La preparazione della Pasqua: 14,12-16
Riguardo alla data della morte di Gesรน, i Vangeli Sinottici affermano lโultima cena tra il 14 e il 15 (Mc 14,12 e par.) e la crocifissione venerdรฌ 15 Nisan, primo giorno della Pasqua che durava dal 15 al 21 Nisan. Per Giovanni, Gesรน fu crocifisso il giorno di Parasceve (la preparazione del sabato di Pasqua), cioรจ il 14 Nisan, nellโora in cui si immolavano gli agnelli (19,14.31-37.42): Gesรน e i suoi avrebbero seguito il calendario in uso a Qumram e presso gli Esseni, che poneva la cena pasquale sempre di martedรฌ e la Pasqua sempre di mercoledรฌ, e Gesรน sarebbe poi morto di venerdรฌ, cioรจ la vigilia della Pasqua secondo il calendario ufficiale.
Perchรฉ si afferma che Gesรน si serviva del calendario degli Esseni? Per una particolaritร . Quando Gesรน vuole preparare la Pasqua, si dice: โAndate in cittร e vi verrร incontro un uomo con una brocca dโacqua; seguiteloโ (Mc 14,13): un ebreo osservante del Tempio non avrebbe mai portato una brocca di acqua: sarebbe stata unโazione impura. Andare a prendere acqua, infatti, era compito solo delle donne. Invece gli esseni erano piรนโฆ democratici, e avevano giร una certa paritร : secondo i testi di Qumram, anche gli uomini facevano questi lavori femminili. Se Gesรน chiede ad un esseno (che era caratterizzato in quanto faceva queste cose, che gli ebrei ufficiali non avrebbero mai fatto) di preparare il luogo, con tutta probabilitร Gesรน segue questo il loro calendario.โ
Ma qui cโe anche un riferimento di tipo battesimale. La brocca piena di acqua รจ simbolo del Battesimo che porta allโEucarestia.โ
Eโ molto importante riflettere sul simbolo della stanza. La stanza di Dio non รจ oramai piรน il Tempio ma รจ lโEucaristia. Il luogo dove รจ presente IHWH, non รจ piรน il Santo dei Santi, ma sarร il pane e il vino dati per tutti.
Lโistituzione dellโEucarestia: 14,22-25
LโEucarestia โmimoโ profetico
Farsi mangiare dagli uomini: Quando Gesรน istituisce lโEucarestia, opera anzitutto un mimo profetico. Quanto compie nellโultima cena รจ โlโultima parabola di Gesรนโ (J. Jeremias). Porgendo il pane, dice: โQuesto รจ il mio corpo dato per voiโ; offrendo il calice: โQuesto รจ il mio sangue, versato per voiโ (Lc 22,19-20): il primo significato di questa azione รจ che egli si รจ donato totalmente agli uomini, che la sua vita รจ stata oblazione piena per la vita dei fratelli, che si รจ interamente consumato per essi, e che egli รจ diventato, offrendosi per loro come il pane e il vino, il loro sostegno e la loro sopravvivenza. โDavanti ai suoi discepoli Gesรน fa un mimo della sua morte, rappresentandola davanti a loro; รจ lโatteggiamento di un profeta e di un martire che porta la missione fino al suo compimentoโ (A. Marchadour).
La volontarietร del dono: Due sono le sottolineature che Gesรน vuole dare al suo gesto. La prima รจ lโassoluta volontarietร del suo donarsi: il suo farsi uomo fino alla morte non รจ dato dallโineluttabilitร del caso, ma รจ sua libera scelta dโamore (Gv 10,18). Gesรน accetta quindi volontariamente fino in fondo la sua condivisione con lโuomo: non si tira indietro, non fugge. Deliberatamente si offre. โPer questo nellโUltima Cena ยซse dat suis manibusยป la sua Passione sarร il Corpo dato e il Sangue versato da luiโ (A. Bozzolo).
La totalitร del dono: Il secondo aspetto del mimo profetico รจ lโassoluta totalitร del suo donarsi: Cristo, โavendo amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ fino alla fineโ (Gv 13,1), fino al supremo compimento dellโamore, che รจ dare la vita per coloro che si amano (cfr Gv 15,13): il pane mangiato e il vino bevuto sono il segno di questo โconsumarsiโ per i suoi, farsi tutto per essi.
