Conferenza Stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris per l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica

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Intervento dell’Em.mo. Card. Lorenzo Baldisseri

Intervento del Rev. Padre Humberto Miguel Yáñez, S.I.

Intervento di S.E. Mons. Fabio Fabene

Alle ore 11.30 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris per l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, sul tema: Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale, che si svolgerà in Vaticano dal 6 al 27 ottobre 2019.

Intervengono l’Em.mo Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; S.E. Mons. Fabio Fabene, Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi; e il Rev. Padre Humberto Miguel Yáñez, S.I., Professore Ordinario di Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento dell’Em.mo. Card. Lorenzo Baldisseri

Sono lieto di rivolgermi a voi tutti per presentarvi l’Instrumentum laboris o Documento di lavoro che, secondo la prassi sinodale, costituisce la base della discussione durante le Congregazioni generale dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, prevista dal 6 al 27 ottobre 2019, per riflettere sul tema Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale.

Come è ben noto, secondo la Costituzione Apostolica Episcopalis Communio, promulgata da Papa Francesco il 15 settembre 2018, ogni Sinodo, in quanto tale, implica un processo che include la fase preparatoria, la celebrativa e l’applicativa. Con la pubblicazione dell’Instrumentum laboris entriamo nel vivo dell’ultima parte della fase preparatoria e ci accingiamo in questo modo alla fase celebrativa dell’evento sinodale ormai imminente.

Prima di riferirmi al testo in questione, mi permetto di accennare sommariamente al processo di preparazione dell’Assemblea sinodale e all’iter che ha portato all’elaborazione del Documento che oggi è oggetto di questa presentazione.

Per quanto riguarda il cammino sinodale dall’indizione del Sinodo da parte del Santo Padre Francesco, il 15 ottobre 2017, fino al presente, occorre ricordare che il 19 gennaio 2018 ha avuto luogo il primo incontro della Segreteria Generale con la REPAM a Puerto Maldonado. È seguita poi la costituzione del Consiglio pre-sinodale di Segreteria, i cui membri sono stati nominati dal Santo Padre includendovi diversi Presuli, due religiose e un laico appartenenti alla suddetta Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM). Questo Consiglio si è radunato due volte: la prima nel mese di marzo 2018 per preparare il Documento Preparatorio e la seconda dal 14 al 15 maggio 2019 per elaborare il Documento di lavoro o Instrumentum laboris, che voi avete tra le vostre mani.

Con la pubblicazione del Documento preparatorio è stata avviata la grande consultazione al popolo di Dio in Amazzonia sull’argomento del Sinodo. Il Questionario annesso al Documento ha dato occasione ad un ricco dibattito in seno alle sette Conferenze Episcopali coinvolte nell’Amazzonia, che poi hanno inviato le loro risposte alla Segreteria Generale. Inoltre, con la collaborazione della REPAM, sono stati realizzati circa 260 eventi nel territorio, di cui 70 Assemblee territoriali, 25 Forum tematici e più di 170 altre attività, tra seminari, incontri, riunioni di ogni tipo.

Il materiale, giunto da questa amplia consultazione, è stato oggetto di attento studio e classificazione da parte della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi che, con l’aiuto di esperti qualificati ha proceduto alla stesura di un progetto di Documento di lavoro. Il gruppo di redazione di questo testo è stato formato da alcuni esperti provenienti della Regione Panamazzonica e da altri residenti a Roma, ma con competenza nella tematica sinodale.

Fanno parte anche del cammino sinodale tre significativi eventi che hanno avuto luogo nella fase preparatoria, i cui risultati sono stati opportunamente integrati nella redazione del progetto dell’Instrumentum laboris. Questi tre eventi sono: 1) l’incontro della REPAM con la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi nei giorni 14 e 15 novembre 2018, che raccoglie i risultati emergenti dello svolgimento delle Assemblee Regionali celebrate in tutto il territorio amazzonico; 2) il Seminario di studi organizzato dalla Segreteria Generale dal 25 al 27 di febbraio del corrente anno sul tema: Verso il Sinodo Speciale per l’Amazzonia: dimensione regionale e universale; 3) la Conferenza Internazionale di Washington per affrontare il tema dell’Ecologia integrale come risposta sinodale dalla regione amazzonica e altri biomi e territori per la cura della nostra casa comune, organizzato dalla REPAM, dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, dall’Osservatore della Santa Sede presso l’ONU e dalla Conferenza dei Provinciali Gesuiti degli Stati Uniti e Canada con il supporto di questa Segreteria Generale. Questo evento ha avuto luogo presso l’Università di Georgetown dal 19 al 21 marzo di quest’anno.

