Contemplare il Vangelo di oggi 2 Aprile 2020 – Gv 8, 51-59

Vangelo di oggi

Giovedì della V settimana di Quaresima

Commento: Rev. D. Enric CASES i Martín (Barcelona, Spagna)

«Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia»

Oggi, San Giovanni ci pone di fronte a una manifestazione di Gesù nel Tempio. Il Salvatore svela un fatto sconosciuto per i giudei: che Abramo vide e si rallegrò, al contemplare il giorno di Gesù. Tutti sapevano che Dio aveva fatto un’alleanza con Abramo, rassicurandolo con grandi promesse di salvazione per la sua discendenza. Ignoravano, tuttavia, fino a che punto arrivava la luce di Dio. Cristo svela che Abramo vide il Messia nel giorno di Giavè che Lui chiama `il mio giorno´.

In questa rivelazione Gesù dimostra di essere in possesso della visione eterna di Dio. Ma, soprattutto, si rivela come una persona preesistente e presente nel tempo di Abramo. Poco dopo, nell’impeto della discussione, quando Gli allegano che non ha ancora cinquant’anni, dice loro: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono» (Gv 8,58). E’ questa una dichiarazione notevole della Sua divinità; potevano capirla perfettamente e anche avrebbero potuto credere se avessero conosciuto di più il Padre. L’espressione ”Io sono” forma parte del tetragramma santo di Giavè, svelato sul monte Sinai.

Il cristianesimo è qualcosa di più di un insieme di regole morali elevate, come possono essere l’amore perfetto, o, perfino, il perdono. Il cristianesimo è la fede in una persona. Gesù è Dio e uomo vero. «Perfetto Dio e perfetto Uomo», dice il Simbolo Attanasiano. Sant’Ilario di Poitier scrive in una bella preghiera: «Concedici, dunque, un modo di esprimerci appropriato e degno; illumina la nostra intelligenza, fa sì che le nostre parole siano espressioni della nostra fede, cioè, che noi, per mezzo dei profeti e degli Apostoli, conosciamo te, Dio Padre e l’unico Signore Gesù Cristo, possiamo pure onorare Te come Dio, nel quale non c’ è unicità di persona, e riconoscere Tuo Figlio, in tutto identico a Te».

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