La liturgia di questa domenica
La liturgia di questa domenica accosta due brani del Vangelo di Luca apparentemente slegati fra loro: il prologo del capitolo 1, e alcuni versetti del capitolo 4. Non è un caso, perché il filo conduttore è il mistero della “Parola” come realtà “viva”, che si trasmette di generazione in generazione, per creare la comunità dei credenti.
L’interpretazione della Parola
L’atto interpretativo della Parola è una pratica che risale all’Antico Testamento, come possiamo vedere dalla prima lettura (Ne 8,2-4.5-6.8-10). Anche Luca nel suo prologo si propone di rafforzare e rinvigorire la fede del lettore attraverso la sua lectio divina, dichiarando di aver svolto un lavoro accurato di rilettura biblica, di memoria selezionata e di interpretazione, per raccontare “i fatti che hanno avuto compimento tra noi” (1,1). Questi fatti rivelano il dono di Dio fatto agli uomini nel Cristo Risorto, e servono a Teofilo, destinatario di questo lavoro e simbolo di tutti noi, lettori e ascoltatori della Parola, per conformare il nostro cammino esistenziale a quello di Gesù.
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L’opera di Luca e il suo destinatario
Luca dedica la sua opera a Teofilo, (forse suo mecenate) di cui intende consolidare la formazione cristiana “affinché tu possa riconoscere la solidità nelle parole con le quali sei stato istruito” (1,4). Questo però non vuol dire ribadire pedissequamente ciò che Teofilo già conosce, perché il verbo “riconoscere” (epiginόsko) indica un entrare più profondamente nella comprensione del testo. In altre parole Luca esorta il suo lettore a mantenere vivo quel fuoco di vita che si nasconde nel testo biblico e che il Cristo Risorto accese nel cuore dei discepoli di Emmaus.
La Parola dinamica e il viaggio della Parola
Sì, perché l’ottica teologica lucana è quella di una Parola dinamica. Essere “servi della Parola” vuol dire portarla in viaggio perché tutti gli uomini possano incontrarla; sarà il cuore del ministero di Gesù (Lc 10,39) e degli apostoli (At 6,4).
Il Cristo come Parola viva
Dai primi quattro versetti (Lc 1,1-4), la liturgia ci conduce direttamente al capitolo quarto, in Galilea, dove Gesù inizia la sua missione e si rivela come l’ermeneuta per eccellenza, perché nelle Scritture annuncia se stesso come Parola viva, tanto da poter dire che in Lui si compie il mistero di salvezza di Dio (v.21).
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La lettura nella sinagoga
La scena si svolge nella sinagoga di Nazaret, nel quadro di un’assemblea liturgica di sabato, che richiama quella descritta nella prima lettura. Il culto sinagogale prevedeva vari momenti della liturgia, fra cui la lettura di un brano dei Profeti. Seguiva un’omelia. La lettura e l’omelia potevano essere tenute da uno qualsiasi degli uomini presenti (designato dal capo della sinagoga), in questo caso Gesù. Ed è sul brano di Isaia letto da Gesù che Luca focalizza la sua e la nostra attenzione.
La profezia di Isaia e la missione di Gesù
In una atmosfera resa solenne dalla ripetitività dei gesti liturgici (ricevere il rotolo, svolgerlo, leggerlo, ripiegarlo, consegnarlo all’inserviente), si fa palpabile il silenzio dell’assemblea che ha ascoltato un passo colmo di speranza. Si tratta del famoso brano di investitura profetica di Isaia 61,1-2 in cui si annuncia il tempo della salvezza, che sarà caratterizzato dal lieto annuncio ai poveri e dalla liberazione degli oppressi. L’incaricato di questa missione la svolgerà con la forza dello Spirito del Signore che agirà su di lui e attraverso di lui. Luca però interrompe la citazione e omette il passo di Is 61, 2b che parla del “giorno di vendetta del Signore”, perché l’evangelista interpreta il passo come il programma di vita assegnato a Gesù dal suo battesimo.
La rivelazione di Gesù
Terminata la lettura “gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui” (v.20b), in attesa della spiegazione di quel rabbì che era diventato famoso in tutta la regione. Ma l’omelia di Gesù sorprende e spiazza l’assemblea, perché è di una novità sconvolgente. Gesù esprime una rivelazione, non commenta la profezia di Isaia, ma la conferma, la attualizza. “Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (v.21).
Il significato dell’oggi
Mentre gli occhi di tutti fissano Gesù, egli si interessa ai loro orecchi, alla loro capacità di intendere e di capire, a non rimanere in superficie, ma a lasciarsi coinvolgere nella relazione con il testo, perché li riguarda nel loro oggi. E il loro oggi è anche il nostro oggi!
Gesù, la salvezza e la risposta dell’uomo
E’ Gesù, il misterioso personaggio investito dallo Spirito di verità (Gv 16,13) profetizzato da Isaia, che offre la salvezza a tutte le genti (At 1,8) nella quotidianità della vita. Con la potenza dello Spirito (Lc 3,21-22), egli accoglie la Parola come rivolta a sé e la obbedisce radicalmente. Di più: Gesù stesso è il perdono, la liberazione, la guarigione, non c’è più bisogno di aspettare l’anno di grazia, il giubileo. Ogniqualvolta si fa esperienza di Gesù si celebra il definitivo tempo di grazia.
La risposta alla Parola
L’oggi è il luogo della rivelazione ed esige la risposta dell’uomo che è chiamato ad assumersi la responsabilità di aprirsi alla grazia (Lc19,9; Lc 23,46) o di chiudersi nel rifiuto (Lc 4,21.28-29) e nell’infedeltà (Lc 22, 34.46). L’oggi è sempre il tempo propizio per ricominciare, per afferrare la mano di Cristo e risorgere dal peccato, se siamo capaci veramente di ascoltarlo e di accogliere la sua Parola.
La reazione dei concittadini di Nazaret
I concittadini di Nazaret saranno pronti ad uccidere quel rabbì che in un primo momento elogiano per le sue parole di grazia (Lc 4,28-29), rivelando il loro vero volto, quello dell’incredulità, dell’egoismo, della superficialità. Invece Luca rivela a Teofilo e a noi tutti il vero volto di Dio, nel suo figlio Gesù Cristo. E’ una splendida notizia che ci libera dagli affanni del cercare la luce che illumini il nostro cammino. Ecco la luce, il Cristo che non chiede altro che dimorare in noi per compiere la sua Parola.
Vanna – Comunità Kairos.