Il commento alle letture di domenica 9 Giugno 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
LO SPIRITO SANTO, L’AMORE DI DIO IN NOI
“Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo!” (At 19,2), dicono alcuni discepoli a Paolo ad Efeso: molti che si dicono cristiani, oggi, potrebbero rispondere alla stessa maniera. Non per niente lo Spirito Santo è stato definito “il Grande Dimenticato”. Eppure nel “Credo” sempre ribadiamo: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita”, e nella IV Preghiera Eucaristica lo definiamo “Primo dono ai credenti”!
LO SPIRITO SANTO, L’ AMORE TRINITARIO
Al principio di tutto non c’è un Dio solitario: c’è la comunione, il dialogo. Non possiamo pensare il Padre senza il Figlio e lo Spirito Santo. Nella Trinità c’è una meravigliosa e continua dinamica d’amore. Lo Spirito Santo è l’Amore tra il Padre e il Figlio, e tra il Figlio e il Padre. Ma tra le Persone Divine non c’è solo un dono reciproco (missio ad intra), ma l’amore trabocca all’esterno, nella creazione e nella salvezza del mondo (missio ad extra).
DIO CI CREA PER AMORE
La creazione è evento Trinitario: ad essa partecipano non solo il Padre, ma anche il Figlio (“Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste”: Gv 1,3; cfr 1 Cor 8,6; Col 1,15-17; Ef 1,3-4; Eb 1,2; Col 1,15; Gv 1,15; Gv 8,58; Sap 7,21; 9,9; Pr 8,22-31; Sir 24,3) e lo Spirito Santo, che fin dall’inizio aleggia sulle acque (Gn 1,2), che tutto crea (“Con la parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera”: Sl 33,6) e che tutto fa sussistere (“Togli il loro spirito ed essi muoiono… Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra”: Sl 104,29-30; “Se egli… richiamasse il suo spirito a sè e a sè ritraesse il suo soffio, ogno carne morirebbe all’istante e l’uomo ritornerebbe in polvere”: Gb 34,14-15; “Il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose”: Sap 12,1).
DIO CI SALVA PER AMORE
Secondo la mentalità etico-giuridica latina, Dio crea il mondo e l’uomo nella perfezione; l’uomo non conosce nè sofferenza nè morte. Ma l’uomo disubbidisce a Dio ed è cacciato dal Paradiso terrestre: il suo peccato si trasmette a tutti i discendenti (“originale”), con tutte le sue conseguenze di dolore e di morte: occorrerà il sacrificio espiatorio di Cristo, che è infinito, per riparare l’offesa fatta a Dio, e pertanto infinita. Secondo la mentalità greca, più in accordo con le Scritture, Dio, infinito, onnipotente, immortale, per crearsi un partner d’amore che sia altro da Sè deve crearlo finito, limitato, mortale: perciò la morte e la malattia fanno parte della creaturalità e non sono punizione del peccato. Ma Dio “soffre” nel vedere l’uomo, il suo amato nella finitudine creaturale. E “si spoglia” (Fil 2,6-7) della sua divinità per farsi uomo nel Figlio e sussumere in lui tutta l’umana finitudine per riportarla nell’infinito di Dio.
L’incarnazione avviene per opera dello Spirito Santo (Lc 1,35; Mt 1,18.20). La missione del Figlio è rivelata al battesimo, quando scende su Gesù lo Spirito (Mt 3,16-17), manifestando la sua doppia dimensione di Messia regale (Sl 2,7) e profetico (il Servo di IHWH: Is 42,1= Mt 12,18). Da allora in poi, lo Spirito “rimane su di lui” (Gv 1,32) e ne impronta tutta l’opera (Mt 4,1; Lc 4,14. 16-20; 10,21): e tutte le sue parole “sono Spirito e vita” (Gv 6,36). Ed è lo Spirito che ne opera la resurrezione (Rm 1,3-4).
LO SPIRITO D’AMORE E’ EFFUSO SU DI NOI
Nell’Antico Testamento troviamo spesso esempi di relazioni strette tra due personaggi, di cui uno muore o scompare di scena e l’altro ne prende il posto raccogliendone lo spirito: Mosè e Giosuè (Dt 34,9), Elia ed Eliseo (2 Re 2,9.15)… Alla sua morte in croce, Gesù effonde lo Spirito sui credenti (Gv 19,30: “Emise lo Spirito”; cfr 7,38-39); ed è lo Spirito il grande dono del Risorto (Gv 20,22; At 1,9-11; 2,33). Per Giovanni, colui che egli chiama “un altro Paraclito” (Gv 14,16) è un altro Gesù. E poichè il Paraclito può venire solo quando Gesù se ne va (Gv 16,7), il Paraclito è la presenza di Gesù quando Gesù è assente.
Il termine “parà kletos” può avere più significati: come passivo di “parakalèin” è il “chiamato vicino”, l’avvocato difensore o meglio, in Giovanni, il testimone a favore in un processo; in forma attiva “parakalèin” è “colui che si fa vicino”, il protettore, l’amico, il consolatore; correlato a “parà klesis”, è colui che esorta, che incoraggia. Non è casuale che Girolamo, traducendo il Vangelo in latino nella cosiddetta Vulgata, abbia preferito mantenere la semplice translitterazione dal greco, “paracletus”, per mantenere tutti i significati.
