Commento alle letture di giovedì 15 Agosto 2019 – p. Samuele Duranti

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Il commento alle letture di giovedì 15 agosto 2019 a cura di p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.

Maria, assunta in cielo, chiama anche noi

La liturgia della Santa Messa ci introduce nella celebrazione di questa solennità. Oggi la beata vergine Maria è assunta in corpo e anima alla gloria del cielo; sopra i cori degli angeli, trionfa con Cristo in eterno. Oggi Dio onnipotente ed eterno innalza alla gloria del cielo, in corpo e anima, l’immacolata vergine Maria, madre del suo Figlio. Abbiamo subito i fondamenti di questa realtà divina: Maria, destinata ad essere Madre del Signore, capolavoro di Dio, arca santa, dimora di Dio Altissimo, non poteva certo conoscere la distruzione del corpo che era stato la «tenda» nella quale il Figlio di Dio si era fatto carne. Maria immacolata, senza ombra di peccato, non doveva certo subire le conseguenze del peccato e, per ciò stesso, non conoscere la corruzione del corpo. Ma a queste «ragioni» di convenienza, che inducono a ritenere opportuno questo privilegio, si deve aggiungere la Tradizione (con la maiuscola!). E la Tradizione con la maiuscola è ciò che sempre, da tutti, ovunque, in maniera univoca, si è insegnato, creduto, pregato, celebrato. E questo è accaduto proprio nei riguardi della assunzione di Maria. È l’ultimo dogma riconosciuto dalla Chiesa (Pio XII, anno santo 1950), mentre è il primo celebrato, sotto il titolo di «dormitio Mariae»: Maria, che si addormenta sulla terra per risvegliarsi nel cielo, dove è accolta da Dio Padre quale sua figlia; da Dio Figlio, quale sua madre; dallo Spirito Santo, quale sua sposa.

Noi celebriamo, così, la sua resurrezione e assunzione e glorificazione. Segno grandioso nel cielo: Donna vestita di sole; Regina degli angeli e dei santi; Mediatrice di grazia e di misericordia. Fra i tanti, vogliamo cogliere due messaggi per la nostra vita cristiana. Uno è questo: il rispetto per il proprio corpo. Si rischiano due opposti atteggiamenti: di averne fin troppa cura e premura. La salute va custodita e difesa, è un dono grande; il corpo è strumento, con l’anima, per amare Dio e servire i fratelli. È dunque degno delle nostre attenzioni. Ma si può averne una cura eccessiva, esagerata, per cui si spende e si spande per un certo «giovanilismo», che ci illude: gli anni passano e scrivono rughe sul nostro fisico. È patetico vedere certo accanimento per «sembrare» sempre giovani, scattanti, in perfetta forma. Rispetto del corpo, tempio vivo della Trinità santissima. Membro vivo del Corpo di Cristo, di cui Gesù è il capo. Destinato alla resurrezione finale.

E qui entriamo nel secondo messaggio che ci dona questa solennità: aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. La fede nella vita eterna! La nostra vita terrena trascende l’orizzonte di questa terra; la nostra vicenda umana va al di là del tempo e della storia. In un preciso senso «siamo immortali!». Sì, perché, una volta nati, non possiamo mai più distruggerci. Passa veloce la scena di questa vita – poche decine di anni – , ma la nostra esistenza approda in Dio, sfocia nell’eternità.

Mi sovviene una novella: un bambino di montagna sente parlare del mare spazioso e profondo, immenso. Gli viene regalata una conchiglia: prendila e accostala all’orecchio; sentirai la voce del mare! Armato di questa conchiglia si mette in cammino per vedere il mare. Cammina, cammina arrivano il buio, la stanchezza, la solitudine, la paura… Più volte è tentato di fermarsi, tornare indietro… e però, accosta la conchiglia all’orecchio, sente la voce del mare che lo chiama e si fa coraggio. Va avanti, finché finalmente giunge a vederlo e ci si tuffa felice e contento. La voce del cielo! Ascoltiamola spesso per continuare fino all’incontro finale, che ci porterà dalla terra al cielo, dal tempo all’eternità.

Fonte

p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
Vice parroco e assistente dell’Ordine Francescano Secolare.
Dati aggiornati al 04/05/2019

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