Il comando di imitare Gesรน: Due comandi accompagnano lโazione profetica: il primo รจ: โPrendete, mangiateโฆ; beveteโ (Mc 14,22; Mt 26,26.28): i discepoli non sono solo oggetto passivo di questa autodonazione del Cristo, ma sono invitati a prenderne parte attiva, a partecipare al suo amore, ad accettare la sua vita come dono, a riempirsi consapevolmente e responsabilmente di lui. Da questo nasce il secondo comando: โFate questo in memoria di meโ (Lc 22,19; 1 Cor 11,24): Gesรน ordina che anche i suoi discepoli si facciano pane e bevanda per gli altri, divengano cibo per tutti, si lascino โmangiareโ dai fratelli.
Lโimportanza del mimo eucaristico: Nella lettura biblica del mimo il primo significato รจ quindi lโinvito al dono totale agli altri, sullโesempio del Maestro. Gli altri significati (la presenza reale di Cristo, il sacrificio della Nuova Alleanza, un segno escatologicoโฆ), ci sono certamente, ma sono a questo secondari e da questo traggono luce e comprensione.
โCarne e sangueโ
โBasarโ e โwadamโ, carne e sangue, erano anche le due parti del sacrificio dellโAlleanza, della nuova Alleanza annunciata dai profeti ma soprattutto da Geremia (Ger 31,31-34). Ormai non ci sono altre vittime sacrificali da offrire, non ci sono piรน agnelli da immolare; Gesรน รจ colui che si รจ immolato per noi, e ci ha riconciliati in maniera definitiva con il Padre.
La simbologia del vino ha caratteri molto complessi nella letteratura biblica. Rinveniamo infatti numerosi riferimenti al vino, sia nella Bibbia ebraica che nel Nuovo Testamento. Nel libro del Genesi Noรจ รจ ricordato come fondatore della viticoltura, ed anche come colui che per primo sperimentรฒ gli effetti inebrianti del vino (Gen 9,20-21).
Eโ โimportante notare che lโinvenzione del vino si colloca subito dopo il brano in cui Dio stabilisce la sua alleanza con Noรจ e tutti gli esseri viventi, e lโalleanza รจ promessa di vita per lโumanitร โ non vi saranno piรน diluvi di acque a distruggerla โ il cui segno รจ lโarcobalenoโ (M. Donร ).
Questa promessa di vita culminerร con la grande alleanza tra Dio e gli uomini suggellata nel sangue di Cristo. Simbolo di tale patto รจ proprio il vino. Forse non รจ un caso che lโesperienza terrena di Gesรน si apra col miracolo della trasformazione dellโacqua in vino durante le nozze di Cana (Gv 2) e si chiuda con lโultima cena, dove il vino รจ eminentemente presente come simbolo del sacrificio di Cristo, della nuova alleanza tra Dio e gli uomini in quel sangue (Mc 14,24). Questo atto di Cristo ha nella Bibbia un antecedente famoso. Si tratta dellโincontro tra Melchisedek, re di Salem, e Abramo, capostipite del popolo ebraico, che torna vittorioso da una certa battaglia fatta per liberare suo nipote Lot. Melchisedek โsacerdote del Dio altissimoโ gli si fa incontro per offrirgli โpane e vinoโ e benedirlo (Gen 14,18-20).
Per lโautore del Genesi lโofferta del pane e del vino presentata ad Abramo era segno di sacra ospitalitร : accoglienza, sicurezza, permesso di transito. Il Nuovo Testamento, soprattutto la lettera agli Ebrei, presenta Melchisedek come una prefigurazione di Cristo Gesรน, vero Sommo Sacerdote che offre il proprio corpo e il proprio sangue simboleggiati dal pane e dal vino.
