Il Crocifisso di Alessandro Algardi

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Nel 1641 il conterraneo bolognese Ercole Alamandini commissionò ad Alessandro Algardi, già a Roma, un grande Crocifisso bronzeo (di cui è esposto il modello preparatorio) per la cappella di famiglia nella chiesa gesuita di Santa Lucia a Bologna. Il Crocifisso giunse a Bologna nel 1644 dove rimase nella residenza privata dell’Alamandini e non raggiunse mai la sua destinazione. Passato per via ereditaria ai Bolognetti, nel 1765 circa, il bronzo è documentato a Roma presso il palazzo di famiglia a via del Corso. Successivamente entrato nella collezione del cardinal Fesch, il Crocifisso è scomparso a seguito della dispersione della raccolta nel 1824. Rimane a ricordo dell’opera un’incisione attribuita al pittore Giovanni Francesco Grimaldi che raffigura il Crocifisso nella chiesa dei Santi Giovanni e Petronio dei Bolognesi in Roma durante le esequie del Marchese Ludovico Fachinetti (9 aprile 1644). Una seconda versione fu realizzata per Agostino Franzone e posta nel 1677 nella sua cappella di famiglia nella chiesa dei Santi Vittore e Carlo a Genova.

Il Crocifisso in esposizione è il modello realizzato dall’artista per la fusione in bronzo. Esso fu donato dallo stesso Algardi nel 1653 a Vincenzo Monticelli, rettore e cappellano della chiesa di Santa Marta in Vaticano, dove fu posto ancora prima che Cristoforo Segni, Maggiordomo di papa Innocenzo X, facesse costruire la sua cappella sepolcrale per collocarvi l’opera. Il Crocifisso rimase nella chiesa fino al 1930 quando, a seguito della demolizione della stessa, passò nella cappella dedicata a Santa Marta nella chiesa del Palazzo del Governatorato da dove è giunto ai Musei Vaticani.

Il modello è realizzato in argilla su una struttura in ferro usata come supporto e riempita con paglia. Il modellato è rifinito con colori stemperati nella cera, trattamento che ha conferito alla terra cruda maggior solidità e protezione, forse realizzato per dare all’insieme un aspetto di scultura finita

Generalmente gli artisti conservavano il modello fino alla buona riuscita della fusione per controllare le rifiniture della realizzazione in bronzo. Tuttavia, a causa dei materiali fragili e deperibili con cui essi erano realizzati, la maggior parte dei modelli sono andati perduti, da qui la rarità e preziosità del manufatto. La decisione di riutilizzare il modello come opera d’arte autonoma con l’applicazione di una policromia ne ha consentito il riuso e la sopravvivenza.

Di elegiaca eleganza, l’opera traduce, in maniera esemplare, nell’immobilità del corpo del Cristo morto accentuata dal lieve movimento del panneggio, la pace della morte e la grandezza del Salvatore. E già i contemporanei ne tessevano le lodi paragonando l’autore all’antico scultore greco Lisippo, maestro per eccellenza della grande tradizione scultorea ellenistica.

L’opera è stata esposta l’ultima volta nel 1999 in occasione della grande mostra romana su Alessandro Algardi. Oggi, dopo circa venti anni, il grande Crocifisso torna eccezionalmente ad essere esposto seppur per un breve periodo.

Info utili
Mostra: Il Crocifisso di Alessandro Algardi
Luogo: Sala XVII, Pinacoteca, Musei Vaticani
Durata: 14 febbraio 2018
Biglietto: gratuito e incluso nel biglietto d’ingresso ai Musei
Orario: segue quello dei Musei (ore 9.00 – 16.00 con chiusura alle ore 18.00)
N.B.: Ingresso gratuito ai Musei Vaticani e alla mostra ogni ultima domenica del mese. 
Orario: 9.00-14.00, ultimo ingresso alle ore 12.30