Tutto questo materiale – sia quello della consultazione sia quello dei risultati dei suddetti eventi della fase preparatoria – è confluito nel testo dell’Instrumentum laboris che è stato finalmente discusso e approvato dal Consiglio pre-sinodale.

Per quanto riguarda il testo del Documento in sé stesso, come voi potete facilmente constatare a un primo sguardo, presenta una divisione tripartita secondo le seguenti tre tematiche generali:

La voce dell’Amazzonia, intesa come ascolto del territorio allo scopo di arrivare a una conversione pastorale secondo la Evangelii gaudium. In questa parte sono affrontati argomenti di grande importanza per comprendere la realtà panamazzonica.

Il primo tema è quello della vita, poiché l’Amazzonia è fonte di vita, di una vita in abbondanza, che si esprime nel desiderio dei popoli amazzonici del “buon vivere”, anche se quella vita si vede spesso minacciata ed è necessario difenderla contro lo sfruttamento nelle sue variegate forme. Il secondo tema riguarda il territorio, fonte di vita e di rivelazione di Dio, dove tutto è collegato, nel quale convivono realtà di straordinaria bellezza insieme a tante forze che minacciano di distruggere il territorio, pur non mancando un’incoraggiante apertura alla speranza. Il terzo tema è il tempo, inteso come kairos, tempo di grazia, di inculturazione e di interculturalità, tempo di sfide e urgenze, ma anche tempo di speranza. Il quarto tema è il dialogo con i popoli amazzonici, concepito in senso missionario.

L’ecologia integrale, tema della II Parte, sottolinea la realtà del territorio amazzonico per una conversione ecologica come proposta dalla Laudato si’.

In questo senso, vengono prese in considerazione tematiche altamente significative della realtà panamazzonica, quali ad esempio, la distruzione estrattivista, le minacce e la protezione dei Popoli indigeni in isolamento volontario (PIAV), il complesso problema delle migrazioni, con le loro cause e le loro conseguenze, il fenomeno sempre attuale e crescente dell’urbanizzazione, i cambiamenti sociali che toccano la famiglia e la rendono vulnerabile, il devastante problema della corruzione, vero flagello morale strutturale, la questione della sanità integrale e dell’educazione integrale, concepita come incontro e conversione verso una ecologia integrale.

Le sfide e le speranze della Chiesa profetica in Amazzonia, con volto amazzonico e missionario, coinvolta in processi di inculturazione e di interculturalità, una chiesa che vive la sua fede attraverso una liturgia inculturata, una chiesa che svolge la sua vita nella cosmovisione indigena sia all’interno delle comunità locali sia nell’apertura all’evangelizzazione urbana, una chiesa aperta al dialogo interreligioso, una chiesa che intende adoperare i mezzi di comunicazione al servizio della promozione integrale umana e vuole assumere sempre di più un rol profetico nella società.

In sintesi, possiamo dire che il Documento ha lo scopo di presentare la situazione pastorale delle Chiese locali e di avviare nuovi cammini per una più incisiva evangelizzazione e allo stesso tempo di proporre una riflessione sulla problematica ecologica che interessa la Regione per promuovere un’ecologia integrale, secondo l’Enciclica Laudato si’.

La lingua originale dell’Instrumentum laboris, è lo spagnolo, ed è pronta la traduzione in portoghese e in italiano. In aggiunta è disponibile al momento una traduzione di lavoro in inglese. Quindi, il Documento verrà diffuso in tutta la Chiesa e inviato principalmente ai partecipanti all’Assise sinodale.

