Cari Bambini e Bambine, Ragazzi e Ragazze, ben trovati a tutti!
Ormai è passato molto tempo dal Natale, e presto ci addentreremo nella Quaresima. Pertanto è bene fermarci un attimo e capire dove siamo e dove stiamo andando. Ebbene, la festa della Presentazione di Gesù al Tempio ci aiuta proprio in questo: a riprendere le fila del Natale per andare verso la Pasqua.
Iniziamo subito dalla Prima Lettura. È tratta dal libro di Malachia e ci annuncia la Salvezza. Ecco che inizia qualcosa di sorprendente: Dio non si occupa di noi a intermittenza, non ci sono dei giorni belli e dei giorni brutti. Ma ogni giorno il Signore si manifesta a noi con tutto il suo Amore: siamo noi che dovremmo essere pronti ad accoglierlo, in qualunque momento.
Ma se proprio non riusciamo ad avere occhi e orecchie ben aperti? Se proprio non riusciamo ad allontanare da noi tristezze e problemi? Come possiamo fare? Dio cosa fa?
La Seconda Lettura ci risponde immediatamente. Questo brano è tratto dalla Lettera agli Ebrei ed è semplicemente commuovente. Non solo ci annuncia la venuta di Cristo per la nostra salvezza, cosa che può sembrare lontana da noi anni luce. Ma ci dice che Cristo sa come ci sentiamo. Lui ci ha amati, e ci ama, così tanto che ha voluto starci vicino fino in fondo. Lui conosce le nostre sofferenze. Noi non siamo soli perché Cristo ha distrutto la nostra solitudine per pure Amore.
Il Vangelo ci esprime tutto questo in modo preciso e dettagliato: Gesù è Vero Dio e dunque la sua venuta è per la salvezza di tutti, ma è anche Vero Uomo e quindi può rendere la nostra umanità meravigliosa. Leggendo questo brano di Luca, la prima cosa che salta all’occhio è che i genitori di Gesù seguano le indicazione della Legge dell’ebraismo: loro avevano già avuto la rivelazione da parte dell’Arcangelo Gabriele sulla natura di Gesù, eppure il fatto che a loro fosse stato affidato il Figlio di Dio non li ha inorgogliti. Quante volte a noi pare di aver capito tutto della vita, solo perché siamo in un periodo in cui le cose vanno per il verso giusto? Maria e Giuseppe invece hanno sempre saputo che dovevano rimanere uniti alla loro comunità, come noi alla Chiesa. Un’altra caratteristica di questo racconto è che è pieno di grazie nei confronti di Dio: Gesù è il regalo più grande che noi potessimo avere, un dono che ci ricolma di doni.
In questo Vangelo tra i personaggi abbiamo, Anna e Simeone. Quest’ultimo è un uomo ormai anziano, che vive a Gerusalemme. Nel suo cuore sa che quel giorno vedrà il Messia, Gesù. Lui ha vissuto tanti anni per attendere proprio quel bambino. Ma come fa a sapere che lo conoscerà? È lo Spirito Santo che glielo suggerisce. Simeone è per noi un enorme esempio di fede e pazienza. Egli attende perché sa che Dio mantiene sempre le sue promesse. Anna è una figura simile. È una donna molto anziana, che vive al servizio del Tempio da tantissimi anni. Anche lei vive in attesa del Messia. E anche lei sa che quello è il momento in cui lo conoscerà.
Entrambi sono un esempio. Essi sono rimasti ancorati alla Speranza sapendo che Dio non dimentica mai il Suo Popolo, e per questo posso hanno vissuto il giorno più bello della loro vita, nel momento in cui hanno visto il Bambino. Tuttavia ad un certo punto c’è qualcosa di inaspettato: Simeone dice qualcosa di stranissimo a Maria. “A te, oh donna, una spada trafiggerà l’anima”. Sta dicendo che il compito di Maria non è terminato. Dovrà stare accanto al Figlio e vivere con Lui la Pasqua. Ecco, Dio non si dimentica mai la nostra vita, non ci lascia mai in disparte. Non diventiamo mai inutili.
Ma sempre, tutti i giorni, possiamo scegliere se stare o meno con Dio. Di sicuro Lui desidera che non collaboriamo sempre con Lui: bastano piccole cose, come aiutare la sorella o il fratello più piccolo a fare i compiti o la mamma a mettere a posto la spesa. Ogni volta che aiutiamo qualcuno, stiamo lavorando al fianco di Dio al suo progetto di Amore.
Il Vangelo termina con l’immagine della Sacra Famiglia che torna a casa. È l’ultimo brano dell’infanzia di Gesù. Cioè anche Lui, il Figlio di Dio, ha condotto un’infanzia normalissima, come tutti nell’obbedienza ai suoi genitori. Quello però che non si può trascurare è che Giuseppe sia nominato di sfuggita solo una volta. Eppure è grazie al suo amore e alla sua cura nei confronti di Maria e del Bambino, che siamo giunti sino alla Pasqua. Ecco cosa fare nell’attesa di incontrare Dio nella nostra vita in un modo straordinario: amare Lui e gli uomini, così come Giuseppe ha amato Dio, Maria e Gesù. Con semplicità e umiltà, vedremo Dio ogni giorno.
AUTORE: Cristina Pettinari
FONTE: Omelie.org
SITO WEB: https://www.omelie.org