Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la 50ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 22.01.2016

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Alle ore 12.00 di oggi, nellโ€™Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la 50ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: โ€œComunicazione e Misericordia: un incontro fecondoโ€.

Intervengono: Mons. Dario Edoardo Viganรฒ, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede; il Dott. Paolo Ruffini, Direttore di TV2000; la Prof.ssa Marinella Perroni, Biblista, Docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Santโ€™Anselmo (Roma).

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

Intervento di Mons. Dario Edoardo Viganรฒ

La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che la Chiesa celebrerร  il prossimo 8 maggio 2016 รจ la cinquantesima in ordine temporale.

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Si tratta di un anniversario che rimanda al Concilio Ecumenico Vaticano II e, per noi in particolare al Decreto sugli strumenti di comunicazione sociale Inter Mirifica (4 dicembre 1963), che al n. 18 afferma: ยซal fine poi di rendere piรน efficace il multiforme apostolato della Chiesa con lโ€™impiego degli strumenti di comunicazione sociale, ogni anno in tutte le diocesi del mondo, a giudizio dei vescovi, venga celebrata una โ€œgiornataโ€ nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in questo settore, invitati a speciali preghiere per questo scopo e a contribuirvi con le loro offerte. Queste saranno debitamente destinate a sostenere le iniziative e le opere promosse dalla Chiesa in questo campo, secondo le necessitร  dellโ€™orbe cattolicoยป.

รˆ lโ€™unica giornata mondiale a essere stabilita dal Concilio. รˆ inoltre la Giornata che si volge nel mezzo del grande Giubileo straordinario della misericordia, cui fa diretto riferimento il tema โ€œComunicazione e Misericordia: un incontro fecondoโ€. Eโ€™ un invito perchรฉ la Chiesa assuma la consapevolezza che รจ chiamata a vivere secondo le parole di Gesรน, che annunciano una misericordia che soprassa ogni legge, e a specchiarsi nella prassi di Gesรน per assumere i suoi sentimenti, atteggiamenti e comportamenti. In questa prospettiva, dunque, la Chiesa ha la responsabilitร  di narrare in parole e opere, in atteggiamenti e forme di vita โ€“ quindi, in comunicazione โ€“ il volto misericordioso di Dio in Cristo.

[ads2]Infine, รจ la prima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che celebriamo dopo la costituzione della Segreteria per le Comunicazioni da parte di papa Francesco. A questo proposito voglio richiamare alcuni elementi del Motu proprio (27 giugno 2015): ยซLโ€™attuale contesto comunicativo caratterizzato dalla presenza e dallo sviluppo dei media digitali, dai fattori della convergenza e dellโ€™interattivitร  [โ€ฆ] richiede un ripensamento del sistema informativo della Santa Sede [โ€ฆ] valorizzando quanto nella storia si รจ sviluppato allโ€™interno dellโ€™assetto della comunicazione della Sede Apostolica, proceda decisamente verso una integrazione e gestione unitaria. Per tali motivi, ho ritenuto che tutte le realtร , che, in diversi modi fino ad oggi si sono occupate della comunicazione, vengano accorpate in un nuovo Dicastero della Curia Romana, che sarร  denominato Segreteria per la Comunicazione [โ€ฆ] il sistema comunicativo della Santa Sede risponderร  sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa. [โ€ฆ] dopo aver esaminato relazioni e studi, e ricevuto di recente lo studio di fattibilitร , sentito il parere unanime del Consiglio dei Cardinali, istituisco la Segreteria per la Comunicazioneยป.

La misericordia รจ il tratto distintivo dellโ€™agire e dellโ€™essere della Chiesa

Nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II, in Gaudet mater ecclesia (11 ottobre 1962), Giovanni XXIII cosรฌ si esprimeva: ยซquanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigoreยป. Affermazione centrale che attesta come il rapporto tra Chiesa e misericordia non sia un rapporto estrinseco, se non addirittura accidentale (insomma declinato secondo la logica della congiunzione), quanto piuttosto intrinseco, costitutivo, che tocca lโ€™identitร  stessa della Chiesa. รˆ lโ€™esperienza di Pentecoste lโ€™inizio dellโ€™esperienza storica della Chiesa (cfr. Atti degli Apostoli).