A proposito dei partecipanti, forse vi interessa sapere quali sono i criteri di partecipazione a questa Assemblea Speciale. Innanzitutto, occorre dire che tali criteri, approvati dal Santo Padre, sono stati stabiliti in base alle peculiarità dell’area geografico-ambientale e tenendo conto, ovviamente, della tipologia di assemblea sinodale. Pertanto, prenderanno parte all’Assemblea Speciale per la Regione Panamazzónica le seguenti categorie secondo il titolo di partecipazione:

Membri ex officio
§ Tutti i Vescovi residenziali e gli Ordinari ad essi equiparati secondo il Diritto, appartenenti alle nove (9) circoscrizioni ecclesiastiche Panamazzoniche in Bolivia, Brasile, Ecuador, Perù, Colombia, Venezuela, Guyana francese, Guyana e Surinam.

§ I Presidenti delle sette (7) Conferenze Episcopali coinvolte nella Regione Panamazzonica, ovvero: Antille, Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela.

§ Alcuni Capi Dicastero della Curia Romano che, a motivo delle proprie competenze, sono particolarmente interessati alla vita della Chiesa nell’area amazzonica.

§ La presidenza della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM).

§ I membri del Consiglio pre-sinodale nominati dal Santo Padre per la preparazione dell’Assemblea Speciale.

Membri ex electione
§ Quindici (15) religiosi originari e attivi come agenti di pastorale nella Regione Panamazzonica, eletti dall’Unione dei Superiori Generali.

Membri ex nominatione pontificia:

§ Membri nominati dal Santo Padre, fino al 15 % del totale dei Padri sinodali, tra vescovi, sacerdoti e religiosi, in virtù della propria competenza in relazione all’area geografica in questione.

Altri partecipanti
§ Esperti, ecclesiastici e laici, con conoscenze specifiche nella materia del Sinodo, la cui missione principale è quella di collaborare con i Segretari Speciali nell’elaborazione dei documenti sinodali.

§ Uditori e Uditrici, ecclesiastici e laici, il cui compito è rendere testimonianza di vita in relazione all’argomento sinodale. Essi sono la voce viva del Popolo di Dio nella regione Panamazzonica e pertanto non mancheranno uomini e donne appartenenti ai popoli amazzonici che saranno in grado di trasmettere i desideri e aneli più profondi.

§ Delegati Fraterni delle chiese cristiane e comunità ecclesiali che abbiano qualche rapporto con l’Amazzonia. La presenza di questi partecipanti contribuirà a creare un clima di dialogo ecumenico,

§ Invitati speciali rappresentanti altre religioni e organismi vari, la cui partecipazione può contribuire al dialogo interreligioso e allo scambio di esperienze per affrontare le complesse situazioni della Panamazzonia e per elaborare progetti comuni in favore della giustizia e la pace in questa regione.

Queste sono le diverse categorie dei partecipanti al Sinodo, ma intanto il Santo Padre, come è di pubblica conoscenza, ha già nominato il 5 maggio 2019 coloro che dovranno ricoprire gli incarichi speciali, vale a dire il Relatore Generale, l’Eminentissimo Card. Cláudio Hummes, OFM, Arcivescovo emerito di São Paulo e Presidente della Rete Ecclesiale Panamazzonica (Brasile), così come i due Segretari Speciali: Sua Eccellenza Mons. David Martínez de Aguirre Guinea, O.P., Vicario Apostolico di Puerto Maldonado (Perù) e il Rev. P. Michael Czerny, S.I., Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

L’Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica così composta e dopo questo cammino sinodale che sta arrivando alla sua celebrazione in ottobre, si prospetta, dunque, come una riflessione pastorale aperta al riconoscimento delle diversità, nell’ascolto della realtà amazzonica con tutte le sue sfaccettature culturali ed ecclesiali. L’immagine di una Chiesa dal volto amazzonico, coraggiosa nell’annuncio profetico del Vangelo in difesa del Creato e delle popolazioni indigene, è l’orizzonte verso il quale ci incamminiamo sotto la guida di Papa Francesco per condividere un’esperienza di comunione fraterna, collegialità e sinodalità.

Intervento del Rev. Padre Humberto Miguel Yáñez, S.I.