Nella tradizione cristiana presentata nel Nuovo Testamento il vino conserverร sempre questo simbolismo alto, connesso alla salvezza e alla vita. Numerosi sono pure i riferimenti alla simbologia della vite. Ecco alcune significative espressioni che troviamo sulla bocca di Gesรน: โIo sono la vera vite e il Padre mio รจ il vignaioloโฆ Io sono la vite e voi siete i tralciโ (Gv 15,1). Nel Nuovo Testamento la vite rappresenta dunque il Cristo, Colui dal quale i tralci traggono linfa vitale. I tralci sono i discepoli Suoi, che a Lui debbono restare intimamente legati, proprio come tralci alla vite! Se questi tralci rimangono attaccati bene alla vite, porteranno molto frutto; Gesรน รจ per essi via, veritร , vita, per cui al motto latino: โin vino veritasโ, il Vangelo risponde con: โJesus veritasโ.
Il vino, nel suo significato traslato, รจ non soltanto simbolo di vita e di salvezza, ma anche dโamore. Nel Cantico dei Cantici, uno dei testi poetici piรน alti della Sacra Scrittura, il vino diviene infatti il suggello dellโunione dโamore tra lโamato e lโamata. Non รจ un caso che la prima parola del Cantico dei Cantici sia proprio quella che descrive un bacio inebriante, accompagnato da โtenerezze piรน dolci del vinoโ: โMi baci con i baci della sua bocca! Sรฌ, le tue tenerezze sono piรน dolci del vinoโฆ Attirami dietro a te, corriamo! Mโintroduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze piรน del vino. A ragione ti amano!โ (Ct 1,2-4). Ardore ed ebbrezza si fondono in questi versi, rendendo cosรฌ tutta lโestasi dei due sposi, protagonisti del Cantico, avvolti in una rete sottile, simile a quella prodotta dal vino. La soavitร del vino รจ il paragone piรน usato nel Cantico per esprimere lโebbrezza dellโamore. Il primo felice incontro dellโamante con lโamata รจ proprio nella โcella del vinoโ: โMi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me รจ amore. Sostenetemi con focacce dโuva passa, rinfrancatemi con pomi, perchรฉ io sono malata dโamoreโ (Ct 2,4). ร noto che nellโantichitร la โcella del vinoโ era una sorta di cantina dove si conservava il vino, ma era al tempo stesso anche una capanna usata per la vendemmia, e poteva anche essere una sala dove abbandonarsi a gustare cibi annaffiati con generosi vini. Nel Cantico la โcella del vinoโ รจ la camera nuziale dove gli sposi celebrano il loro convito dโamore. Le โfocacce allโuvaโ sono il sostenimento che la donna chiede. Erano considerate dagli orientali come un potente afrodisiaco, ma erano anche offerte votive per ottenere la feconditร . Oltre alle focacce la donna chiede anche delle mele, che erano, secondo una credenza diffusa ancora oggi tra gli arabi, uno dei rimedi contro lโimpotenza.
Lโaltra bellissima scena connessa al simbolo โvino ed ebbrezzaโ รจ presentata nel Cantico al capitolo 7, dove lโamata esorta il suo amante a condurla nelle vigne; qui ella gli darร il โsuo amoreโ: โIl tuo palato รจ come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono per il mio diletto e la sua brama รจ verso di me. Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni: lร ti darรฒ il mio amoreโ (Ct 7,3-10). Il poeta coinvolge nellโebbrezza dโamore, che pervade tutto il libro, non solo il gusto, ma anche lโodorato, in una continua e crescente esaltazione di profumi, spezie e aromi. Come afferma Ravasi, โvino e cibo diventano simboli destinati ad esaltare il trionfo dellโamore che trasfigura lโessere intero dellโuomo e della donnaโ. Olfatto e gusto si mescolano, dunque, in questo libro e diventano i piรน potenti veicoli con i quali suggellare il trionfo dellโamore.
Non รจ un caso che lโEucarestia sia istituita allโinterno di un banchetto e come tale venga celebrata fin dallโinizio della Chiesa: โSpezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicitร di cuoreโ (At 2,42-48). Secondo molti studiosi, le stesse anafore eucaristiche a noi pervenute dalla prima comunitร cristiana si modellerebbero sulla โBirkat-ha-Mazonโ, la benedizione finale che concludeva ogni pasto ebraico e che si articolava in tre parti: una breve benedizione (โBenedetto sei tu, Signore, che nutri il mondo interoโฆโ), un solenne rendimento di grazie per i doni di Dio ad Israele, una preghiera di intercessione piena di fiducia in Dio, che sempre colmerร il suo popolo delle sua grazie. I primi cristiani dicevano di sรฉ, presentandosi ai pagani: โAras non habemusโ, โNoi non abbiamo altariโ, sottolineando la mancanza nel cristianesimo del sacrificio tradizionale, sostituito dal banchetto eucaristico. Non cโera allโinizio lโaltare, cโera solo la tavola. Lโaspetto conviviale รจ primario per la comprensione dellโEucarestia.
