Questo episodio narrato da Luca è molto probabilmente una composizione posteriore della sua comunità. L’intenzione non è tanto riprodurre fatti accaduti in un luogo e in un momento concreto della vita di Gesù, ma evocare il clima di messa alla prova e difficoltà, nel quale il Nazareno ha vissuto la sua fedeltà al Padre. Si può dunque interpretare questa pagina evangelica come una riflessione teologica sulle lotte interiori di Gesù nel corso della sua vita. Cosa sappiamo del suo itinerario spirituale?
Vocazione e missione
Gesù è un discepolo di Giovanni Battista: insieme al popolo, riceve con umiltà il battesimo di purificazione1. Appena uscito dalle acque del Giordano – mentre prega – Gesù farà un’esperienza decisiva: si scoprirà Figlio prediletto di Dio! Allo stesso tempo, si sentirà pieno dello Spirito Santo2. Questi due momenti costituiscono in realtà due aspetti di un’unica «esperienza fondante» che segnerà Gesù per sempre. La consapevolezza che Gesù ha della sua filiazione divina genera in lui una fiducia incondizionata in Dio; fiducia che lo accompagna soprattutto nei momenti bui della sua vita. Gesù vive abbandonandosi a Dio; insegue la sua volontà senza paure, calcoli o strategie. Certamente lui non è un mistico alla ricerca dell’armonia personale. Tutto porta a pensare che Gesù cerchi Dio come «forza di salvezza» per le vittime della brutalità, dell’oppressione e del disprezzo della società. Lui parla sentendosi il Figlio mandato da Dio3. Quando predica, Gesù comunica la sua totale fiducia nella vicinanza di Dio che viene a portare giustizia e salvezza per gli uomini.
Il nostro brano apre il quarto capitolo del vangelo di Luca, raccontando il momento in cui Gesù decide di entrare nella sua vocazione di Figlio di Dio. È un momento decisivo che precede la sua attività profetica. Il grande protagonista e regista degli eventi è lo Spirito Santo. In questi versetti
– tradizionalmente chiamati le «tentazioni»4 – Gesù rinuncerà ad un certo modo di essere Figlio di Dio per aderire poi, al modo in cui egli sarà Figlio di Dio, secondo la parola del profeta Isaia, annunciata da lui stesso nella sinagoga di Nazareth5. Da buon figlio, Gesù desidera essere la gioia del Padre suo, cercando ciò che più piace a Dio, ovvero la vita piena dei suoi figli e delle sue figlie.
La prova del deserto
Gesù – dopo il battesimo – si sposta verso il deserto; è lo Spirito a spingerlo lì (v.1). Il deserto evoca in Gesù – come per tutti gli ebrei – il luogo dove è necessario ritornare nei momenti di crisi, per ricominciare la storia spezzata dall’infedeltà a Dio. I profeti già dicevano che il silenzio del deserto è il posto migliore per «far posto» a Dio e lasciarlo entrare nel cuore del popolo6. Nel deserto si erano ritirati i «monaci» dissidenti di Qumran in torno al 150 a.C.; là i profeti popolari conducevano i loro seguaci; lì il Battista proclamò il suo messaggio. Anche Gesù non ritorna immediatamente alla Galilea, perché probabilmente desidera ascoltare Dio che nella solitudine del deserto «parla al cuore»7. Luca dice che Gesù resta lì per ben quaranta giorni (v. 2). Tutto fa pensare che questo arco temporale abbia un carattere simbolico capace di evocare i quarant’anni di Israele nel deserto. L’evangelista presenta Gesù come un ebreo «che fa memoria di quanto hanno vissuto
i suoi padri, i quali impararono a conoscere il loro Dio e si legarono a lui, proprio nel deserto»8. Le prime generazioni cristiane erano sicuramente molto interessate alle prove che Gesù dovette superare per restare fedele a Dio. La storia delle tentazioni non è infatti un episodio isolato. Lo stesso evangelista avverte che, quando queste tentazioni finiranno, «il diavolo si allontanerà da lui fino al momento fissato» (v. 13). Le tentazioni torneranno pertanto sia nella vita di Gesù come in quella dei suoi seguaci. Ecco perché essi dovranno conoscerle bene fin dall’inizio: sono le stesse che saranno chiamati a superare nel corso dei secoli, se non vogliono deviare dal cammino indicato dal loro maestro.
Nella prima tentazione si parla di pane; questa scatta quando Gesù si trova ad essere nella debolezza di chi ha fame (vv. 2-3). Lui tuttavia resiste a servirsi di Dio per soddisfare il proprio bisogno di mangiare, perché «non di solo pane vive l’uomo» (v. 4). Non vivrà cercando i propri interessi. Non seguirà questa strada. Gesù si nutrirà della Parola viva di Dio9 e non farà altro che
«moltiplicare» i pani per sfamare la fame della gente10. La prima cosa per lui è cercare il Regno di Dio e la sua giustizia: che ci sia pane per tutti! Questa tentazione si presenta ancora oggi quando si pensa esclusivamente al proprio «pane»; quando si affronta soltanto la propria crisi, dimenticandosi che tutto è collegato. Il cristiano si allontana da Gesù quando crede di avere il diritto di possedere tutto e dimentica il dramma, le paure e la sofferenza di quelli a cui manca quasi tutto. Per Dio – di cui Gesù è il Figlio amato- ogni essere umano non è semplicemente un soggetto di bisogno, ma un soggetto di relazione11.
Nella seconda tentazione, Gesù rinuncia ad ottenere «potere e gloria», offerti a condizione di sottomettersi – come tutti i potenti – ai soprusi, alle menzogne e alle ingiustizie sostenute dal potere ispirato dal «diavolo». La sete di potere immette in un circuito di favori e di scambi, in cui bisogna vendere la propria libertà. Gesù rifiuta a tutto questo. Lui sa che il Regno di Dio non si impone, ma si offre con amore. Non cercherà mai di essere servito, ma di servire. Adorerà solo il Dio dei poveri, dei deboli e degli indifesi. Oggi il cristiano si distanzia da Gesù quando manipola gli altri, cercando di imporre con la forza le proprie convinzioni. Si apre altresì la strada al Regno di Dio quando si lavora per un mondo più compassionevole e solidale, ascoltando con il cuore la voce degli altri.
Nella terza tentazione – forse quella più pericolosa – Gesù rinuncia a compiere la sua missione ricorrendo al successo facile e all’ostentazione di sé stesso. Lui non si lascerà ingannare quando gli viene chiesto di scendere in grande stile davanti al popolo, sostenuto dagli angeli di Dio (vv.9-11). Gesù non metterà Dio alla prova (v. 12); non ricatterà Dio, condizionando la Sua libertà e la Sua volontà; non porrà mai Dio al servizio della sua vanagloria. Rifiuterà la fisionomia di un Messia trionfalista e si dedicherà a mostrare segni di gentilezza, per alleviare le sofferenze delle persone.
Gesù sarà tra i suoi come colui che si mette al di sotto per servire. Nello stesso modo, il cristiano oggi si stacca da Gesù quando confonde la propria ostentazione con la gloria di Dio. Le performance individuali di certo non rivelano la grandezza di Dio; soltanto una vita di umile servizio, rivolta a chi è nel bisogno, manifesta e diffonde il suo Amore.
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Il ricordo rimasto tra i seguaci di Gesù non lascia spazio a dubbi: lui attraversa durante la sua vita situazioni di oscurità, di conflitto e di lotta interiore, ma rimane sempre fedele al suo amato Padre. Senz’altro lui è stato capace di santificare ciò che gli accadeva in questi momenti: anche l’assenza, la delusione, il senso d’abbandono. In effetti, «non c’è povertà che non sia anche pienezza, qualora la si prenda seriamente e dignitosamente e non la si lasci in balìa del risentimento»12. La vittoria di Gesù su Satana è perciò segno che Dio desidera salute e vita liberata per i suoi figli13.