L’Istrumentum laboris al n. 56 pone la domanda: “come recuperare il territorio amazzonico, salvarlo dal degrado neocolonialista e restituirgli il suo benessere sano e autentico?”

Il Documento inizia nella Prima Parte con un primo capitolo sul vedere-ascoltare la realtà: da un lato, la bellezza-bontà della creazione di Dio, la cui contemplazione fa cantare i popoli amazzonici; dall’altro, l’aggressione alla “Madre-terra”, che deturpa l’opera di Dio e fa levare un grido di dolore sia dalla Terra stessa che dai suoi figli, i popoli dell’Amazzonia. In questo capitolo, la vita e il territorio sono descritti come l’ambito in cui si svolge la storia dei popoli in un rapporto integrale con Dio, la comunità e la natura, mentre nel secondo capitolo si tratta direttamente della lotta dei popoli per difendersi dal paradigma tecnocratico, che ha come unico scopo la “massimizzazione del profitto”, senza preoccuparsi né della natura né dei popoli che la abitano. Da questi riferimenti alla Prima Parte si capisce meglio il contesto in cui si colloca la Seconda Parte: “Ecologia integrale: il grido della terra e dei poveri”. Si tratta dell’Ecologia integrale già proposta da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’, ma ora focalizzata su una delle regioni dove la problematica ecologica si rende più urgente. Come aveva già indicato il Papa nella stessa Enciclica al n. 38: “i bacini dell’Amazzonia e del Congo” sono i “polmoni del pianeta”.

Questo Sinodo riconosce l’Amazzonia come interlocutrice privilegiata e “indispensabile” (n. 49) così da venire incontro alla saggezza dei suoi popoli per imparare, alle loro lotte per sostenerle e alle loro attese per condividerle.

L’Istrumentum laboris riconosce: “Dobbiamo alle comunità aborigene la cura e la coltivazione dell’Amazzonia da migliaia di anni…” (n. 56). Infatti, i popoli indigeni dell’Amazzonia hanno una “saggezza ancestrale” (n. 88), uno stile di vita dove tutto è connesso: hanno il senso del legame alla trascendenza e alla natura, alla comunità e alla famiglia. Hanno una prospettiva della vita che si ripercuote sia sulla educazione che sulla salute, sia sul lavoro che sulla loro religiosità.

In questo modo, la Seconda Parte si dipana in nove capitoli che presentano la vita dei popoli nel loro territorio: Distruzione estrattivista, Popoli Indigeni in Isolamento Volontario, Migrazione, Urbanizzazione, Famiglia e Comunità, Corruzione, La questione della Salute Integrale, Educazione Integrale e La Conversione Ecologica.

Il Primo Capitolo raccoglie il grido della Terra e dei popoli amazzonici provocato dal modello di sviluppo estrattivista: “i grandi interessi economici, avidi di petrolio, gas, legno, oro, monocolture agro-industriali, ecc.”. Tali interessi saccheggiano il territorio senza tener conto dei suoi abitanti, i quali si esprimono con queste parole: “Siamo colpiti da commercianti di legname, allevatori di bestiame e altre parti terze. Minacciati da attori economici che implementano un modello estraneo ai nostri territori. Le imprese forestali entrano nel territorio per sfruttare la foresta, noi abbiamo cura della foresta per i nostri figli, abbiamo carne, pesce, farmaci vegetali, alberi da frutto […] La costruzione di impianti idroelettrici e il progetto dei corsi d’acqua ha un impatto sul fiume e sui territori […] Siamo una regione di territori rubati” (n. 45). Quelli che sfruttano la natura e i suoi popoli sono “guidati da un modello economico legato alla produzione, alla commercializzazione e al consumo, dove la massimizzazione del profitto è prioritaria rispetto alle necessità umane e ambientali” (n. 51). Tutto questo causa squilibri climatici nella regione (cfr. n. 54). Addirittura ci sono problemi di riconoscimento di titolarità dei territori degli abitanti, i quali sovente ne vengono espulsi senza saper dove andare a vivere. “La vita è legata e integrata al territorio, quindi la difesa della vita è la difesa del territorio; non c’è separazione tra i due aspetti” (n. 53). Infine, si assiste all’“inquinamento dei fiumi, dell’aria, dei suoli, delle foreste e [al] deterioramento della qualità della vita, delle culture e delle spiritualità” (n. 46). Se qualcuno osa protestare, queste proteste sono vietate e i loro partecipanti criminalizzati (cfr. n. 52).