La Chiesa รจ portatrice della memoria di Gesรน e quindi non puรฒ declinare le parole del suo annuncio, se non in rapporto alla misericordia. Sono parole attese da chi pensa di essere lontano dal Dio della misericordia di cui spesso abbiamo unโ€™immagine deformata, come Dio giudice spietato e incapace di coinvolgersi con i limiti della sofferenza. Ma sono parole urgenti per la Chiesa stessa, che viene rigenerata da queste parole; dโ€™altronde la Chiesa non dimentica che รจ posta sotto il segno della misericordia senza la quale neppure esisterebbe.

Per lโ€™uomo e la donna di oggi, e per la Chiesa di Gesรน, queste le parole da offrire come antidoto a quelle dure dei precetti, pronunciate da coloro che accusano lโ€™imperante relativismo e lโ€™irrevocabilitร  dei valori. Non puรฒ esistere contraddizione tra contenuto dellโ€™annuncio e forme di vita ecclesiale: ecco perchรฉ non si tratta di parole semplicemente.

Possiamo dire, con Hans Urs von Balthasar, che la questione della misericordia รจ il caso serio, sia nel senso di grave sia nel senso di elemento essenziale. Lโ€™annuncio della misericordia, e la mediazione di unโ€™esperienza di misericordia, รจ la cartina di tornasole della relazione con il fondamento che รจ Gesรน e anche verifica della fede escatologica della Chiesa stessa (che รจ regno di Dio come comunione di misericordia).

La Chiesa che siamo chiamati a essere non puรฒ che vivere secondo le parole di Gesรน, che annunciano una misericordia che soprassa ogni legge, e non puรฒ che specchiarsi nella prassi di Gesรน per assumere i suoi sentimenti, atteggiamenti e comportamenti. In questa prospettiva la Chiesa ha la responsabilitร  di narrare in parole e opere, in atteggiamenti e forme di vita, il volto misericordioso di Dio in Cristo.

La Chiesa chiamata a partecipare alla missione messianica deve saper vivere in reale autentica umanitร : deve apprendere da Gesรน a declinare la misericordia in parole di speranza e di vita e in gesti coinvolgenti, lasciandoci toccare dalle vicende dellโ€™umano e sapendo, come piรน volte ricorda Papa Francesco, toccare la carne degli ultimi. Come le sue parole e le sue azioni di liberazione, la Chiesa รจ chiamata a rivelare il volto di un Dio che davanti al bisogno e al dolore dellโ€™uomo si fa vicino compartecipe, umanamente coinvolto.

Nellโ€™ascolto si consuma una sorta di martirio

Lโ€™uomo contemporaneo รจ diventato โ€“ dice Max Picard nel testo Il mondo del silenzio (Edizioni Di Comunitร  1950) โ€“ unโ€™appendice del rumore, uno spazio del rumore. Si va atrofizzando, in un contesto di parole gridate, parlate e non piรน parlanti, la nostra capacitร  di ascolto che viene ridotta ai livelli minimali. Un disamore per lโ€™ascolto produce un linguaggio disoccupato il cui tratto รจ la disattenzione.

Lโ€™ascolto รจ un atto necessario allo svolgersi della comunicazione, e prevede anzitutto il silenzio, condizione indispensabile per ricevere ogni parola pronunciata e coglierne il significato. Di conseguenza, piรน un individuo sarร  capace di stare in silenzio, maggiore sarร  il valore delle parole che proferirร , essendo esse il frutto di una meditazione. Il silenzio รจ una condizione tanto indispensabile alla comunicazione, che Erving Goffman (Il comportamento in pubblico, Einaudi 1963) nella sua teoria dellโ€™interazione sociale postula lโ€™organizzazione di ogni situazione dialogica in ยซturni di parolaยป.

