesperienza di andare incontro al Signore nella morte, dopo averne sperimentato la fedele presenza che soccorre nella debolezza con parola e sapienza donate direttamente da Lui (Lc 21,15). A Bonhoeffer toccรฒ esattamente questo destino: morto impiccato nel campo di concentramento di Flossenburg per la sua strenua opposizione al nazismo.
Il lettore attento del vangelo si sarร accorto che il Signore Gesรน predice le dolorose esperienze di condivisione della sua croce con verbi quasi tutti coniugati al futuro (Lc 21,12-19). Non sono parole generatrici di ansia o preoccupazione per il futuro. Sono piuttosto parole infuocate che spingono i credenti a coinvolgersi pienamente nel proprio presente, a non sottrarsi alle sfide del proprio tempo. ร infatti allโinterno del proprio presente che ci si prepara ad affrontare le prove future. ร nel presente vissuto appassionatamente che il cristiano fa crescere la propria testimonianza fino ad esser pronto ad affrontare violenza, tradimenti, prigioni, persecuzioni e perfino la morte. Le sofferenze, per quanto abbondanti, non abbatteranno mai chi persevera e si affida al Signore. I 7 monaci martiri della trappa di Tibhirine (Algeria), furono avvertiti nel 1996 del grave pericolo che correvano rimanendo nel loro monastero.
Ma, dopo una brevissima riflessione, decisero di rimanervi. Sembrava loro assurdo, dopo una cosรฌ lunga permanenza in Algeria, lasciare quel posto solo a motivo del pericolo di morte. La fede nel proprio futuro in Dio, per essi poteva venire smentita, se non si fosse incardinata bene nel presente. Come scrisse poco prima di morire, nellโincipit del suo testamento, il loro priore, padre Christian De Chergรจ: โse mi capitasse un giorno โ e potrebbe essere oggi โ di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei solo che la mia comunitร , la mia chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era giร โdonataโ a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che lโunico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che essi pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nellโindifferenza dellโanonimatoโฆโ
Dio รจ il futuro del credente, nascosto nel presente. Perchรฉ ecco, il regno di Dio รจ qui in mezzo a voi (Lc 17,21).
AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI