Il commento alle letture di domenica 24 gennaio 2016 a cura del Cardinal Silvano Piovanelli.
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Terza Settimana del Tempo Ordinario
- Colore liturgico: verde
- Ne 8, 2-4. 5-6. 8-10; Sal 18; 1 Cor 12, 12-31; Lc 1, 1-4; 4, 14-21
[ads2] Lc 1, 1-4; 4, 14-21
Dal Vangelo secondo Luca
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 24 Gennaio – 30 Gennaio 2015
- Tempo Ordinario III, Colore Verde
- Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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NEEMIA
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge.
Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”, alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: “Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!”. Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: “Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.
PAROLA DI DIO
La parola di Dio è sempre viva ed efficace (Ebr 4,12). Non agisce in modo magico, tuttavia è dotata di un’energia irresistibile e diventa la saldezza della nostra vita (Mt 7, 24-25). Il luogo privilegiato per questo ascolto è l’incontro comunitario.
La liturgia odierna ci dà un messaggio semplicissimo e fondamentale con due episodi distanti fra loro un mezzo millennio (Neemia 8 e Luca 4).
Il primo episodio ci è raccontato dal libro di Neemia. Avvenne in una mattina di autunno dell’anno 444 a.C., in una Gerusalemme ricostruita dopo l’amara esperienza dell’esilio babilonese.
La liturgia della Parola non si improvvisa. Esdra lo sa e la organizza alla perfezione, senza trascurare nessun particolare: sceglie il luogo, prepara la tribuna, designa i lettori.
Il rito inizia solennemente, in un clima di profonda partecipazione: il popolo tende l’orecchio, si alza in piedi, risponde “Amen”, alza le mani, si inginocchia, si prostra con la faccia a terra. Il popolo si rende conto che non si trova semplicemente dinanzi ad un libro, ma davanti al Signore che parla.
Ma la parola di Dio è efficace nella misura in cui viene capita: c’è quindi bisogno che sia ben proclamata e che sia spiegata utilizzando un linguaggio semplice, comprensibile a tutti [uomini, donne, quanti erano capaci di intendere]. Il popolo ascolta con attenzione e comprende: fa un serio esame di coscienza e si rende conto di non essere stato fedele alla legge. Il pianto provocato dalle parole della legge era il segno chiaro della volontà generale di convertirsi per vivere nell’obbedienza alla parola del Signore.
Al popolo viene ricordato che il giorno dell’incontro con la parola di Dio è sempre una festa. La certezza che Dio continua a parlare, ad accompagnare e guidare il suo popolo è fonte di grande gioia e trasforma l’incontro in una grande festa.
Questo “oggi” della solenne lettura della Legge è un preludio veterotestamentario rispetto all’“oggi” del Vangelo, che si è realizzato un sabato dell’anno 28 dopo Cristo, nella sinagoga di Nazareth.
CORINZI
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un corpo solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: “Poiché non sono mano, non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: “Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”. Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno.
Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
PAROLA DI DIO
Ai cristiani di Corinto, divisi fra di loro, l’apostolo Paolo cerca di far comprendere quello che è l’unità profonda della Chiesa con l’esempio del corpo umano. Non siamo solo seguaci di Cristo: noi siamo il suo corpo vivo! Per riprendere l’esempio della vite e dei tralci, non potremmo dire che il tralcio è seguace della vite, perché il tralcio è un tutt’uno con essa!
Costruita dal battesimo e dallo Spirito, la comunità cristiana è un organismo vivo, dove ciascuno ha il suo posto preciso ed esercita una funzione insostituibile, come ogni cellula nell’organismo umano. Ciascuno è indispensabile alla vita e al funzionamento del corpo. Di conseguenza non vi sono tra i cristiani né dignitari né precedenze, ma soltanto funzioni diverse. “La sacralizzazione delle differenze è avvenuta anche per responsabilità dei cristiani” (P. Ernesto Balducci). Il senso autentico del discorso di Paolo supera ogni equivoco affermando il primato dell’amore, per cui “le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa e così il tutto e le singole parti sono rafforzate, comunicando ognuna con le altre e concordemente operando per il completamento dell’unità” (LG,13). Le differenze non solo non recano danno all’unità, ma piuttosto la servono. E, nella famiglia cristiana, sono proprio i membri più umili e deboli che devono essere onorati, che cioè devono ricevere le attenzioni più grandi.
Scrive il grande teologo Balthasar: “Solo il Tutto, Cristo, è l’indivisibile [in-divid-unum]. La nostra diversità non è là per noi, ma per tutti gli altri, che insieme con noi formano l’indivisibile. E ciò non fisiologicamente, ma eticamente: nel sempre Oggi di Cristo noi viviamo per lui e gli uni per gli altri. Così ognuno ha un compito personale, insostituibile, ma non per sé, bensì per il tutto vivente. Ognuno lo ha da attuare nello spirito del Tutto, che gli ha conferito la sua singolarità. E poiché tutti “sono abbeverati a un solo Spirito” ognuno che ha lo Spirito deve vivere anche fuori di se stesso, nell’amore per gli altri, negli altri. Questo è l’Oggi che si è costituito dall’Oggi di Cristo che riempie ogni cosa”.
LUCA
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nazaret, dove era cresciuto e, secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia: aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
PAROLA DEL SIGNORE
Il brano evangelico odierno salda insieme il prologo di Luca (1,1-4) e l’inizio del ministero in Galilea (4, 14-21). Così vengono sottolineati tre temi: Luca ha deciso di scrivere un libro; Gesù apre il libro; poi lo chiude e l’azione comincia.
