Conferenza “La cura dell’uomo”

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E’ possibile ascoltare il podcast della conferenza recentemente tenutasi a Roma dal titolo “La cura dell’uomo”.
Interventi di Teresa Gamucci, premio Bellisario per la ricerca medica – Mario Marazziti, pubblicista Comunità di Sant’Egidio – P. Francesco Occhetta S.I., sacerdote e giornalista. Modera P. Antonio Spadaro S.I.

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Che cosa significa prendersi cura, curare, aver
cura, curarsi di qualcuno o di qualcosa? Tutti questi termini fanno
riferimento a una dimensione umana fondamentale che è quella della
relazione.

Prendersi cura significa riconoscere che esiste altro da me e, anzi, che c’è un altro davanti a me. Ma non basta. Significa anche riconoscere che quell’altro mi interpella,
mi chiede qualcosa, magari implicitamente. Se io mi prendo cura è
perché in qualche modo avverto che l’altra persona per me è un appello
vivente che sollecita e muove la mia capacità di agire, di pensare, di
vivere.

Prendersi cura è avere un rapporto non dis-interessato… scoprire che tra me e gli altri c’è un inter-esse,
c’è qualcosa. Io so che in realtà il mio successo in quanto persona
passa attraverso la relazione. C’è un modo di intendere il nostro
compito nel mondo che lo vede come far sì che gli altri stiano bene, rendere il mondo migliore. Specialmente
la malattia, la povertà, l’ignoranza, il disagio, il negativo della
vita sono, anche senza bisogno di parole, un appello. Questo appello
può provocare o la paura o la commozione; o il
fuggire o l’accorrere. E questo fa la differenza tra le persone.
Meglio: questo fa la differenza dentro ciascuno di noi. Davanti a chi
sta male o fuggiamo o accorriamo. Non ci sono alternative umane.
L’indifferenza è la riduzione dell’uomo allo stato vegetale.

Allora l’esigenza di parlare della «cura» non è un optional. La capacità di prendersi cura è qualcosa che è alla radice di ogni atteggiamento positivo nei confronti della realtà.

Abbiamo dunque bisogno di parlare della cura dell’uomo attraverso
l’esperienza di tre persone che vivono questa cura: un medico, un uomo
impegnato nel sociale, un sacerdote. Come prende forma la cura? Che
aspetto prende? Come opera? Che significa?

Il medico si deve confrontare con la possibilità
della morte. E proprio questo dunque lo accende della voglia di
vincere, di varcare la soglia oltre la quale la morte sembra vincere
senza appello. La sua è una gara contro il più grande ostacolo e il suo slancio per superarlo deve far appello a tutte le energie possibili.

L’uomo impegnato nel sociale si deve confrontare
con la sfida dei contesti, degli ambienti, delle tensioni, di ciò che
rende i rapporti umani inospitali e pericolosi. Lo spazio della sua
azione è la riconquista della umanità nelle relazioni.
L’energia che deve spendere è enorme perché legata alla necessità di
tradurre linguaggi, esigenze differenti, culture, religioni. La sua è
una gara contro una serie di ostacoli che fanno appello alle sue
energie vitali.

Il sacerdote è l’uomo che si sente chiamato da
Dio a mettere la sua vita a servizio degli altri sapendo che l’uomo non
è una massa di carne e nervi che rispondono a stimoli elettrici, ma un
essere che ha un destino eterno. E dunque un essere in costruzione, non finito, ma pieno di promessa; un essere la cui vita è criptata in
Dio e il suo significato sfugge anche a se stesso. E il sacerdote
dunque deve fare appello a tutte le sue energie per poter avere forza
di «visione» e prendersi cura di una persona nel suo destino eterno.

Tutto questo è affascinante.

Fonte:
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