Come ci ricorda il filosofo del linguaggio Ugo Volli (Apologia del silenzio imperfetto, Feltrinelli 1991): ยซรจ evidente che in ogni conversazione il diritto alla parola corrisponde simmetricamente a un obbligo di rispettare il proprio turno di silenzio; e in effetti la microsociologia ha rivelato una complessa rete di segnali e transazioni che si svolgono in ogni dialogo per regolare quellโ€™oggetto della comunicazione e insieme del potere che รจ contenuto sempre nel rapporto tra silenzio, ascolto, parolaยป (p. 111.).

Siamo parlanti solo in quanto โ€“ e contemporaneamente โ€“ siamo ascoltatori, e in papa Francesco lโ€™attenzione a questa dicotomia รจ costante. Si รจ peraltro soffermato sullโ€™argomento anche papa Benedetto XVI, in riflessioni che coniugano comunicazione, spiritualitร  e conoscenza: ยซil silenzio รจ parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciรฒ che desideriamo dire o ciรฒ che ci attendiamo dallโ€™altro, scegliamo come esprimerci. [โ€ฆ] Lร  dove i messaggi e lโ€™informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciรฒ che รจ importante da ciรฒ che รจ inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciรฒ fa sรฌ che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad unโ€™autentica conoscenza condivisa. Per questo รจ necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di โ€œecosistemaโ€ che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoniยป (Messaggio per la XLVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione, 24 gennaio 2012).

Come ricorda anche Santโ€™Agostino, ยซla nostra anima ha bisogno di solitudine. Nella solitudine, se lโ€™anima รจ attenta, Dio si lascia vedere. La folla รจ chiassosa: per vedere Dio รจ necessario il silenzioยป (Santโ€™Agostino, Commento al Vangelo di San Giovanni, Cittร  Nuova 1968, p. 405). Ma il silenzio non รจ soltanto meditazione e ascolto; come abbiamo visto giร  in occasione della prima apparizione pubblica di Bergoglio, il silenzio รจ esso stesso comunicazione (eventi trasformativi).

Il silenzio รจ raccoglimento e meditazione silenziosa, una pratica cui il Santo di Assisi attribuiva grande importanza, come testimonia Tommaso da Celano, che pur non essendo uno dei suoi primi seguaci, ebbe modo di conoscerlo personalmente: ยซcercava sempre un luogo appartato dove potersi unire, non solo con lo spirito, ma con le singole membra al suo Dio. E se allโ€™improvviso si sentiva visitato dal Signore, per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola con il mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica per non svelare la manna nascosta. Sempre frapponeva fra sรฉ e gli astanti qualcosa, perchรฉ non si accorgessero del contatto dello sposo: cosรฌ poteva pregare non visto anche se stipato tra mille, come nel cantuccio di una nave. Infine, se non gli era possibile niente di tutto questo, faceva un tempio del suo petto. Assorto in Dio e dimentico di se stesso, non gemeva nรฉ tossiva, era senza affanno il suo respiro e scompariva ogni altro segno esterioreยป (Vita seconda di San Francesco dโ€™Assisi, in Fonti Francescane, n. 681).

Voglio concludere con una citazione di Dietrich Bonhoeffer (Sequela) ยซI misericordiosi hanno un amore irresistibile per gli umili, i malati, i miseri, per chi stato umiliato e ha patito violenza, per chi subisce torti ed รจ estromesso, per chi si tormenta e si affligge; essi cercano chi รจ caduto nel peccato e nella colpa. Nessuna miseria รจ troppo profonda, nessun peccato troppo terribile, perchรฉ non vi applichi misericordia. Il misericordioso da dono del proprio onore a chi รจ caduto nella ignominia e se ne fa carico. Si fa trovare presso i pubblicani e i peccatori e assume volontariamente la vergogna della familiaritร  con loro [โ€ฆ] Essi conoscono solo una dignitร  e un onore: la misericordia del loro Signore, della quale soltanto vivonoยป (Queriniana 1997, p. 103).

รˆ la beatitudine della misericordia che la Chiesa รจ chiamata a vivere anzitutto nelle sue relazioni perchรฉ la comunitร  cristiana non รจ un gruppo elitario nรฉ รจ costituita da perfetti. Paolo ai Colossesi (Col 3,12-15) invita ciascuno di noi a riconoscere il punto di partenza della vita cristiana ed ecclesiale che รจ lโ€™amore di Dio e, per grazia, la partecipazione alla sua santitร .