Le tentazioni oggi
Secondo i vangeli, le tentazioni vissute da Gesù non sono esattamente di natura morale. Sono piuttosto situazioni in cui gli vengono proposte forme false di essere Figlio di Dio e di vivere la propria missione. La tentazione per eccellenza consiste dunque nel deformare la fisionomia del Dio della storia di Israele, così come è attestato nelle sue Scritture. Ecco perché le scelte di Gesù riportano alla purezza e alla verità l’immagine autentica del Dio della Parola14. La resistenza di Gesù al male serve da modello e, soprattutto, mette in guardia dal rischio di deviare dalla missione che lui ha affidato ai suoi seguaci. Le sue tentazioni aiutano, dunque, a identificare con più lucidità e responsabilità quelle che la sua Chiesa e coloro che la formano possono sperimentare oggi. Come essere una Chiesa fedele a Gesù, se non siamo consapevoli delle pericolose seduzioni che possono distoglierci dal suo progetto di una nuova civiltà dell’amore e dal suo stile di vita in grado di riscostruire il bene e la bellezza?
Il retroscena delle tentazioni pone Gesù – e noi insieme a lui – dinnanzi ad una serie di domande profonde. Ogni crisi, effettivamente, mette alla prova il nostro atteggiamento ultimo dinnanzi a Dio. Come dovremmo vivere il nostro compito? Ricercando il proprio interesse o ascoltando fedelmente la Parola di Dio? Come dovremmo agire? Dominando gli altri o mettendosi al loro servizio? Cercando la nostra gloria e la nostra comodità o la volontà di Dio?15. Come combattere contro le testimonianze di vita – dentro e fuori della Chiesa – che deformano l’immagine di Dio Padre di Gesù Cristo?
Noi, cristiani dei paesi ricchi, usiamo la religione per completare il nostro benessere materiale, calmare le nostre coscienze e svuotare il nostro cristianesimo di compassione, vivendo sordi alla voce di Dio che continua a gridarci: dove sono i vostri fratelli?
Nel momento in cui la Chiesa perde consenso e potere sulla società, si risveglia in alcuni cristiani la tentazione di recuperare «la potenza e la gloria» di altri tempi. In questo modo, si può perdere un’occasione storica per entrare in un nuovo cammino di servizio umile e di accompagnamento fraterno agli uomini e alle donne di oggi, così bisognosi di amore e di speranza. Ci sarà sempre, per alcuni, la tentazione di utilizzare lo spazio religioso per aumentare la propria reputazione, per cercare fama e prestigio. Tuttavia questa tentazione fa male alla Chiesa e la svuota di verità.
- 1 Lc 3, 21-22; Mc 1, 9-11; Mt 3, 13-15.
- 2 Lc 3, 22.
- 3 Lc 10,16: «Chi ascolta voi ascolta me, che disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato»; Mc 9, 37; Mt 11, 27-28.
- 4 Lc 4, 1-13; Mt 4, 1-11; Mc 1, 12-13.
- 5 Is 61, 1-2: «Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, ad annunciare ai prigionieri la libertà e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore»; Lc 4, 16-27. VIRGILI, R., “Vangelo secondo Giovanni”, in I Vangeli, tradotti e commentati da quattro bibliste, Ancora 2015, 873.
- 6 Isaia 40, 3: «Una voce grida: nel deserto preparata la via al Signore».
- 7 Os 2, 16: «Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore».
- 8 VIRGILI, R., op. cit., 877. Anche nel vangelo di Matteo, Gesù viene tentato nel deserto dopo quaranta giorni di digiuno, rivivendo così le tentazioni di idolatria vissute da Israele quando aveva fame nel deserto (Mt 4, 1- 11). Questo tipo di lettura aggiornata del passato è un genere letterario molto conosciuto tra gli ebrei e veniva chiamato hagadà.
- 9 Gesù ha imparato da piccolo, ascoltando la Torah, che «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Dt 8,3).
- 10 Cf. Mt 14, 14-21;15, 29-37; Mc 6, 30-44; 8, 1-10.
- 11 Lc 3, 10-11: «Le folle lo interrogavano: “che cosa dobbiamo fare?” Rispondeva loro: “chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”». Cf Mt 25, 31-46.
- 12 E. HILLESUM, Diario, Milano 2012, 519.
- 13 Lc 11, 20.
- 14 VIRGILI, R., op. cit., 880-881.
- 15 Le tre citazioni del Deuteronomio (8, 3; 6, 13; 6, 16) con cui Gesù risponde al tentatore esprimono la volontà di Dio.
Maria de Fatima Medeiros Barbosa – Comunità Kairòs
Per gentile confessione della Comunità Kairos.