Dopo aver sollevato il problema dell’aggressione al territorio, l’Istrumentum laboris si focalizza, a partire dal secondo capitolo, sulla popolazione, incominciando da coloro che sono i più vulnerabili: i Popoli Indigeni in Isolamento Volontario o “popoli liberi”, che si calcola siano tra i 110 e i 130. “I PIAV resistono all’attuale modello di sviluppo economico predatore, genocida ed ecocida” (n. 57).

Il terzo capitolo tratta delle migrazioni. Infatti, “l’Amazzonia è tra le regioni con la maggiore mobilità interna e internazionale in America Latina” (n. 64). “[…] questo modello di sfruttamento che svuota i territori per appropriarsene, espelle le popolazioni e le allontana verso la città” (n. 66). “Questo fenomeno destabilizza, tra l’altro, le famiglie […]” (n. 67). Per cui si suggerisce di aiutare ad apprezzare meglio la vita rurale, con alternative di sopravvivenza come l’agricoltura nella campagna (cfr. nn. 69d; 74e). Nell’Amazzonia, “tra il 70 e l’80% della popolazione risiede nelle città” (n. 71), quindi troviamo problematiche proprie della vita urbana che sono trattate nel cap. IV, tra cui l’urbanizzazione della povertà, l’aumento della violenza in tutti i sensi e, infine, il conflitto tra la cultura tradizionale e la cultura urbana, soprattutto tra i giovani.

Il capitolo V tratta della famiglia, in cui palpita l’esperienza cosmica (“cosmovivencia”). Essa, infatti, è il luogo della trasmissione dei valori e delle tradizioni, della lingua e dei miti, ma oggi si trova in crisi, soprattutto nella città, a causa del cambiamento di stili di vita che rende difficile il dialogo al suo interno. La famiglia tante volte soffre la separazione dei propri membri, per spostamenti a causa del lavoro. Emergono, infine, nuovi modelli familiari come conseguenza della crisi antropologica in atto. Tra l’altro si chiede di promuovere il ruolo della donna nella società e nella Chiesa e di sostenerla quando deve affrontare, tante volte da sola, situazioni di emergenza in assenza del compagno.

Il capitolo VI va a intercettare un tema ancora più difficile: la corruzione, la quale penetra tutti gli ambiti della vita amazzonica. Ciò riguarda, anzitutto, alcune delle grandi compagnie estrattiviste che cercano di corrompere i governi affinché diano i permessi per poter estrarre le risorse naturali senza alcun controllo, oppure i leaders delle stesse comunità aborigene, con l’effetto di dividere le comunità, sedotte da un oro che “pretende sacrifici umani” (n. 63), come avvertiva Papa Francesco a Puerto Maldonado. Ma la corruzione è anche “legata alla piaga del traffico o del commercio di droga […] (DAp 70)” (n. 81).

Il capitolo VII parla della salute integrale, costatando come questa è messa a repentaglio dall’intervento delle compagnie estrattiviste che contaminano l’acqua, base di tutta la vita del bioma amazzonico. In questo modo, tutto si inquina e affiorano sia nuove che antiche malattie, che stanno dilagando per il territorio, il quale perde così la sua originaria condizione di salute. Ma l’Istrumentum laboris raccoglie pure la saggezza degli anziani che, osservando la natura, hanno imparato una medicina naturale trasmessa di generazione in generazione, che anche noi possiamo apprendere. Va ricordato che la base della salute sono l’aria e l’acqua pulite, la possibilità di abitare la propria terra e di goderne i frutti.

