Comunità Kairos – Commento al Vangelo di domenica 23 Febbraio 2025

Domenica 23 Febbraio 2025 - VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,27-38

Data:

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Nel Vangelo di questa domenica, Gesù procede nella proclamazione dell’UOMO IN PIENEZZA, già delineato nel brano delle “beatitudini e dei guai”. Il povero è già l’Uomo in pienezza, in quanto, piegato sotto il peso della vita nella solitudine, nell’emarginazione, nella malattia, nella mancanza di agi, assume piena consapevolezza del suo bisogno di Dio: solo Dio lo può salvare! Infatti, Dio gli fa sperimentare la grazia della sua presenza e, con Gesù, lo proclama BEATO.

Uomo in pienezza è anche colui che crede alla divina promessa di Vita eterna e, soprattutto, uomo in pienezza è colui che, da cristiano messo alla prova, testimonia con la sua stessa vita la fedeltà a Cristo.

Gesù ha ancora gli occhi rivolti verso i suoi discepoli (i dodici, già definiti apostoli, e tutti coloro che in gran numero lo seguono e …coloro che lo seguiranno nei secoli a venire fino alla fine!): sono loro coloro che ASCOLTANO la sua PAROLA e che adesso sono invitati a metterla in pratica!

Gesù ha già tracciato il cammino dell’Uomo in pienezza da quando si è fatto carico dei peccati del mondo con l’immersione nel Giordano a quando ha lottato contro le insidie del “principe di questo mondo”, nel deserto, a quando ha usato tutta la potenza della misericordia divina nelle tantissime guarigioni, a quando ha chiamato con sé uomini comuni per renderli partecipi della sua missione, a quando ha contestato la supponenza di scribi e farisei nel proclamare il prevalere del bene degli uomini rispetto alla Legge ed ai rituali del sabato. L’amore per l’uomo sia peccatore, sia sofferente, sia stolto nella sua presunzione di sapienza, è stato fin dal principio del suo cammino in compagnia degli uomini la nota caratterizzante del Gesù di Nazareth.

A questo punto, chi ascolta è invitato a comportarsi allo stesso modo, amando incondizionatamente gli altri, sia amici, sia nemici. Anzi Gesù insiste proprio sull’amore verso i nemici, perché è questo che distingue l’Uomo in pienezza per cui la vita ha senso nell’aver fede in Dio e nell’agire come “sua immagine”.

Ma chi sono i nemici secondo la Parola di Gesù? Sono coloro che odiano, che maledicono o augurano il male, che maltrattano i fratelli! Perché forse non sanno che negli altri hanno dei fratelli. E allora li deridono, frappongono ostacoli al loro cammino, ne parlano male, li insultano, spargono nefandezze nei loro confronti e addirittura usano contro di loro violenza fisica e morale. Segni di violenza sono una guancia percossa, la sottrazione dell’unico riparo dal freddo e delle poche risorse necessarie.

La risposta a tutte queste provocazioni e violenze è strabiliante: porgere l’altra guancia, cedere, oltre al mantello, anche la tunica, non chiedere la restituzione del maltolto! Ma ne siamo capaci?

La motivazione, che il discorso di Gesù sottende, è pur essa iscritta nella logica della misericordia: quale esperienza dell’Amore di Dio avremmo, se non fossimo così forti nell’amore? Se Dio ci ama incondizionatamente nella debolezza del peccato, come possiamo non trovare nel suo Amore la forza di espandere, a nostra volta, l’Amore, incondizionatamente ricevuto, su tutti gli uomini, anche se nemici?

“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. Non c’è altro paragone nel discorso di Gesù che quello fra l’Uomo in pienezza e Dio.

Se, da un lato, siamo ben lontani dall’ottica molto diffusa ai tempi di Gesù (ma anche oggi …e non solo tra gli ebrei!) dell’”occhio per occhio e dente per dente”, dall’altro, non possiamo dimenticare che “da sempre” in Natura, la perfezione di Dio, al di sopra di ogni legge umana, “fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”.

Gesù ricorre anche all’antitesi con l’uomo peccatore che è capace di amare gli amici e di fare loro del bene concedendo prestiti con lo scopo di riceverne a sua volta. È vero che c’è un fondo egoistico in questa concezione del peccatore, ma c’è anche il segno di una sua capacità di amare!

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È su questa capacità d’amare, insita nel cuore di ogni creatura, che possiamo sperare che la Grazia di Dio operi la conversione dell’umanità dalla legge della vendetta alla legge dell’Amore. Perché solo la grazia di Dio che opera liberamente nel cuore di ognuno può innescare la forza della “regola d’oro”: “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”!

Sarebbe la soluzione di tutti i conflitti, personali e mondiali, non così estranei alla logica della NONVIOLENZA che ci porta a ricordare Gandhi ed altri illustri Uomini di pace che hanno combattuto senz’armi la dura battaglia contro la PAURA dell’altro e la tendenza istintiva a rispondere al male col male. Ma se alla legge dell’Amore continueremo a contrapporre la legge dell’aggressione, camuffata da difesa, o la legge della vendetta, avremo come risultato solo distruzione e morte. Lo stiamo vedendo!

Alla fine del brano c’è la grande PROMESSA! Quale più luminoso premio che essere “Figli dell’Altissimo”? che, viene ancora precisato, “è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”. Se dunque anche per i nemici c’è speranza, poiché nel disegno di Dio sono presenti soluzioni per noi impensabili e forse anche incomprensibili, certamente a chi si pone su un cammino di sequela dell’Uomo-Dio, (perfetto nel suo essere già Figlio, nel suo non giudicare, non condannare, ma perdonare e dare), è promessa “una buona misura, pigiata, scossa e traboccante”.

Vanna – Per gentile confessione della Comunità Kairos.

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