A ciascuno di noi auguro di vivere il coraggio dellโ€™azzardo del poeta oggi, perchรฉ ยซcome il mistico, ha provato almeno per una volta nella sua vita il desiderio di โ€œmorire in silenzioโ€. Da questa Geenna del rumore, che รจ la nostra vita quotidiana, da questa โ€œgalleria del vento di pettegolezziโ€ e di chiacchiere nasce spontanea la nostalgia del silenzio, il desiderio di far ammutolire le parole strumentalizzate e di scoprire le parole del silenzio. Lโ€™uomo contemporaneo sia pure inconsapevolmente, sta gridando con Verlaine: โ€œDatemi il silenzioโ€, e lโ€™amore del mistero!โ€ยป (M. Baldini, Elogio del silenzio e della parola, Rubbettino 2005, pp. 84-85).

Intervento del Dott. Paolo Ruffini

Devo cominciare questo mio breve intervento con una confessione: lavoro da tanti anni nel mondo della televisione; ma io non lo so davvero come si fa a raccontare storie di misericordia attraverso le immagini.

Io non lo so se esiste un modo, un metodo.

Anziโ€ฆ

Quello che so, o credo di sapere, รจ che se riduciamo tutto ad una regola, ad una norma rischiamo di non comunicare nulla; riduciamo le immagini ad una fredda apparenza; il racconto ad una calligrafia.

Mentre per comunicare la misericordia bisogna camminarci dentro. Farne esperienza. Condividerla.

To share. Condividere.

Il mondo della televisione ha ridotto lo share ad un numero che misura una massa; ad un indice che serve per pesare il valore degli investimenti pubblicitari. Laddove invece se cโ€™รจ una grandezza da misurare รจ quella della pienezza, della bellezza, di questa condivisione. Eโ€™ una grandezza che sta nella sua unicitร .

Ecco, in tanti anni di televisione se cโ€™รจ una cosa che ho imparato รจ lโ€™importanza non dello share in quanto tale, ma della sua qualitร .

E qui โ€“ credo โ€“ cโ€™รจ una prima, imperfetta risposta allโ€™invito che oggi ci fa il Papa: creare ponti, favorire lโ€™incontro e lโ€™inclusione. Tenere insieme la misericordia e la veritร .

La nostra parte proprio in questo sta: costruire una condivisione (uno share), una prossimitร  unica, con le persone tutte intere e una per una; non con una massa anonima.

Il nostro compito, a proposito di comunicazione con le immagini, รจ quello di capovolgere la visione, il modo stesso di vedere le cose.

A proposito di immagini, io sono molto affezionato ad una che racconta bene questo capovolgimento.

Eโ€™ una foto che ritrae un gruppetto di bambini in una favela brasiliana.

Sereni e giocosi come sono tutti i bambini. I nostri e quelli degli altri. I poveri come i ricchi, inconsapevoli del valore del denaro; e consapevoli invece del valore della relazione con lโ€™altro.

Questa foto ne ritrae alcuni intenti a giocare. Sorridenti, mentre guardano il mondo a testa in giรน. Cambiando dunque totalmente il punto di vista.

Sovvertendo lโ€™alto e il basso, il sopra e il sotto.

E lasciandoci involontariamente un messaggio.

I bambini sono quanto di piรน vicino a Dio cโ€™รจ sulla terra.

Bisogna sempre saper imparare dai bambini.

Per esempio a vedere le cose in unโ€™altra prospettiva.

Proprio perchรฉ si tratta di uno sguardo, mi viene da dire che la misericordia si possa solo vedere e far vedere. E che una televisione che voglia comunicare la misericordia si fonda su questo sguardo, dato o ricevuto. Condiviso.

Si fonda su un riconoscimento, che รจ il contrario dellโ€™autocompiacimento di chi si guarda allo specchio.

Si fonda su un cammino, che รจ lโ€™opposto della ripetizione.

Questo vuol dire cambiare totalmente la prospettiva. Il punto di vista.

