Il commento alle letture di domenica 6 ottobre 2019 a cura di p. Benedict Vadakkekara.
La risposta di Gesù alla supplica: Accresci in noi la fede, indirizza gli apostoli a una riflessione sulla fede e sulla sua incredibile potenza. La fede sembra la cosa più irrilevante e debole del mondo; è un po’ come il granellino di senapa.
Eppure essa attinge le meraviglie di Dio, diventa il mezzo con cui ogni speranza umana è alimentata. La fede non tende alla creazione di un superuomo, ad alimentare segretamente i sogni di potenza, ma richiede rinuncia ai propri sogni di gloria e di successo; porta invece il vero credente a vivere una vita di servizio. Vivere nella fede significa diventare servi della fede, diventare semplici e umili, cioè sinceramente convinti della propria fragilità ed inutilità e della necessità di un servizio zelante e coerente.
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Le insidie dell’orgoglio e la difficoltà a vincerlo sono sottolineate nella parabola del servo che torna dalla campagna, parabola che si contrappone alla mentalità farisaica, la quale potrebbe pensare che l’osservanza della legge obbliga a premiarci. Il vero discepolo di Gesù deve considerarsi invece uno schiavo inutile a completa disposizione del padrone, senza alcuna pretesa nei confronti del proprio superiore.
Il premio che viene dato non è una ricompensa, ma un dono gratuito e non qualcosa che si possa rivendicare. L’amore infatti comincia un passo più in là di quello che facciamo per obbligo. Quanto facciamo per obbligo, ancora non fa parte dell’amore. SE l’amore tra due persone dovesse essere sostenuto da quello che esse sono obbligate a fare, quell’amore morirebbe presto. L’obbligo distrugge l’amore, perché nell’obbligo c’è sempre la paura, e la paura non convive mai con l’amore.
Ogni volta che abbiamo annunciato Dio o il suo mistero legandolo a un castigo e provocando quindi paura, abbiamo diminuito l’amore nel mondo. E quelli che ci hanno ascoltato e noi stessi siamo rimasti ancora al di qua dell’amore. Siamo servi inutili per l’amore. Il vangelo apre orizzonti nuovi, allarga i rapporti, annulla le frontiere, chiamando tutti a partecipare. Chi ama secondo giustizia non ha ancora realizzato l’amore, è ancora un servo inutile. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso (Lc 6,33).
La fede che il vangelo ci propone è una risposta di amore gratuito, senza attendere risultati. Forse la risposta di fede che dobbiamo assumere è quella che s. Vincenzo de’ Paoli sul letto di morte ha cercato di insegnare alla suora più giovane del suo istituto: Ricordati di farti perdonare ogni gesto di carità che farai verso un povero. Amen.