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Cristina Pettinari – Commento al Vangelo del 20 Ottobre 2024 per bambini

Domenica 20 Ottobre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 10, 35-45

Bambini e bambine, ragazzi e ragazze, ben trovati.

Come al solito il tempo passa molto velocemente, bisogna stare attenti ai doni di Dio che riceviamo, perchรฉ sono talmente tanti, che alcuni ci sfuggono, ci passano davanti e noi non ce ne accorgiamo.

La Prima Lettura รจ tratta dal libro di Isaia ed รจ una profezia che racconta ciรฒ che dovrร  accadere a Gesรน: la tortura fino alla morte di croce (e poi la risurrezione). Se leggiamo questa Parola con superficialitร  possiamo provare tristezza, ma per superarla dobbiamo avere uno sguardo sappia vedere piรน lontano, oltre il nostro naso. Dobbiamo pensare che senza che noi facessimo nulla per meritarci qualcosa, il Figlio di Dio ha donato la sua vita per amore nostro.

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Perรฒ mi vorrei fermare un attimo su questo, sulla sofferenza… La sofferenza รจ inevitabile per qualunque essere umano perchรฉ fa parte della nostra natura di essere viventi fragili. Grazie alla fede perรฒ possiamo viverla in un modo tutto nuovo, fino quasi a poter sperimentare una sofferenza trasformata dal significato che le viene dato da Dio stesso.

Un esempio. Qualche giorno fa รจ salito al cielo Samuele Basso, un ragazzo di ventotto anni affetto da una rara malattia che, in parole semplici, ha fatto invecchiare molto velocemente le sue cellule quindi non ha superato l’altezza di un bambino di nove o dieci anni circa e la sua pelle sembrava quella di un novantenne. Ma il suo cervello, e soprattutto il suo cuore, erano perfettamente funzionanti, molto piรน di quelli delle persone definite โ€œsaneโ€.

A Samuele non piaceva essere definito come una persona malata perchรฉ diceva che la sua malattia non era tutta la sua vita ma che cโ€™era molto altro. Al contrario, affermava sempre che non poteva raccontarsi non parlando della fede in Dio. รˆ stata proprio questa fede a dare senso alla sua esistenza e a quella delle persone con le sue stesse difficoltร  infatti, grazie alla sua relazione con Dio, รจ riuscito a usare la sua malattia per amare gli altri attraverso, per esempio, la ricerca scientifica che gli ha permesso di stare ancor piรน nellโ€™intimitร  con il Divino. Una volta ha dichiarato: โ€œParadossalmente, se non ci fosse il buio, noi non sapremmo cosโ€™รจ la luceโ€. Ecco il senso della sofferenza: poter essere felici non nonostante essa maย per mezzoย di essa quando la viviamo insieme con Cristo.

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Nella Seconda Lettura si parla proprio di questo e cioรจ del fatto che mentre Gesรน รจ salito sulla croce da solo, noi non siamo mai soli perchรฉ lui ha scelto deliberatamente di passare per la morte, per non lasciarci da soli nel momento del bisogno. Ecco che la difficoltร , la sofferenza puรฒ diventare preziosa perchรฉ, siamo onesti, chi di noi riconoscerebbe l’opera di Dio se andasse sempre tutto secondo la nostra volontร ?

Il vangelo parla proprio della nostra volontร . Due apostoli di Gesรน, Giacomo e Giovanni, gli fanno una richiesta (neanche stessero ordinando qualcosa a un cameriere, ma non entriamo nel giudizio nei loro confronti perchรฉ noi siamo anche peggio!). Vogliono che Gesรน realizzi i loro desideri, e fin qui nulla di strano: chi di noi non chiede a Gesรน di risolvergli i problemi? chi di noi quando prega non offre nella preghiera stessa la soluzione ai problemi? Cioรจ: โ€œnon solo risolvimi il problema, ma risolvimelo come dico io, che รจ meglio! (Direbbe un puffo!)

โ€œIo, io, io, ioโ€, nella preghiera il soggetto siamo sempre noi stessi. Ma Gesรน non ci condanna per questo modo di fare, cosรฌ come non condanna gli apostoli ma apre con loro un dialogo, un ragionamento. Come un insegnante a lezione pone domande ai suoi studenti affinchรฉ arrivino da soli al nocciolo della questione, Gesรน aiuta i suoi apostoli a comprendere cosa chiedono e come lo chiedono. Gli apostoli vogliono stare nella Gloria Eterna accanto a Cristo: il problema non รจ il loro desiderio, infatti per la maggior parte delle volte sono santi perchรฉ ci vengono messi nel cuore proprio da Dio in persona. I nostri desideri sono come un segno della vocazione a cui siamo chiamati, ci indicano da lontano dov’รจ la nostra felicitร .

Il problema รจ la strada che scegliamo di percorrere per raggiungerli. Spesso vogliamo che i nostri desideri siano solo per il nostro piacere e ci dimentichiamo che nella dinamica di Dio l’amore รจ sempre aperto anche agli altri. Il problema non รจ la cosa. ma la modalitร . Il problema รจ che non accettiamo che il massimo della nostra felicitร  stia nella strada che Dio ha scelto per noi e non quella che noi abbiamo scelto per noi stessi. Quindi sprechiamo tempo prezioso della nostra esistenza arrabbiandoci con Dio perchรฉ Dio non fa quello che vogliamo noi come lo vogliamo noi e invece abbiamo gli occhi ciechi davanti a un panorama che, proprio per il fatto che รจ opera di Dio, รจ meraviglioso.

Nel duemila la DreamWorks pubblicรฒ un cartone animato sulla storia di Giuseppe, il penultimo figlio di Giacobbe, un ragazzo che ne ha passate davvero di tutti colori, ma non entriamo nello specifico della sua storia. L’ho nominato perchรฉ mi viene in mente una frase di una canzone che canta il protagonista mentre si interroga sul progetto che Dio ha su di lui. A un certo punto dice: โ€œTu sai la via / non posso sapere il perchรฉ / tu vedi piรน di meโ€. Il senso รจ proprio questo dobbiamo: entrare nell’umiltร  per riconoscere che Dio vede lรฌ dove noi ancora non vediamo.

Vi voglio lasciare questa domanda, che รจ un poโ€™ una provocazione: perchรฉ se stiamo andando in un posto per il quale non conosciamo la strada ci fidiamo del gps, ma per andare verso la nostra felicitร  non ci fidiamo di Dio?

AUTORE: Cristina Pettinari
FONTE: Omelie.org
SITO WEB: https://www.omelie.org

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