Reagire al dualismo feroce del web (mi piace, non piace- amico-nemico, ti scrivo-ti cancello), che riduce la vita ad un gioco (game on game over), grazie alla comprensione di uno sguardo, allโ€™inclusione di uno sguardo, alla creazione di una insiemitร , di una rete di sguardi.

Passare da una tv dello scontro, che brandisce le identitร  come corpi contundenti, ad una tv dellโ€™incontro, del dialogo.

Da una tv che o รจ smemorata o usa brandelli di memoria per costruire muri, ad una tv che conserva sempre la memoria per aiutarsi e aiutarci a non ricommettere gli stessi errori.

Da una tv che si esalta nel brivido della violenza, anche solo verbale, costruita in arene sempre meno virtuali; ad una tv fondata sulla carezza di uno sguardo misericordioso, capace di farsi carico dellโ€™altro.

Da una tv che divide fra noi e loro a una tv del noi.

Da una tv che esibisce cinicamente il dolore degli altri ad una tv che lo condivide con rispetto, discrezione, partecipazione, per riscattarlo, trasfigurarlo.

Da una tv ad una sola dimensione, che separa il corpo dallโ€™anima, ad una tv che vede lโ€™anima nel corpo ed รจ capace di porsi le domande ultime.

Da una tv di plastica, costruita a tavolino, ad una tv di carne e ossa, capace di rompere il velo dellโ€™ipocrisia che ci avvolge, e di portare nelle case realtร  che vorremmo forse non conoscere.

La sfida di una comunicazione televisiva fondata sulla misericordia sta nella capacitร  di vedere al di lร  dellโ€™apparenza, che รจ cosa diversa dal mostrare; sta in un modo diverso di guardare alle cose, e ancora di piรน alle persone: capirle.

Una tv che costruisce la capacitร  di guardare il mondo con occhi di misericordia non puรฒ aver paura di essere piantata nella realtร . Non si rinchiude nel chiuso dei propri studi. Non costruisce un mondo a propria immagine. Non vende sogni a buon mercato. Sceglie la prossimitร  come criterio per comprendere, per capire, per sorprendersi e per sorprendere, per agire, per scegliere. Per piangere e per ridere. Per emozionarsi. Per ragionare. Si fa prossima alle persone in carne ed ossa nel mondo reale, non in quello virtuale. Smaschera lโ€™alibi di poter dire non sapevo. Non potevo sapere. Non avevo visto. Eโ€™ capace di cogliere la grandezza anche nelle piccole cose.

Lo fa con la semplicitร  di un artigiano che come diceva Santโ€™Agostino vede nel tronco non solo quel che รจ , ma quel che sarร .

Vede in ogni cosa uno sviluppo, un processo.

โ€œSi vede bene solo col cuore. Lโ€™essenziale รจ invisibile agli occhiโ€, fa dire Saint-Exupรฉry al piccolo principe. E ricordava il cardinal Martini.

Certo non รจ facile raccontare per immagini cose invisibili agli occhi.

Ma โ€“ come scrive il Papa โ€“ โ€œnon รจ la tecnologia che determina se la comunicazione sia autentica o menoโ€ฆโ€

Non รจ nemmeno la liturgia perfetta dei tanti sedicenti guru della televisione.

Eโ€™ lo sguardo puro.

Io diffido sempre dai teorici della Tv come un mondo a parte, autoreferenziale, con i suoi riti, le sue leggi.

Credo che questo modo di fare che apparentemente trasforma la televisione in una religione, la releghi ad essere emarginata storicamente, la costringa a vivere in un mondo parallelo solo apparentemente incantato, in realtร  marcio e dunque fragile, non duraturo.

Non cโ€™รจ peggior comunicatore di chi crede di sapere giร  tutto, incasellando storie e persone in schemi astratti. O di chi addomestica la realtร  per renderla piรน simile a come la vorrebbe.

Non cโ€™รจ comunicazione se non cโ€™รจ capacitร  di ascolto e di visione.

Davvero, se cโ€™รจ un linguaggio da recuperare, questo รจ quello libero dei bambini.