Il capitolo VIII tratta dell’Educazione integrale, la quale deve recuperare la saggezza ancestrale e il modo di insegnare dei popoli amazzonici, incentrati non tanto su concetti teoretici quanto esperienziali, attenti al vissuto e alla dimensione emotiva della persona. Si rammenta che tante volte la scuola ufficiale non ha tenuto conto della cultura di questi popoli, addirittura vietando l’utilizzo delle loro lingue e creando in essi un sentimento d’inferiorità a causa del mancato apprezzamento del loro patrimonio culturale. Oggi si chiede di integrare nell’educazione istituzionale la cultura e la lingua degli indigeni, il loro modo di insegnare e di imparare. Un’educazione alla solidarietà, attenta alla cura della Casa Comune, che raccoglie la loro saggezza e il loro stile di vita.

Infine, tutto questo richiama alla conversione ecologica, presentata nel nono capitolo, in linea con l’Enciclica Laudato si’, che richiede una conversione integrale di tutto l’essere umano, nelle sue reti di rapporti interpersonali e con il creato; una conversione anche pastorale della Chiesa, chiamata ad assumere la cura della Casa Comune come parte della sua missione evangelizzatrice, per insegnare ai suoi fedeli dopo aver imparato dai popoli originari. Così, essa sarà in grado di svolgere la sua missione profetica anche davanti ai potenti di questo mondo, molti dei quali sono interessati non a rispettare la natura e i popoli che la abitano, in modo particolare i poveri, ma solo a estrarre quante più ricchezze possibili, le quali in genere finiscono nelle mani di pochi.

Intervento di S.E. Mons. Fabio Fabene

Dopo che Padre Yanez ha presentato il tema dell’ecologia integrale, desidero soffermarmi sui nuovi cammini ecclesiali, dei quali si parla nella terza parte dell’Instrumentum Laboris. Cammini che, senza dimenticare il grande lavoro della prima evangelizzazione e l’opera pastorale svolta fin qui, devono essere percorsi per costruire una Chiesa dal volto amazzonico e missionario. Una Chiesa che sia espressione della pluralità dei popoli, culture ed ecosistemi che si trovano in quel territorio. È proprio la ricchezza umana ed ambientale dell’Amazzonia – dove vivono indigeni, ribeirinhos, afrodiscendenti, migranti – che chiede di evidenziare l’unicità di quella regione nell’unità della Chiesa.

I nuovi cammini si attuano attraverso un processo di inculturazione, cioè di incarnazione del Vangelo nella pluralità delle culture umane, promuovendo un dialogo tra di essi in vista di un mutuo arricchimento. In questo modo l’inculturazione si apre all’interculturalità.

L’Instrumentum Laboris collega questo cammino alla liturgia come celebrazione della fede, all’organizzazione delle comunità, all’evangelizzazione delle città, al dialogo ecumenico e religioso, alla missione dei mezzi di comunicazione e alla promozione umana integrale. Per ciascuno di questi argomenti il Documento presenta dei suggerimenti scaturiti dalla fase preparatoria del Sinodo, che orienteranno il dibattito tra i Padri Sinodali durante i lavori del prossimo ottobre.

Riguardo alle celebrazioni liturgiche, viene proposta una migliore integrazione dei simboli e stili celebrativi delle culture indigene, tenendo conto della musica e della danza, delle lingue e degli abiti autoctoni, nonché offrendo maggiore spazio alle espressioni della pietà popolare.

Riguardo all’organizzazione delle comunità, si suggerisce di valorizzare la ricca tradizione dei popoli originari, fondata sul senso di comunità, di uguaglianza, di solidarietà e di servizio. Allo stesso tempo si riconosce la necessità di tenere presente che la popolazione amazzonica è variegata ed è composta da nativi e “ribeirinhos”, “kilombolas” (afroamericani), meticci e gruppi etnici provenienti da vari continenti che vivono in maggioranza in centri urbani di vaste proporzioni.

Si chiede di valorizzare il ruolo dei laici rendendoli più protagonisti di una Chiesa in uscita, tra questi in special modo le donne, la cui presenza non è sempre adeguatamente considerata. Anche nell’ambito della vita consacrata, le religiose sono una presenza significativa e se ne auspica una formazione che si focalizzi “sull’interculturalità, l’inculturazione e il dialogo tra le spiritualità e le cosmovisioni amazzoniche” (n. 127).