Ogni libro ben fatto, secondo il gusto dei Greci, doveva avere una “brillante facciata”, come “le colonne d’oro del portico di un edificio” (Pindaro). Perciò il medico Luca, di cultura ellenistica, fa precedere il suo Vangelo da una prefazione stilisticamente perfetta.
Il libro è dedicato a un certo Teofilo, al quale attribuisce un titolo greco spettante a persone di alto rango (“kratiste” [greco], “optime” [latino], “illustre”). Quel “Teofilo” rappresenta ogni credente dinanzi alla Parola.
Luca marca insistentemente la storicità dell’evento “Cristo”: si tratta di “avvenimenti successi tra noi”, per i quali ci sono “molti” scritti ed anche precise testimonianze, ricostruibili attraverso investigazioni e ricerche attente, componibili in un quadro storico e geografico definito (cfr.1, 5; 2, 1-3; 3, 1-2. 23-28) e tali da offrire una possibilità di “resoconto ordinato” e quasi scientifico. Il metodo, dichiarato con lucida brevità, si ispira alle esigenze della storiografia del mondo culturale proprio dell’evangelista (Polibio, per esempio). Il promesso “resoconto ordinato” non significa una narrazione condotta su una rigorosa trama cronologica; gli storici del tempo adoperavano un ordine letterario, logico, che concatenava gli avvenimenti, raggruppandoli secondo un rapporto, per esempio, di causa ed effetto.
Luca ha coscienza di scrivere una storia. Gesù non è per Luca un’idea, un mito o un simbolo rivestito di storia, ma un personaggio “dentro” il tempo, inserito nella nostra storia, anzi centro e spiegazione del nodo inestricabile delle nostre generazioni, delle nostre speranze, delle nostre vicende (Cfr. Gianfranco Ravasi).
Gesù esce dall’oscurità dei suoi anni giovanili davanti a tutti i suoi conoscenti in una luce grandissima, addirittura nella parte di Messia. Basandosi sulla pericope letta nella liturgia e tratta dal Terzo Isaia (61, 1-2), Gesù centra il significato della missione che sta per inaugurare. Lo Spirito lo ha consacrato per i poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi (4, 18); sono costoro i privilegiati della comunità messianica, anche se sono gli emarginati dalla società “normale”.
Come tutto questo sia stato accolto dagli uditori, ce lo dirà il Vangelo di Domenica prossima: non con lacrime e giubilo, ma con rabbia e ribellione. Però noi ci fermiamo qui, meravigliati di due cose: del coraggio di Gesù nell’accettare e compiere la sua missione e della sua umiltà per cui definisce la sua attività come pura obbedienza allo Spirito del Signore che riposa su di lui. Le due cose insieme unite caratterizzano il suo animo nel modo più profondo e mostrano la sua singolarità: la sua missione è l’adempimento delle promesse di Dio, ma egli le espone come vero “servo di Dio”, consacrato e mandato per annunziare.
c. Con l’“oggi” [“Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”] si compiono le promesse del Signore e si apre la storia della salvezza.
L’“oggi di Gesù” continua nella Chiesa e nella vita del cristiano: non ci possono essere altre coordinate che queste.
Pregava così un monaco orientale: “Signore Gesù, ti presento il Libro. Invece di leggere io, voglio ascoltarti leggere. Questo significa che, leggendo, voglio lasciare da parte ogni mia preoccupazione, ogni partito preso, ogni interpretazione personale. Voglio fare silenzio dentro di me, perché la tua voce pronunzi per me, in me, la parola di Dio. Signore, apri il libro e trova il passo. Nella sinagoga, il brano da leggere era già stabilito. Ma qualunque sia il brano, oggi è scritto per me. Sia che io ascolti la Scrittura nell’assemblea dei fedeli o che la legga in privato, se tu leggi per me, ci sarà sempre un testo – fosse anche una sola frase o una sola parola – che ha qualcosa da dirmi sulla situazione in cui mi trovo. E se il mio cuore è colmo di te, scoprirò subito la parola che mi può dare la spinta o l’aiuto di cui ho bisogno”.
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà
perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone
O Padre, tu hai mandato il Cristo, re e profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno,
fa’ che la sua parola che oggi risuona nella Chiesa,
ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza.
Qual‘è la tua partecipazione alla liturgia della Parola? L’atteggiamento esteriore aiuta l’attenzione del cuore? Puoi ripetere con intima convinzione “Amen, amen”, cioè “Così è! Così sia!”?
Ogni persona, all’interno di quel corpo che è la Chiesa, ha la sua funzione. All’interno della comunità a cui appartieni (famiglia, comunità di consacrati, comunità parrocchiale, ecc.) qual è la tua funzione? Quale contributo puoi dare per la crescita, la santità, la testimonianza della tua comunità?
Riesci a considerare le differenze tra te e gli altri non come impedimento o elemento di disturbo, ma come fattore di progresso, come stimolo ed occasione per la comunità, come ricchezza aggiunta?
“Oggi si è compiuta questa Scrittura”: tieni presente che quella Parola che ascolti è la Parola che oggi il Signore dice per te? Che non è di duemila anni fa, ma nuovissima e attuale e rispondente al tuo bisogno e alla tua gioia? Che non è anonimamente per tutti, ma per te, la tua situazione, la realizzazione del progetto che Dio ha su di te, il bene della tua comunità e di quelli che sono legati alla tua vita?
Vale veramente la pena che tu non perda questa occasione per aprirti al misterioso disegno di Dio!
La Parola di Dio si compie – anche oggi, e pienamente – nella nostra vita, se col cuore, dopo aver detto “così è!”, diciamo sinceramente e senza condizioni “così sia!”.
Card. Silvano Piovanelli