Vangelo di oggi
Venerdì, IV settimana del Tempo Ordinario
Commento: Rev. D. Ferran BLASI i Birbe (Barcelona, Spagna)
«Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso»
Oggi, in questo brano di Marco, ci parla del prestigio di Gesù –conosciuto per i Suoi miracoli ed insegnamenti-. Era tale questo prestigio, che, per alcuni, si trattava del parente e precursore di Gesù, Giovanni il Battista, che sarebbe risuscitato fra i morti. E così lo voleva immaginare Erode, che lo aveva fatto uccidere. Però questo Gesù era molto di più degli altri uomini di Dio: più di quel Giovanni; più di qualunque profeta che parlavano nel nome dell’Altissimo: Lui era il Figlio di Dio fatto uomo, Perfetto Dio e Perfetto Uomo. Questo Gesù –presente tra noi-, come uomo ci può capire e, come Dio, ci può concedere tutto quello di cui abbiamo bisogno.
Giovanni, il precursore, che era stato mandato da Dio prima di Gesù, con il suo martirio Lo precede anche nella Sua passione e morte. E’ stata anche una morte ingiustamente inflitta ad un uomo santo, da parte del tetrarca Erode, certamente controvoglia, poiché lo apprezzava e lo ascoltava con rispetto. Ma, dopo tutto, Giovanni era stato chiaro e determinato verso il re, quando gli rimproverava la sua condotta meritevole di disapprovazione, perché non gli era lecito aver preso Erodia come sposa, la moglie di suo fratello.
Erode aveva accondisceso alla richiesta rivoltagli dalla figlia di Erodia, spinta da sua madre, quando in un banchetto –dopo la danza che aveva compiaciuto il re- davanti agli invitati, giurò alla danzatrice dargli ciò che gli avesse chiesto. «Che cosa devo chiedere?» domanda a sua madre che le risponde: «La testa di Giovanni il Battista» (Mc 6,24). Così il reuccio fa esecutare il Battista. Era quello un giuramento che in nessun modo lo obbligava, giacché si trattava di una cosa assolutamente ingiusta, contraria alla giustizia e alla coscienza.
Ancora una volta, l’esperienza insegna che una virtù deve essere unita a tutte le altre, e che tutte devono crescere organicamente, come le dita di una mano. Ma l’esperienza insegna anche che quando si incorre in un vizio, segue poi la processione degli altri.