Lo Spirito Santo è lo Spirito di verità (Gv 14,17; 15,26; 16,13; 1 Gv 4,6; 5,6), maestro interiore dei discepoli, che non solo ricorda loro l’insegnamento di Gesù (14,26), ma glielo fa comprendere, guidandoli alla verità tutta intera (Gv 16,13). Inoltre egli rende testimonianza a Gesù contro il mondo (Gv 15,26), e pone sotto giudizio il mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio (Gv 16,8-11). Lo Spirito procede dal Padre, che lo invia nel nome di Gesù (Gv 14,16.26): ma anche Gesù lo invia autonomamente (Gv 15,26; 16,7): i Concili Ecumenici cattolici concluderanno che “procede dal Padre e dal Figlio”.
Lo Spirito Santo inabita nei cuori dei cristiani; in Gv 14,16-17, in uno stupendo crescendo, non solo si afferma che Egli è con (“metà ”) i credenti, ma che è presso (“parà ”) di loro, anzi in (“en”) loro: essi sono così diventati “Pneumatofori”, “Portatori dello Spirito Santo” (Rm 8,9-11; 1 Cor 3,16). La Chiesa stessa è “tempio vivo dello Spirito” (Pref. VIII per annum).
Lo Spirito Santo completa il progetto creazionale facendoci figli di Dio (Mt 28,20; Gv 3,5-8; Rm 5,5; Tt 3,5-6; Gal 4,6).
E’ soprattutto “Nella Liturgia,… che la virtù dello Spirito Santo agisce in noi mediante i segni sensibili” (LG, n. 50): il Santo Curato d’Ars diceva: “I sacramenti che Cristo ha istituito non ci avrebbero salvato senza l’azione dello Spirito Santo”. Ed è per questo che nella celebrazione di ogni Sacramento momento fondamentale è l'”epiclesi” (da “epi-kalèo”, “invoco sopra”), la supplica cioè al Padre perchè tramite il Figlio invii lo Spirito Santo, perchè compia la sua effusione di benedizione e consacrazione.
TRASFORMATI DALLO SPIRITO D’AMORE
La vita secondo lo Spirito è la condizione del cristiano (Rm 7,6; 8,14; Gal 5,25). Lo Spirito d’Amore che inabita nei credenti (Rm 5,5) li trasforma in uomini nuovi (“Dovete rinnovarvi nello Spirito… e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera”: Ef 4,23-24):
l’Amore: “L’amore di Dio è stato versato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo datoci in dono” (Rm 5,5); lo Spirito fonda la Chiesa (Gal 3,3), che deve diventare il luogo dell’agape (1 Gv 4,20; 3,17; Mt 10,40; 25.40.45; Mt 22,37-38; Rm 13,9-10; Gal 5,14; Col 3,14; 1 Pt 1,22) nell’unità (Ef 4,3-4; 2,2; 1 Cor 2,10-15) e nel pluralismo dei doni (1 Cor 12; 14), in un autentico “ministero dello Spirito” (2 Cor 3,6.8);
la Speranza: i cristiani sono gli uomini della speranza e dell’ottimismo (Col 1,15; Tt 2,13; 2 Cor 4,13-14; 5,1-8; Mt 5,3-12): lo Spirito Santo che è in noi è “primizia” (Rm 8,23) e “caparra” (2 Cor 1,22; 5,5; Ef 1,14) della salvezza e della resurrezione (Rm 8,11; 1 Cor 15,43.46);
la Gioia: i cristiani sono gli uomini della gioia sempre, in ogni circostanza, anche nella sofferenza (Is 9,2; 12,2-6; Sof 3,14-18; Mt 9,15; Mc 2,19; Lc 5,34; Gv 3,29; Gv 16,22.24; 15,11; 17,13; 1 Gv 1,3-4; At 5,41; 2 Cor 7,4; Fil 2,17-18; Col 1,24; 1 Ts 1,6; 5,16; Fil 4,4-5; Gc 1,2; 1 Pt 4,13);
la Missione: ripieni dell’Amore di Dio, i credenti ne traboccano ai fratelli (At 2,1-12; 5,32; 15,28; 6,3.10; 7,55; 8,15-17.29.39; 9,17; 10,19.44-47; 11,15s; 13,2-4.9; 16,6-7; 20,23): lo Spirito è “la forza per essere testimoni fino all’estremità della terra” (At 1,8).
Guai a meritarci il rimprovero di Stefano ai Giudei: “O gente testarda e pagana nel cuore, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo!” (At 7,51). E’ perciò necessario: “vivere e nutrirsi dello Spirito…, camminare nello Spirito,… lasciarsi guidare dallo Spirito, essere strumenti docili nelle mani dello Spirito, arpe sonore di preghiera, frutti dello Spirito… Solo così il cristiano si costituisce come «lettera scritta non con l’inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente» (2 Cor 3,3)” (Pedrini).