Ermanno Olmi, un poeta delle immagini, e un cristiano, lo sostenne parlando di San Francesco, citando Tolstoy a proposito degli scrittori. E Picasso a proposito della pittura. Vale anche per una televisione che voglia raccontare e costruire una storia di misericordia, avere lo stesso sguardo di Gesรน sul mondo, e raccontare la realtร  senza arrendersi agli stereotipi; o ai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che โ€“ come scrive il Papa โ€“ continuano ad intrappolarci.

La misericordia รจ lo sguardo che ci rende liberi di raccontare la veritร  nel mondo.

Intervento della Prof.ssa Marinella Perroni

Una premessa

Fare quanto mi รจ stato richiesto, e cioรจ โ€œcercare un aggancio sul testo e parlare del binomio comunicazione e misericordia partendo dalla Bibbiaโ€ รจ cosa da โ€œmaneggiare con curaโ€. Come, del resto, lo รจ il vostro lavoro, in cui lโ€™intersezione tra piรน livelli (correttezza dellโ€™informazione e laicitร  della prospettiva, da una parte, e, dallโ€™altra, esigenze multiple connesse al vostro servizio professionale a una confessione religiosa) richiede grande capacitร  di fare distinzioni e di controllare intersezioni e intrecci.

Lo premetto non perchรฉ io possa entrare in questa problematica nei pochi minuti a mia disposizione, ma perchรฉ essa si impone soprattutto nel momento in cui viene richiesto di coniugare insieme un termine di ampia portata universale, comunicazione, e un termine di stretto significato religioso, misericordia, a partire dalla sue radici biblico-teologiche e in connessione con un evento quale lโ€™anno giubilare della chiesa cattolica.

Sullo sfondo, tra lโ€™altro, dei forti interrogativi che le tre religioni monoteiste, che si reggono sul convincimento che la comunicazione puรฒ avere una portata teo-logica perchรฉ appartiene allโ€™identitร  stessa di Dio.

Due suggestioni

Per quanto riguarda la Bibbia, molto si puรฒ dire, anche se sarebbe necessario evitare luoghi comuni che, banalizzando entrambi i termini del binomio, rischiano di svuotarlo di significato teologico โ€œforteโ€. Mi limito dunque a due suggestioni che partono dal discorso di Papa Francesco e che possono avviare una riflessione sul rapporto tra comunicazione e misericordia in prospettiva biblico-teologica.

Entrambe queste suggestioni, collegano il binomio comunicazione-misericordia alla grande tradizione profetica di Israele che arriva in Gesรน di Nazareth al suo compimento.

1. Informare-comunicare: due operazioni che, come ricorda il Pontefice, richiedono due diverse capacitร  e due diversi atteggiamenti, udire-ascoltare, che non sempre si compenetrano vicendevolmente. Tra lโ€™uno e lโ€™altro ci vuole la mediazione del โ€œcuoreโ€, cioรจ della sapienza della vita e del vivere. Eโ€™ il rimprovero duro che i profeti anteriori allโ€™esilio hanno rivolto a un popolo a cui Dio ha fatto udire la sua voce, ma che non รจ stato in grado di ascoltarla (cfr Is 6,9s). Eโ€™ il motivo per cui Gesรน sceglie di parlare in parabole, cioรจ in modo tale che solo alcuni, quelli che accettano โ€œuna sorta di martiro, un sacrificio di se stessiโ€ (sono parole del Papa), possono essere in grado non solo di udire, ma anche di ascoltare (Mc 4,12; Mt 13,14).

2. Guarire la memoria ferita: un tema immenso e di straordinaria importanza nel momento in cui la fede di Israele prima e dei cristiani poi si radica nella convinzione che Dio รจ il Dio della storia fino al punto massimo di tale convinzione che รจ la fede nellโ€™incarnazione. La storia impone la guarigione della memoria. I profeti post-esilici, da questo punto di vista, sono emblematici perchรฉ alzano la loro voce per consolare (Is 40,1-31).

Ministero dellโ€™ascolto e ministero della consolazione: quando la comunicazione passa attraverso il โ€œcuoreโ€, quando รจ impastata a sapienza del vivere e sapienza della vita, diviene ministero della misericordia.

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