Inoltre si considera urgente un dialogo con i giovani per superare le difficoltà di comunicazione tra le generazioni ed evitare che le tradizioni e le culture indigene vadano perdute man mano che gli stessi giovani lasciano le loro comunità native. Una parola di prossimità viene rivolta a quanti fra loro sono vittime del narcotraffico, della tratta di persone e della dipendenza da droghe e alcool.

I nuovi cammini richiedono anche una pastorale maggiormente coordinata tra le diocesi di frontiera per affrontare insieme problemi ecclesiali e sociali comuni. A questo scopo è significativa la richiesta di rafforzare la REPAM (Rete Ecclesiale Panamazzonica), di costituire una struttura episcopale amazzonica e di creare un fondo economico per le necessità pastorali e sociali del territorio.

L’Amazzonia non è solo la foresta, vi sono anche le città verso cui gli indigeni sono costretti ad emigrare per motivi di studio o di lavoro, trovandosi spesso sradicati dal loro ambiente naturale, confinati in una condizione di invisibilità e raggiunti dalla propaganda di gruppi di origine pentecostale, che sono attivi soprattutto nelle periferie. Per questo motivo si propone di studiare quale tipo di parrocchia possa rispondere alle sfide inedite della pastorale urbana, anche in modo da favorire l’integrazione tra gruppi umani diversi. In particolare si suggerisce di intensificare la presenza pastorale nei nuovi quartieri, promuovendo una cittadinanza attiva e sensibile ai diritti umani e alle questioni ecologiche.

In un contesto tanto variegato si rende necessario incentivare il dialogo ecumenico e interreligioso, tenendo conto della forte azione di proselitismo svolta da gruppi religiosi di diversa denominazione. Per far fronte a ciò, sembra opportuno sviluppare un dialogo più costruttivo, ricercando punti di incontro, favorendo la traduzione della Bibbia nelle lingue amazzoniche e organizzando incontri interconfessionali tra teologi.

Un aspetto che è emerso dalla consultazione riguarda la ministerialità laicale. Rispetto ad essa, per rispondere alle esigenze pastorali delle comunità amazzoniche, si chiede di valutare l’istituzione di nuovi ministeri. In questo senso, ci si domanda quale ministero ufficiale possa essere conferito alla donna. Nel documento non si parla del diaconato femminile, dal momento che il Papa si è già espresso in proposito nell’Assemblea delle Superiore Generali, dichiarando che il tema necessita di ulteriore approfondimento. Infatti, la Commissione di studio appositamente istituita nel 2016 non ha raggiunto un parere unanime sulla questione.

Un altro problema affiorato dalla consultazione è la sofferenza provocata dall’assenza dell’Eucaristia in molte comunità amazzoniche, specialmente nelle zone remote, a causa della scarsità di sacerdoti. Il Documento di lavoro richiama il principio secondo cui la Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa. Per questo si suggerisce innanzitutto un rilancio della pastorale vocazionale che favorisca le vocazioni autoctone, in modo che vi siano sacerdoti adeguatamente preparati che non siano solo di passaggio ma stabilmente presenti tra i fedeli. Accanto a questo suggerimento, vi è anche quello di studiare la possibilità di trovare elementi nuovi oggettivi e ulteriori criteri validi per poter assicurare la celebrazione dei sacramenti.

Significativo è, in conclusione, il titolo stesso del capitolo: “Chiesa profetica in Amazzonia: sfide e speranza”. Il riferimento alla profezia ritorna alla fine del Documento, dove si legge: “La voce profetica implica un nuovo sguardo contemplativo capace di misericordia e di impegno” (n. 142). Una Chiesa profetica è una Chiesa che ricerca nuove risposte a nuove situazioni e intraprende nuovi cammini che rendano possibile l’edificazione di una Chiesa dal volto amazzonico. Il Sinodo sarà un Kairos per le comunità ecclesiali dell’Amazzonia, soprattutto per quelle più povere ed isolate: “Il mondo amazzonico chiede alla Chiesa di essere sua alleata” (ibid.).