LโEucarestia cibo per la vita
Mangiare รจ indispensabile per vivere: lโEucarestia รจ cibo per la vita: โGesรน rispose: ยซIo sono il pane della vita; chi viene a me non avrร piรน fame e chi crede in me non avrร piรน seteโฆ Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevandaยปโ (Gv 6,35.48.51.55).
LโEucarestia ci assimila a Cristo
Per gli ebrei, il cibo non diventava la persona che lo mangia, ma la persona che mangia diventa come il cibo ingerito: ecco perchรฉ cโera tanta attenzione ai cibi โpuriโ e a quelli โimpuriโ. Il pane e il vino eucaristici che mangiamo non diventano quindi parte di noi, ma noi diventiamo il Cristo stesso che mangiamo. Mangiando del pane e bevendo del vino eucaristico ci si โcristificaโ, ci si trasforma nel Signore: โGesรน disse: ยซChi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโultimo giornoยปโ (Gv 6,53-54.56-57). Nutrendoci di Cristo diventiamo lui! Diceva Massimo il Confessore (580-662): โLโEucarestia trasforma i fedeli in se stessaโ.
LโEucarestia โpasto di comunioneโ con Dio
NellโAntico Testamento spesso si parla dei โpasti di comunioneโ. LโEucarestia รจ momento di incontro con Dio, di intimitร con lui: โIl calice della benedizione che noi benediciamo, non รจ forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non รจ forse comunione con il corpo di Cristo?โ (1 Cor 10,16.18). Ma รจ poi momento di profonda comunione non solo con il Signore che ci invita al banchetto, ma anche con tutti i convitati. โPoichรฉ cโรจ un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dellโunico paneโ (1 Cor 10,17). LโEucarestia รจ momento comunitario per eccellenza. Eโ il raduno dei fratelli intorno allโunica mensa. LโEucarestia non รจ un sacramento individuale: esso รจ sempre occasione di incontro di alleanza vera con gli uomini, di solidarietร con loro. Farne un intimistico appartarsi con il Signore senza vivere questa esperienza insieme a tutta la Chiesa e a tutto il mondo รจ snaturare lโirrinunciabile significato conviviale dellโEucarestia.
LโEucarestia annuncio del Veniente
LโEucarestia, mentre รจ proclamazione del primo avvento del Signore, รจ anche annuncio della sua seconda e definitiva venuta: โOgni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchรฉ egli vengaโ (1 Cor 11,26). Ecco perchรฉ nella liturgia eucaristica dei primi cristiani risuonava proprio il grido: โMaranatha! Vieni, o Signore!โ (1 Cor 16,22). NellโEucarestia noi non adoriamo un cadavere, ma colui che รจ il Vivente oggi e sempre.
Scrive Giovanni Paolo II: โColui che si nutre di Cristo nellโEucaristia non deve attendere lโaldilร per ricevere la vita eterna: la possiede giร sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderร lโuomo nella sua totalitร . NellโEucaristia riceviamo infatti anche la garanzia della risurrezione corporea alla fine del mondo: ยซChi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโultimo giornoยป (Gv 6,54)โฆ Con lโEucaristia si assimila, per cosรฌ dire, il ยซsegretoยป della risurrezione. Perciรฒ giustamente santโIgnazio dโAntiochia definiva il Pane eucaristico ยซfarmaco di immortalitร , antidoto contro la morteยปโ (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 2003, n. 18).
Carlo Miglietta
Da: C. MIGLIETTA, EDIFICHEROโ LA MIA CHIESA. Perchรฉ (e come) essere Chiesa secondo la Bibbia, Gribaudi, Milano, 2010, con presentazione di S. E. Mons. Guido Fiandino