Il commento alle letture di domenica 19 novembre 2017 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
Chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni
Il Vangelo secondo Matteo sia nel Discorso della Montagna, sia nei Discorsi tenuti da Gesù in Gerusalemme immediatamente prima della Passione e Morte, termina con il giudizio del Signore sulla vita di ogni uomo. Per i discepoli di Gesù, poiché il Primo Discorso è stato rivolto ad essi, sarà tutto sulla Parola ascoltata e vissuta. Un discepolo che ascolta e non vive è paragonato ad un operatore di iniquità. Non ci sarà posto per Lui nei nuovi cieli e nella nuova terra. In Gerusalemme Gesù annunzia tre giudizi: il primo sulla Parola. È per i discepoli. Il discepolo di Gesù sarà giudicato in relazione alla Parola ascoltata e messa in pratica. Con la lampada senz’olio non si entra nella sala del convito.
Il secondo giudizio è per ogni uomo. È fatto sui doni ricevuti e messi a frutto. Ognuno non solo è obbligato a mettere a frutto i doni di Dio – intelligenza, sapienza, grazia, verità, Spirito Santo, fede, speranza, carità, tutto quanto ha ricevuto – deve consegnare alla fine tutto al suo Signore. Tutto ha ricevuto e tutto deve consegnare. Consegna tutto oggi sulla terra trasformandolo in opere di misericordia e di pietà. Il terzo giudizio è sulla relazione dell’uomo con ogni altro uomo. Nessuno si presenti per entrare in paradiso, se non ha amato i suoi fratelli. Il primo amore è non recare loro alcun male, attraverso una rigorosa osservanza dei Comandamenti. Il secondo amore è aiutarli nella misura in cui ognuno è nelle possibilità di farlo.
La parabola dei talenti ci rivela un’altissima verità. Non vi è nessun uomo sulla terra che non abbia ricevuto un dono da parte del Signore. Ognuno deve amare secondo il dono ricevuto. Se uno ha dieci, deve amare per dieci, se ha cinque, per cinque, se ha uno, per uno. Dio è giusto e non chiede mai più di quanto gli è dovuto. Allora è giusto che ognuno faccia grande attenzione. Sciupare l’intelligenza, la sapienza, la grazia, lo Spirito Santo, i Sacramenti, ci rende grandemente colpevoli dinanzi al Signore. Anche di una sola Eucaristia ricevuta si è chiamati in giudizio. Il Signore non ama che i suoi doni vengano resi sterili dall’accidia dell’uomo.
Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Niente dei doni del Signore deve andare sciupato, perduto, non messo a frutto. La civiltà dello sciupio, dello sperpero, degli eccessi in ogni campo, della droga, dell’alcool, del piacere, del gusto, del lusso, dello scialacquamento, sarà chiamata in giudizio per ogni uso delle cose di Dio fatto contro la volontà di Dio, perché ha impedito e ostacolato lo sviluppo e l’uso bene ordinato di ogni altro dono del Signore. Come può uno che si droga, si ubriaca, si dona ai vizi della gola o di altro genere, sviluppare e portare a frutto i doni di Dio? Anche per questo ostacolo sarà chiamato in giudizio. Il servo malvagio non fece nessun male attivo. Ha omesso di far fruttificare il dono.
Vergine Maria, madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci responsabili di ogni dono.
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31; Sal.127; 1 Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30
Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondo Matteo
14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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