Craig Gillespie si è fatto notare con il suo primo lungometraggio “Lars e una ragazza tutta sua” (2007) con Ryan Gosling, stravagante storia d’amore tra un trentenne introverso e una bambola gonfiabile; con “Tonya” del 2017, biopic sulla pattinatrice Tonya Harding, l’autore ha confermato tutto il suo stile di regia incisivo e spiazzante. Ora Gillespie ha avuto l’onore-onere dalla Disney di potare sul grande schermo la parabola di una delle cattive più memorabili dei cartoon, ovvero Crudelia de Mon (Cruella de Vil), creata dalla penna della scrittrice inglese Dodie Smith e resa iconica dall’animazione “La carica dei cento e uno” del 1961.
La Disney, infatti, nel suo percorso di recupero dei suoi gioielli di animazione tra attualizzazioni e versioni in live-action – “Cenerentola” (2015), “Beauty and the Beast” (2017), “Aladdin” (2019) e “Mulan” (2020) – sta esplorando anche le pieghe dark dei personaggi più scomodi come Malefica da “La bella addormentata nel bosco” e appunto Crudelia. Un modo di offrire angolature diverse sulle storie, tratteggiando anche (forse con un po’ di azzardo) le motivazioni che spingono a percorrere il sentiero del male. In “Crudelia” ci troviamo catapultati nella Londra degli anni ’70. Estella (Emma Stone) è una ventenne orfana con un talento per la moda, sempre alla ricerca dell’occasione per imprimere una svolta alla sua vita.
Nel mentre sopravvive facendo la borseggiatrice insieme ai fidati amici Jasper (Joel Fry) e Horace (Paul Walter Hauser). Quando, dopo una serie di vicissitudini, le si presenta l’opportunità di fare da assistente alla stilista più in voga del tempo, la Baronessa (Emma Thompson), dal passato di Estella iniziano a emergere fratture e irrisolti… “Crudelia” è un’opera assolutamente seducente, ricercata, dalle coinvolgenti atmosfere punk tanto musicali quanto nella moda (meravigliosi i costumi di Jenny Beavan!). Un racconto potente, in alcuni passaggi persino geniale, segnato da alcuni aspetti problematici. Partiamo anzitutto dai punti di valore: scenografie, costumi e atmosfere musicali sono la parte più riuscita, vibrante, che rendono il film letteralmente magnetico.
Il duetto poi tra le due attrici premio Oscar, Emma Stone ed Emma Thompson, è solido e serrato. Le due protagoniste abitano i dialoghi con convinzione e si lasciano coinvolgere in un turbinio di espressioni frizzanti, esilaranti. Qual è allora la nota stonata in “Crudelia”? Di certo la linea narrativa, il racconto dell’evoluzione di Estella, la sua trasformazione in Crudelia de Mon. Al di là dell’evidente cornice educational tipica dell’universo narrativo Disney, qui nel film diretto da Gillespie assistiamo all’abbandonarsi di un personaggio al male.
Come in “Joker” di Todd Phillips (2019, Leone d’oro a Venezia 76), in “Crudelia” viene tratteggiata la sofferenza di un personaggio emarginato che abbraccia il male come scelta inevitabile. In “Joker”, infatti, la violenza appariva (pericolosamente) come l’unica soluzione consentita al protagonista, perché ormai umiliato e scartato dalla società; in “Crudelia” Estella sembra non avere scampo e la maschera-alter ego Crudelia è per lei l’“antidoto” all’isolamento, la risposta ruggente alle ingiustizie subite. Il film pertanto sembra suggerire una “giocosa” adesione al male e questo desta non poche perplessità, soprattutto pensando al pubblico dei più piccoli, senza i necessari strumenti di decodifica. Detto ciò “Crudelia” rimane un film assolutamente stiloso e godibile, che affascina non poco.
Ottimamente diretto e interpretato, “Crudelia” dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito. Pur trattandosi di un’opera Disney, da una delle fiabe e cartoon più noti, si consiglia la presenza di un adulto o di un educatore per la visione, mettendo infatti a tema il rapporto con il male.